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Caritas, Covid -19: cambiano bisogni e interventi

Un monitoraggio condotto nel mese di aprile permette di tracciare un bilancio delle attività, delle necessità, delle nuove categorie di poveri ma anche del lavoro dei volontari e delle donazioni che in questo periodo hanno reso più capillare e proficuo il servizio della Caritas in tutte le strutture

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

Dall'inizio della crisi Caritas è sempre stata al fianco dei bisognosi coordinando i suoi centri, facendo attività di animazione, informazione e consulenza, e ha mantenuto la regia di quella cultura della prossimità e della solidarietà che da sempre promuove. Per questo in una sorta di prima indagine del periodo che va dal 9 al 24 aprile si possono sottolineare gli andamenti in termini di bisogni e servizi e si può tracciare qualche bilancio e indicare l'impatto del Covid-19 sulla creazione di nuove categorie di poveri, ma anche su volontari e operatori. I dati del primo monitoraggio  - fa sapere la Caritas - si riferiscono a 101 strutture diocesane, pari al 46% del totale.

Si conferma, come già anticipato, il raddoppio delle persone che per la prima volta si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza; l'aumento della richiesta di beni di prima necessità, empori solidali, mense, vestiario, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Nel contempo, aumenta il bisogno di ascolto, sostegno psicologico, di compagnia e di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro.

Coinvolgimento e supporto

Un dato confortante  - spiega la Caritas - è il coinvolgimento della comunità e l’attivazione solidale che nel 76,2% delle Caritas monitorate ha riguardato enti pubblici, enti privati o terzo settore, parrocchie, gruppi di volontariato, singoli. Un fiorire di iniziative percepito anche a livello nazionale. A partire da Papa Francesco che ha donato 100mila euro per un primo significativo soccorso in questa fase di emergenza, e dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha messo a disposizione un contributo di 10 milioni di euro dai fondi dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. A tutto questo si affianca la risposta alla campagna Caritas “Emergenza coronavirus: la concretezza della carità”, che ha raccolto finora più di 1,9 milioni di euro da parte di 3.760 offerenti. Oltre alle donazioni di singoli, si registrano quelle di aziende, imprese, comunità, parrocchie e altre Caritas nazionali.

Dieci decessi

Purtroppo il monitoraggio che conferma l'aumento nel 59,4% delle Caritas dei volontari giovani, under 34, mette in evidenza anche la positività all'infezione contratta da 42 tra volontari e operatori e 10 decessi in 9 Caritas . Di fronte al mutare dei bisogni e delle richieste, sono cambiati anche i servizi e gli interventi, in particolare: i servizi di ascolto e accompagnamento telefonico con 22.700 contatti registrati o anche in presenza negli ospedali e nelle Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio a favore di più di 56.500 persone; la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto.

Strutture a disposizione di personale sanitario, malati e senza fissa dimora

A tutto questo si aggiungono - fa sapere la Caritas - le strutture edilizie che le Diocesi hanno destinato a tre categorie di soggetti: medici e/o infermieri, persone in quarantena e persone senza dimora. Ad oggi sono 68 le strutture per quasi 1.450 posti messe a disposizione della Protezione civile e del Sistema Sanitario Nazionale da parte di 48 Diocesi in tutta Italia. A queste si sommano altre 46 strutture, per oltre 1.100 posti in 34 Diocesi, disponibili per persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture per oltre 1.200 posti in 42 diocesi per l’accoglienza aggiuntiva di persone senza dimora, oltre all’ospitalità residenziale ordinaria. È questo il volto bello e solidale dell’Italia che non si arrende. 

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02 maggio 2020, 17:47