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La mensa dei poveri di Bergamo. Il responsabile fra Riccardo Corti La mensa dei poveri di Bergamo. Il responsabile fra Riccardo Corti

Bergamo: la solidarietà verso gli ultimi supera la paura del Coronavirus

Nonostante la grave situazione di emergenza sanitaria, la Mensa dei Poveri “Padre Alberto Beretta”, non si ferma e continua costantemente a dare una mano a tutte quelle persone che altrimenti non riuscirebbero a fare neanche un pasto al giorno.

Marina Tomarro - Città del Vaticano

Ore 10.30 di una mattina qualsiasi. Davanti alla Mensa dei Poveri di Bergamo intitolata a Padre Alberto Beretta, fratello di Gianna Beretta Molla, proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 2004, per aver sacrificato la sua vita pur di far nascere la figlia che aspettava, si inizia a formare una piccola fila ordinata di persone. A coordinarli ci sono alcuni volontari dell’associazione City Angel, che stanno ben attenti a non farli avvicinare troppo tra loro. La coda diventa sempre più lunga e si va avanti così fino alle 12.30 circa, quando l’ultimo sacchetto contenete cibo viene consegnato a chi ha bisogno.

Quell’aiuto che non si ferma

“Ogni giorno - racconta fra Riccardo Corti, responsabile della Mensa – nonostante la situazione d’emergenza e di isolamento che viviamo nella nostra città a causa del coronavirus, continuiamo a dare da mangiare a chi ce ne chiede. Naturalmente prima di questa situazione i nostri ospiti entravano e consumavano il pasto seduti nei tavoli a disposizione. Oggi questo non è consentito. Ma non abbiamo voluto chiudere perché le richieste sono tante e gli amici, perché così noi li consideriamo, non si lasciano nella difficoltà, ma si cerca una soluzione per continuare a dare una mano”.  E l’alternativa è stata quella di fare dei cestini e consegnarli a mano. “La nostra Mensa si mantiene grazie alla Provvidenza e alla bontà di tante persone che ci aiutano – spiega fra Riccardo – e cerchiamo di fare sempre dei sacchetti abbondanti. Di solito mettiamo un primo, un secondo di carne, contorni vari e poi dei dolci che ci vengono donati ogni giorno. Con l’aiuto di due volontari che si alternano distribuiamo oltre 170 cestini”.

Ascolta l'intervista a fra Riccardo Corti

La solidarietà costante nonostante tutto

Tante le storie di chi quotidianamente si reca a ritirare il pranzo. “Molti di loro sono stranieri - continua a raccontare fra Riccardo -  ragazzi appena arrivati dall’Africa, dall’Est Europa, rifugiati scappati da paesi in guerra o distrutti dalla carestia, ma non solo. Ci sono anche tanti italiani. Padri separati, pensionati o famiglie che non arrivano alla fine del mese, persone tossicodipendenti allontanate dalle loro case o uscite dai centri di recupero. Ognuno ha un dramma alle spalle”. E la situazione attuale di emergenza sanitaria rischia di far rimanere queste persone fragili ancora più in solitudine. “In realtà – continua il frate –in mezzo a tanta disperazione mi è capitato di veder anche piccoli segni di speranza. Come ad esempio l’aiuto reciproco che si danno tra loro queste persone. Se qualcuno di loro non riesce a venire, c’è sicuramente un’altro che gli porta il cestino del pranzo”. Tante le persone che cercano come possono di dare una mano alla mensa donando soldi o generi alimentari. “Tutti i giorni – afferma fra Riccardo – un ristorante che fornisce pasti alla Croce Rossa, ci porta sempre pizzette ed insalate varie, che per me diventano i contorni del giorno dopo per i nostri ospiti. Ma c’è anche tanta gente che mi colpisce per i gesti di bontà. Come quello di una ragazza madre che mi ha portato una busta della spesa, nonostante viva una situazione economica precaria, o quello di una famiglia che proprio in questi giorni di Pasqua ci hanno donato quaranta pacchi spesa da consegnare alle famiglie bisognose della zona”. Ma tutti possono dare una mano per sostenere la mensa dei Cappuccini a Bergamo “Ci arrivano donazioni da tutta Italia – racconta – e questo per noi è davvero commovente, e tutto quello che arriva viene speso per i nostri poveri”.  

La vicinanza di Papa Francesco

Anche la vicinanza di Papa Francesco, che recentemente ha telefonato al vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi, per esprimere tutta la sua vicinanza e il suo dolore per la grave situazione in cui versa la città a causa del Covid19, diventa un conforto. “Le parole del Papa – dice fra Riccardo – ci hanno colpito molto e sono diventate un balsamo alle tante lacrime. In questo periodo buio ci sono tanti segni belli di Resurrezione, perché la morte non può avere l’ultima parola se con noi c’è il Signore che ci sostiene”

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15 aprile 2020, 08:00