La nave ospedale Papa Francesco La nave ospedale Papa Francesco 

Brasile: la nave ospedale "Papa Francesco" contro la pandemia

Contro la pandemia da coronavirus in Brasile, scende in campo anche la nave-ospedale “Papa Francesco” che, da circa un anno, viaggia lungo il fiume Rio delle Amazzoni per portare aiuti medico-sanitari alle popolazioni rivierasche e della foresta amazzonica, per un totale di 700 mila abitanti

Isabella Piro - Città del Vaticano

Il Brasile raccoglie tutte le forze per fermare la pandemia che ogni giorno da maggio miete la vita di mille persone circa al giorno. Aquesta lotta partecipa anche la nave-ospedale “Papa Francesco” che, da circa un anno, porta aiuti medico-sanitari alle popolazioni del Rio delle Amazzoni e della foresta amazzonica, per un totale di 700 mila abitanti. In un'intervista riportata dal sito del Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), fra’ Joel Sousa, membro del coordinamento dell’imbarcazione, sottolinea: “Questa nave ha già fatto miracoli, portando salute e speranza nella vita dei popoli fluviali”. A maggior ragione, in tempo di emergenza sanitaria: “Non potevamo esimerci dalla lotta contro il Covid-19 – spiega fra’ Sousa – Ci siamo quindi riorganizzati appositamente per combattere la pandemia”, insieme a “professionisti della sanità e ad assistenza medica specifica”. L’equipaggio a bordo contribuisce anche alla sensibilizzazione della popolazione locale, oltre che alle cure ambulatoriali al primo stadio. “Ci stiamo occupando principalmente dei sintomi influenzali e dei casi lievi di Covid-19 – aggiunge fra’ Sousa – I medici effettuano i consulti, mentre noi ci dedichiamo alla distribuzione dei farmaci”.

Un ospedale viaggiante

Lunga 32 metri, la barca ha a bordo 23 professionisti del settore sanitario ed ospita locali per servizi medici per i raggi X, la mammografia, l’ecocardiogramma e il test ergometrico, una sala operatoria, un laboratorio di analisi, una farmacia, una sala per le vaccinazioni, studi medici specialistici come l’oculistico e il dentistico, e letti di degenza. Ideatore dell’iniziativa, insieme ai religiosi della Fraternità San Francesco di Assisi nella Provvidenza di Dio, che gestiscono un ospedale a Rio de Janeiro, è stato Monsignor Bernardo Bahlmann, vescovo di Óbidos nello Stato del Pará, a nord del Brasile. E proprio da Óbidos la nave ospedale è partita, a luglio 2019. Da allora sono già stati realizzati più di 46mila servizi, distribuiti nei comuni lungo il Rio delle Amazzoni (Alenquer, Almerim, Belterra, Curuá, Faro, Juruti, Monte Alegre, Óbidos, Oriximiná, Prainha, Santarém e Terra Santa).

Il sostegno del Papa

A sostenere l’iniziativa, anche Papa Francesco che, attraverso l’impegno del suo elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, ha donato all’imbarcazione un ecografo. Inoltre, ad agosto 2019, nel momento in cui la nave ha attraccato nel porto di Belém, il Pontefice ha inviato ai partecipanti al progetto una lettera in cui ha ricordato come la Chiesa sia chiamata “ad essere un ‘ospedale da campo’, accogliendo tutti, senza distinzioni o condizioni” ed ha osservato che, con questa iniziativa, la Chiesa si presenta ora anche come un ‘ospedale sull'acqua’. E così, ha aggiunto, “come Gesù, che è apparso camminando sulle acque, ha calmato la tempesta e rafforzato la fede dei discepoli, questa barca porterà conforto spirituale e serenità alle preoccupazioni di uomini e donne bisognosi, abbandonati al loro destino”. D’altronde, lo stesso Pontefice ha suggerito indirettamente il progetto sin dal 2013, durante la sua visita all'ospedale della fraternità San Francesco d'Assisi nella Provvidenza di Dio a Rio de Janeiro, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.  Quel giorno, il 24 luglio 2013, il Papa chiese se i religiosi fossero presenti anche in Amazzonia e quando il sacerdote fondatore, frate Francisco Belotti, rispose di no, Francesco replicò: “Allora devi andare”. La costruzione dell’imbarcazione è stata possibile grazie a una convenzione con lo Stato del Pará, che ha destinato al progetto i proventi di un indennizzo per danno morale collettivo a carico delle aziende Shell Chimica e Basf S.A., in seguito a un incidente ambientale che causò 60 vittime e ingenti danni.

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13 luglio 2020, 14:31