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Castel Volturno, solidarietà per chi opera per la giustizia sociale

La forte azione della Chiesa in una terra devastata da povertà, disoccupazione, criminalità e abitata da un esercito di invisibili che l’emergenza coronavirus renderà ancora più vulnerabili. A loro la carezza del Papa

Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano

“Nella tempesta nessuno si salva da solo”, si intitolava così il comunicato del Comitato Castel Volturno Solidale che, subito dopo Pasqua, aveva ripreso le forti e toccanti parole pronunciate dal Papa durante la preghiera per la fine della pandemia, il 27 marzo scorso, per chiedere un aiuto immediato per far fronte all'emergenza dettata dal coronavirus. Un'emergenza più sociale che sanitaria, in un territorio del casertano di 27 chilometri con 25 mila abitanti residenti, dei quali circa 4mila immigrati regolari, ma con il doppio, se non il triplo, di 'invisibili', immigrati irregolari provenienti perlopiù dall'Africa, ridotti in condizioni di totale povertà, sottoposti allo sfruttamento e alla precarietà dei permessi di soggiorno. 

Riconoscere la dignità di tutti per combattere mafia e malaffare

Per chi è impiegato in nero nei lavori stagionali non è pensabile, in una fase post Covid-19, che ci possa essere di nuovo lavoro, perché queste persone vivono e lavorano in una terra stretta tra l’azione ed il controllo delle mafie, devastata dallo sversamento dei rifiuti tossici. Rispondere ai bisogni primari di queste persone, è l’appello del Comitato, “vuol dire anche combattere contro le mafie e lo sfruttamento e riconoscere l’umanità e dignità che ogni uomo e donna porta in sé! Diritti umani, lavoro vero, casa regolare, dignità e rispetto per tutti!” Il futuro del dopo coronavirus, quindi, dovrà essere di apertura e di cambiamento per tutti. “Nessuno deve rimanere indietro, nessuno deve vivere da invisibile e illegale” è l’imperativo morale da cui parte il Comitato, altrimenti per questo territorio non ci sarà futuro.

Il dono del Papa è una benedizione per chi è senza nulla

Alla richiesta di aiuto arrivata dal Comitato – composto da molte sigle, dalle Caritas alle parrocchie, dai comboniani ai centri sociali, ai movimenti di migranti e rifugiati – Francesco ha risposto inviando 20 mila euro, annunciati dal cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere del Papa, con una telefonata a padre Daniele Moschetti, missionario comboniano e membro del Comitato. Una delle molte azioni con la quale si concretizza nel mondo la carità del Papa e della Chiesa, con la particolare attenzione ai poveri, alle famiglie in difficoltà, a chi cerca una mano per risollevarsi. Un servizio che si traduce in pacchi di viveri, posti letto nei dormitori ma anche il pagamento di qualche bolletta.  

Ascolta l'intervista con padre Daniele Moschetti

 “Cosa volete che io faccia, mi ha chiesto il cardinale – racconta padre Moschetti – insomma, ha iniziato il discorso con questa frase! Ho cercato brevemente di spiegare la situazione, la realtà che si vive a Castel Volturno, dove non c’è lavoro, se non quello in nero nell’agricoltura, nella filiera bufalina o nell’edilizia, lavoro che all’improvviso è finito, e da un giorno all’altro si sono ritrovati tutti senza un soldo, senza nulla. Il cardinale mi ha quindi parlato del dono di Papa Francesco. Per noi è davvero una benedizione, anche perché poi si sono aggiunte le donazioni di altri cittadini, credenti e non, e anche questo è importantissimo, perché, come giustamente dice il Papa, ‘non si salva nessuno da solo, quindi siamo tutti nella stessa barca'”.

Si aprano gli occhi su migliaia di invisibili sfruttati e schiavizzati

Il denaro ricevuto permetterà di acquistare cibo, medicine, alimenti e pannolini per bambini, così come bombole del gas a sostegno di tutti i bisognosi del territorio, immigrati e italiani. “Dovrà però arrivare un momento – continua padre Moschetti – in cui si dovrà agire davvero, in cui si dovranno aprire gli occhi davanti a questi ‘invisibili’ che sono invece visibilissimi, sono migliaia sul territorio a dover essere riconosciuti, regolarizzati e che invece oggi sono sfruttati e schiavizzati. Non si può – è il grido del missionario– continuare a creare queste situazioni di ingiustizia sociale! Bisogna guardare a queste persone come ad una risorsa da aiutare, da valorizzare e non come un problema”.

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26 aprile 2020, 14:12