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Valentinetti: grazie alla CEI una protezione forte per i più fragili

La Conferenza episcopale italiana ha destinato 2 milioni e 400mila euro - provenienti dai fondi dell’otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica - a beneficio di 5 strutture ospedaliere, che dal nord al sud dell'Italia si sono riconvertite per far fronte all'emergenza coronavirus. Tra loro la Fondazione Papa Paolo VI di Pescara. Ne abbiamo parlato con l'arcivescovo monsignor Valentinetti

 Marina Tomarro - Città del Vaticano

“Questo sostegno per noi tutti è un importante riconoscimento, perché certifica ancora una volta la qualità dell’operato della Fondazione, che va ben oltre i confini regionali, dove è già apprezzato da migliaia di pazienti e famiglie”. Così monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo della diocesi Pescara-Penne ha commentato la scelta della Conferenza episcopale italiana, di inserire la Fondazione Paolo VI di Pescara, di cui è presidente, tra le strutture meritevoli di sostegno economico come eccellenza sanitaria nazionale per l’emergenza coronavirus.

Un sostegno destinato alle realtà più a rischio

La Fondazione, nata nel 1977, è tra le realtà più importanti nell’ambito delle strutture socio-sanitarie per il Centro Italia, e vi lavorano 380 operatori. Il contributo destinato dalla CEI, supporterà in particolare le esigenze delle tre case di riposo, di un centro per malati quasi terminali con 50 posti e un centro residenziale per persone diversamente abili. “Nei nostri centri – spiega monsignor Valentinetti – cerchiamo di dare una grande attenzione ai nostri pazienti. In questo momento di emergenza sanitaria, abbiamo dovuto chiudere alcune strutture, e in quelle rimaste aperte abbiamo utilizzato dei rigorosi sistemi sanitari, per proteggere queste persone già molto fragili. L’ingresso è stato consentito solo al personale sanitario, evitando ogni contatto con l’esterno”.

Ascolta l'intervista all'arcivescovo Tommaso Valentinetti

Una maggiore sanificazione degli ambienti

Questo sostegno servirà anche a rafforzare la protezione di questi luoghi. “Faremo in modo – continua il presidente della Fondazione – di aumentare la sanificazione e la sterilizzazione degli ambienti e delle divise del personale, in modo da consentire la massima sicurezza per tutti”. Una particola attenzione viene riservata ai ragazzi con spettro autistico “Con loro – racconta il presule – dobbiamo cercare di ripartire il prima possibile. Per aiutarli a non sentire troppo questo distacco, intanto, ci stiamo organizzando con i loro fisioterapisti, per collegamenti web, in modo da non interrompere del tutto il cammino iniziato”.

La situazione del coronavirus nella diocesi

La diocesi sta vivendo una situazione complicata a causa del coronavirus. “Purtroppo ci sono due zone rosse – spiega monsignor Valentinetti – una nell’area di Penne e l’altra in zona Val Fino. In quest’ultima la situazione è preoccupante. Molte persone sono in quarantena e ci sono stati diversi decessi a causa del virus”. Fondamentale è il supporto della Chiesa locale. “Tanti parroci stanno cercando di aiutare come possono – sottolinea l’arcivescovo – In particolare monitorando famiglie con situazioni a rischio. Inoltre un grande aiuto lo sta dando la Caritas e tutte quelle associazioni caritative del nostro territorio, non lasciando solo chi è nel bisogno, ma dando loro un pasto caldo e anche un tetto dove dormire se non sanno dove andare”. Anche l’arcivescovo è sempre vicino a chi soffre. “Ho scritto diverse lettere agli operatori sanitari per ringraziarli di quello che fanno. È un momento duro ma non dobbiamo avere paura, il Signore ci è accanto".

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21 aprile 2020, 13:40