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Burkina Faso: il terrorismo jihadista minaccia la stabilità del Paese

Situazione sempre più difficile nel paese africano dove il terrorismo di matrice jihadista sta mettendo sempre più a dura prova l'unità e la convivenza etnico-religiosa da sempre pacifica. Lo conferma l’ultimo rapporto annuale dell’Ocades, la Caritas locale, pubblicato nei giorni scorsi, che allunga lo sguardo anche sulle elezioni generali del prossimo 22 novembre.

Marina Tomarro e Lisa Zengarini - Città del Vaticano

Iniziano dalla caduta del regime del colonnello Muammar Gheddafi in Libia, nel 2011, e soprattutto dopo la nascita del sedicente Stato Islamico in Iraq, le incursioni di diversi gruppi armati islamisti in diversi Stati della regione del Sahel, con l’obiettivo di seminare il terrore. In particolare in Burkina Faso,  negli ultimi anni, gli estremisti si sono impiantati stabilmente a Nordest facendo leva sui sentimenti di emarginazione politica ed economica di alcuni gruppi etnici. Dal 2015 una serie di attacchi di matrice islamista hanno causato centinaia di morti e oltre 765.000 sfollati interni. almeno cinque gli episodi di violenza che hanno subito dall'inizio dell'anno i leader e i membri della minoranza cristiana.

La necessità di un dialogo più forte 

Secondo il rapporto dell’Ocades (Caritas) anche nelle diocesi cattoliche che non sono ancora oggetto di attacchi, si osserva un'evoluzione del comportamento: cresce il clima di sospetto e il terrorismo è diventato un argomento tabù, mentre il dibattito pubblico assume sempre più connotati divisivi. Tensioni che - afferma la Caritas burkinabè, facendo eco alle opinioni espresse dai vescovi durante la loro ultima assemblea plenaria a giugno - potrebbero mettere a rischio lo svolgimento pacifico delle elezioni generali del prossimo 22 novembre. Per contrastare questa deriva, l’organizzazione caritativa cattolica sostiene la necessità di un dialogo forte tra lo Stato e gli attori della società civile e di rafforzare il dialogo interreligioso anche attraverso la partecipazione dei leader religiosi alle feste delle altre comunità confessionali. Da parte sua, l’Ocades è impegnata in diverse iniziative di aiuto alla popolazione più vulnerabile. Nel 2019, con il sostegno della Caritas Internationalis e di altri partner, ha stanziato 10,2 miliardi di franchi CFA destinati, tra le altre cose, all’assistenza agli sfollati e ai poveri e alla costruzione di una novantina di scuole.

Il lavoro prezioso della Chiesa e l'incoragiamento alla politica

"C'è, teoricamente attenzione alla lotta contro il terrorismo crescente, ma nella pratica c'è ancora tanto da fare. La popolazione lo sa, e i politici devono impegnarsi di più per poter realmente aiutare le forze armate e, insieme alla popolazione stabilire una dinamica che possa scoraggiare il progresso del terrorismo nel Paese". Così ai nostri microfoni padre Anicet Kabore dalla diocesi di Ouagadougou . Nelle sue parole l'importante ruolo della Chiesa. “La Chiesa - afferma - ha rivolto tantissimi messaggi alla nazione e accompagna sempre questi messaggi con la preghiera e con l’invito a pregare anche ai musulmani, per la pace, per un dialogo reale e profondo, per l'accettazione degli uni con gli altri,  perché il terrorismo non possa andare avanti". 

Ascolta l'intervista a padre Anicet Kabore

"La Chiesa - spiega ancora il sacerdote africano - rivolge una parola chiara e coraggiosa allo Stato e ai politici, perché possano guardare al vero bene del popolo. Burkina Faso è un nome molto bello, Burkina vuol dire integrità e Faso è la patria, quindi vuol dire la Patria degli uomini integri. Dunque una vocazione. Vuole dire che per avere la pace - conclude - ci vuole un senso di integrità che proviene soprattutto dal nostro rapporto con il Signore. È questo il messaggio che la Chiesa rivolge sia ai politici che alla società”. 

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28 luglio 2020, 14:12