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Campania: terra dei fuochi Campania: terra dei fuochi 

Laudato Si', un'enciclica sul futuro dell'uomo

Questa domenica, 24 maggio, la diocesi di Acerra doveva accogliere la prevista visita di Papa Francesco in occasione del quinto anniversario dell’enciclica Laudato Si’. “Appuntamento, conferma il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, solo rinviato a un momento migliore dopo il Covid-19”.

Luca Collodi - Città del Vaticano

La visita ad Acerra che Papa Francesco avrebbe dovuto fare nella giornata odierna è stata rinviata a data da destinarsi a causa delle misure di prevenzione del coronavirus. L’arrivo del Papa ad Acerra sarebbe stato un momento importantissimo. Lo abbiamo preparato fin dal mese di gennaio con un incontro di 400 sacerdoti a Teano provenienti da diverse diocesi interessate dal problema delle ecomafie. Il Papa aveva accolto l’invito a venire nella cosiddetta Terra dei Fuochi  per il V anniversario dell'enciclica Laudato Si', che gli aveva rivolto il vescovo di Acerra, mons. Di Donna, in una delle diocesi più colpite da questa  emergenza. Ma poi la pandemia ha bloccato tutto.

La Terra dei Fuochi e la pandemia 

La pandemia ha messo in evidenza il punto debole di questa situazione, perché negli anni passati, quando si parlava di inquinamento, i nostri politici spostavano subito l'attenzione sul problema dei rifiuti urbani. Il problema erano i rifiuti delle case che non venivano smaltiti al meglio e la colpa si finiva col darla sempre alle persone, perché la gente non faceva la raccolta differenziata. Invece non era così. Il fenomeno viene bene descritto da don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, da tempo in prima linea per la difesa del Creato contro le ecomafie. 

Siamo stati proprio noi, e loro lo sapevano perfettamente, ad insistere e dire: "Guardate che i roghi non bruciano le immondizie delle case, non ci sono le bucce di banana, ma bruciano i rifiuti tossici degli scarti industriali, delle fabbriche che lavorano soprattutto in regime di evasione fiscale in Campania e nei dintorni. Succede poi che tanti operai di queste fabbriche sono fantasmi, lavorano in nero e se le scarpe, le borse gli indumenti che producono arrivano al nord Italia, i rifiuti devono restare per forza a bruciare qui. Abbiamo denunciato ciò anche in Parlamento, siamo arrivati a Bruxelles portando non solo dati, ma anche foto e filmati realizzati nelle campagne. Qui si pone lo stesso problema che si pone per l'Ilva di Taranto. Quante volte è scattato il ricatto del 'volete lavorare o volete morire di fame?', anche se poi dovete rassegnarvi a morire di cancro. Ed oggi, con il Covid il problema è ancora più grave. Molte fabbriche che facevano lavorare in nero hanno chiuso e molti lavoratori, senza alcuna tutela, fantasmi, sono arrivati alla fame”.

Ascolta l'intervista a don Patriciello

Cinque anni fa la Laudato Sì 

Il Papa ha messo al centro l’uomo, - continua don Patriciello - ha detto chiaramente che l’umanità è in sofferenza anche perché non siamo stati capaci di custodire il Creato. Il problema è sempre nel rapporto tra il mio è il nostro. La strada è nostra, ma io la tratto come casa mia. Insomma, il nostro è mio. Ma i cuori ‘piccoli’ non lo fanno, ed ecco la mafia, la camorra, la 'ndrangheta, ecco aumentare i disonesti. E questa è una grande sofferenza, perché prendono il nostro per farlo diventare loro. Quindi non hanno rispetto, perché per fare questo lavoro debbono avvelenare l'aria, l'acqua, hanno uno sguardo così corto, così breve, piccolo, meschino, per cui non è che non gli interessano le prossime generazioni, ma non gli interessano i loro stessi figli. Ciò non va bene e il Papa questo lo ha compreso molto bene. La Laudato Si' è stata accolta benissimo dal mondo laico come, naturalmente, all'interno della Chiesa. La Laudato Sì non è un enciclica sull'ambiente, ma sull'uomo.

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24 maggio 2020, 08:00