Cerca

St Augustine church.jpg

Africa, tornano le Messe col popolo di Dio

In alcune nazioni del continente, riaperte le chiese per le celebrazioni alla presenza dei fedeli. Gli esempi di speranza da Niger e Costa D’Avorio: voglia di riscatto e Messe triplicate

Federico Piana- Città del Vaticano

In molti Paesi dell’Africa, la ripresa delle celebrazioni con il popolo di Dio torna ad essere una realtà. Ed un segno di speranza. Nel continente, il mancato tempo pasquale vissuto in comunione - considerato preparazione importante ai battesimi - ha aumentato il desiderio dei fedeli di ritrovarsi al più presto a celebrare di nuovo l’eucaristia insieme.

In Niger segno di riscatto

In Niger, dove la maggioranza è musulmana, la piccola comunità cattolica ha gioito pregando quando, per la prima volta dopo il look down, ha potuto rimettere piede in una chiesa. Padre Vito Girotto, missionario, risiede nella capitale, Niamey. Conosce profondamente i dolori della sua gente, ferita dal terrorismo dei gruppi di Boko Aram e ora anche dalla brutalità del virus. “Gli attacchi non si sono fermati neanche durante la quarantena. A Bomoanga, villaggio nel quale è stato sequestrato padre Luigi Maccalli, c’era una croce messa su una piccola collina dai confratelli del religioso ancora nelle mani dei suoi aguzzini. Pochi giorni fa quella croce è stata rimossa, demolita”. Ecco perché la riapertura delle chiese diventa un gesto di speranza, quasi di riscatto. “In Africa – spiega il missionario – sono importantissimi i segni della liturgia. Una difficoltà grande, per gli africani, è quella di non potersi salutare durante la celebrazione. Qui ci sono gli abbracci, le strette di mano. Dunque, al momento dello scambio della pace abbiamo guardato, in silenzio, il Tabernacolo per qualche secondo”. Ma l’emozione della messa ritrovata ha reso sopportabile qualsiasi difficoltà.

Ascolta l'intervista a padre Vito Girotto

Costa D’avorio, ora le messe sono triplicate

La gioia per la riapertura delle chiese ha contagiato anche la Costa D’Avorio. Il blocco totale per la pandemia aveva gettato nello sgomento la comunità cattolica locale che aspettava con trepidazione ed ansia la possibilità di poter tornare a vivere la celebrazione eucaristica. “Il senso comunitario è molto forte” spiega padre Leopoldo Molena, da anni missionario nel Paese. “Questo momento ha ridato speranza, una visione positiva per il futuro”. Applicando il rigido protocollo di sicurezza anti-contagio, nelle chiese non possono essere ammesse più di duecento persone per celebrazione. “In Costa D’Avorio, come più o meno in tutta l’Africa, le messe sono molto affollate – spiega padre Molena-. Per questo si è deciso di moltiplicarle mantenendo il limite delle persone e delle distanze: là dove c’erano due messe ora se ne celebrano cinque. In questo continente non c’è misura per le chiese: spesso straripano di fedeli”. A preoccupare padre Molena è il contraccolpo che il virus ha assestato alla pastorale: “Praticamente si è fermata. I parroci e le comunità parrocchiali hanno sospeso quasi tutte le loro attività. Speriamo che, anche in questo caso, si possa tornare presto alla normalità”.

Ascolta l'intervista a padre Leopoldo Molena

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

25 maggio 2020, 09:00