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Stati Uniti, l'appello dei vescovi: non dimenticare poveri e vulnerabili

Nel momento in cui il Congresso statunitense discute sugli “ulteriori aiuti” in relazione alla pandemia, i presuli rammentano con forza che non bisogna abbandonare nessuno e occorre offrire ai più fragili speranza e assistenza nelle attuali circostanze disperate, tenendo conto delle esigenze sorte in questo periodo

Isabella Piro - Città del Vaticano 

I legislatori non dimentichino i bisogni dei poveri e dei vulnerabili, nel momento in cui si stanno valutando ulteriori pacchetti di aiuti contro la pandemia da Covid-19: lo chiede il presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb), l’Arcivescovo di Oklahoma City, Monsignor Paul S. Coakley, in una nota diffusa sul sito web dei presuli. “Questo non è il momento dell’indifferenza – si legge nella dichiarazione, che richiama le parole dell’Urbi et Orbi pronunciate da Papa Francesco il 12 aprile scorso, domenica di Pasqua – I più vulnerabili dei nostri fratelli e sorelle, in ogni parte del mondo, non devono essere abbandonati: facciamo in modo che non manchino loro i beni di prima necessità”. In attesa, quindi, che il Congresso statunitense stabilisca “ulteriori aiuti” in relazione alla pandemia da coronavirus, Monsignor Coakley esorta a concentrare l’attenzione su “poveri, vulnerabili, emarginati per offrire loro un po' di speranza e di assistenza in queste circostanze disperate”.

L’Arcivescovo di Oklahoma City ricorda, poi, le precedenti lettere da lui stesso inviate, a partire dai primi di aprile, ai membri del Congresso per diffondere questo appello ed estendere l’assistenza alle persone più fragili in tutti i contesti: “Sicurezza alimentare, alloggio, accesso all'assistenza sanitaria a prezzi accessibili, protezioni per i nascituri, lotta contro le disparità razziali ed etniche in ambito sanitario, aiuto ai poveri, ai disoccupati, ai migranti e ai rifugiati, sicurezza per i detenuti, istruzione, assistenza internazionale e alleggerimento del debito, aiuto alle associazioni di beneficenza che servono le popolazioni vulnerabili”.

Ma non solo: il presule sottolinea che, alla luce della pandemia, sono emerse “ulteriori esigenze, come la distribuzione di dispositivi di sicurezza personale a tutti i lavoratori essenziali, la tutela del benessere e dell’integrità familiare, la ricerca sul legame tra inquinamento dell’aria e gli effetti del coronavirus sulla salute, la necessità di affrontare la questione delle interruzioni delle catene di approvvigionamento alimentare e del suo impatto su agricoltori e braccianti, lo spreco di cibo, la salute pubblica”.

Guardando, quindi, con fiducia alla Commissione Covid-19, istituita il 20 marzo dal  Dicastero della Santa Sede per il Servizio dello sviluppo umano integrale, in collaborazione con altri Dicasteri della Curia Romana e altre istituzioni, Monsignor Coakley invita a lavorare per il bene comune ed esorta, “in questo momento di prova, a ricordare la ragione della speranza” cristiana. “Camminiamo in questa speranza – conclude il presule - chiedendo al Signore la saggezza sul modo migliore di affrontare questa fase, restando accanto ai nostri fratelli bisognosi”, fiduciosi nella presenza di Dio al nostro fianco “fino alla fine dei tempi”.

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25 maggio 2020, 11:14