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Don Calogero e la preghiera al telefono con anziani e malati

Cefalù, sotto la protezione della Madonna di Gibilmanna, ha una Chiesa attiva e vicina. L'esperienza è quella di un sacerdote che con malati, famiglie, volontari e anziani continua a tenere contatti e ripete ogni giorno: "la cartà non va in vacanza, va moltiplicata"

Alessandra Zaffiro - Palermo

Mentre in Sicilia si riducono i collegamenti e crescono i timori di nuovi contagi dopo l’arrivo di tante persone giunte nell’isola dal Nord e da alcune zone rosse, la Diocesi di Cefalù, guidata dal Vescovo, monsignor Giuseppe Marciante, ha donato al locale Ospedale Giglio due ventilatori polmonari per la terapia intensiva, 5mila mascherine per il personale sanitario e altre 2mila per le associazioni di volontariato e le forze dell’ordine impegnate nel territorio cefaludese.

Ogni domenica monsignor Marciante celebra la Messa in diretta social alle 11.00: la prima è stata celebrata domenica 15 marzo a Gibilmanna, seguita dalla preghiera di affidamento della Diocesi alla patrona Maria SS.ma di Gibilmanna, seguita da più di 10mila persone. Pensando ai fedeli monsignor Marciante ha inoltre fatto attivare il numero verde #IoCiSono 800721287, al quale risponde direttamente tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00 per, si legge nel volantino, ‘restare in ascolto di tutti coloro che, in questo tempo di emergenza, hanno bisogno di conforto’.

Vicinanza che il Vescovo ha voluto esprimere facendo affiggere uno striscione in Piazza Duomo a Cefalù con un messaggio di speranza per tutti: “Non abbiate paura. Ecco, io sono con voi tutti i giorni”.

Don Calogero Falcone: “I contagiati in quarantena chiedono preghiere”

A Petralia Soprana la parrocchia di padre Falcone e i vicini comuni sulle alte Madonie contano circa duemila fedeli. “Nel circondario abbiamo diversi casi di contagiati da coronavirus, molti in quarantena – spiega don Calogero - Al telefono mi chiedono preghiere e poi quasi quasi si rimproverano la superficialità di aver fatto, aver incontrato, ma nel momento in cui tu non sospetti minimamente che l’altro possa essere un portatore anche sano… purtroppo questa è la paura che si vive di più, il non sapere chi è l’altro o meglio chi rappresenti l’altro in questo momento e questo rende ancora più poveri della mancanza del cibo, perché impoverisce il cuore”.

Tra i fedeli di padre Falcone c’è chi lavora all’ospedale di Cefalù: “Anche per loro è un’esperienza nuova, chiaramente noi viviamo il limite di avere scarsità di posti letto in rianimazione, in terapia intensiva. Da parte loro c’è questa abnegazione che è ammirevole. Ho diverse famiglie in cui il papà o la mamma sono infermieri o soccorritori o autisti del 118. L’altro giorno – racconta don Calogero - mi ha chiamato una mamma e mi diceva ‘preghi per mio marito, preghi anche per noi, perché svolgendo questo servizio ha fatto la scelta, per quanto durerà questo periodo, di andare a dormire in una casetta in campagna, dove mancano i requisiti essenziali, per evitare, se dovesse essere contagiato, di infettare la famiglia. Ci sono famiglie che vivono questo momento divise per cautela, precauzione, per difendere l’altro, per aiutare l’altro e nonostante questo vanno lo stesso a compiere il loro dovere”.

Affidamento alla Madonna di Gibilmanna
Affidamento alla Madonna di Gibilmanna

Padre Falcone: “Con il virus la povertà si è moltiplicata”

“La carità non va in quarantena”, aggiunge don Calogero, secondo cui la povertà con il coronavirus “diventa moltiplicata, perché oltre alla mancanza di lavoro, di relazioni sociali, c’è anche la questione abitativa. Allora con il vescovo si è pensato di incentivare le presenze delle Caritas parrocchiali e a venire incontro alle richieste della nostra gente come alimenti, il pagamento delle utenze o degli affitti. Ogni quindici giorni la Caritas diocesana di Cefalù assiste più di trecento famiglie, composte per lo più da tre, quattro persone per nucleo familiare. Abbiamo consigliato alle Caritas parrocchiali di avvalersi di tre volontari, uno all’ingresso per far entrare una persona alla volta, previo appuntamento telefonico, che arriva e ritira il pacco con i beni di prima necessità. Certo questo ha impoverito l’aspetto più importante del servizio, l’aspetto relazionale conoscitivo della famiglia, però si cerca di farlo telefonando, chiedendo se tutto va bene, se ci sono altri disagi, magari a qualcuno occorre essere accompagnato per le medicine e allora coinvolgiamo le Misericordie oppure i ragazzi del servizio civile dei Comuni che hanno dato questa disponibilità”.

“Con gli anziani le telefonate diventano momenti di preghiera”

La mancanza di lavoro nel territorio ha causato l’emigrazione di tanti giovani: “La nostra popolazione è in maniera esponenzialmente anziana – spiega padre Falcone – con tutto quello che comporta. Dai contatti che ho con gli anziani, che cerco di chiamare tutti ogni settimana, cosa che fanno anche i miei confratelli, emerge lo sbalordimento: c’è stata l’epidemia spagnola tanti anni fa, c’è stata la seconda guerra mondiale, però le persone anziane rimangono sbalordite da questo clima che si è creato. Mi dicono ‘neanche quando c’erano i tedeschi in questa zona eravamo costretti a stare in casa’. Perché poi assale la paura di non conoscere quello da cui ti devi guardare. Le telefonate diventano momenti di sfogo, di preghiera molto spesso, addirittura momenti in cui le persone anziane cercano di capire in che modo possono essere anche loro di aiuto, realizzando le mascherine di cui erano sprovviste le confraternite della Misericordia e i volontari  della Caritas. Anziani che nonostante la solitudine hanno trovato il modo per far sì che il tempo diventasse un tempo fruttuoso e messo a servizio di chi è impegnato a cercare di arginare o comunque di rispondere a quelle che sono le esigenze in questo momento”.

“Pregare in famiglia, un bene prezioso da salvaguardare”

Diversi i sussidi in rete preparati dai vari servizi diocesani, tra i quali la pastorale liturgica con schemi di preghiera personale o familiare per le domeniche. La catechesi rivolta a bambini e giovani va avanti online: “i ragazzi stanno reagendo molto bene, sono molto creativi… Poi – conclude don Calogero - mi arrivano i video delle mamme e dei papà con i bambini, con i ragazzi con la corona del rosario in mano, c’è questa riscoperta diffusa del pregare in famiglia che è un bene prezioso che dobbiamo anche salvaguardare”.

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05 aprile 2020, 08:00