Ariano Irpino tutti in quarantena Ariano Irpino tutti in quarantena 

Ariano Irpino in quarantena, il vescovo: nella difficoltà cresce il senso di comunità

Dalla cittadina della provincia di Avellino, in quarantena per un focolaio di Coronavirus, la testimonianza del vescovo, che con i parroci della diocesi continua ad essere vicino ai fedeli tramite la tecnologia

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

L’intera cittadina, di 23mila abitanti circa, è in quarantena dal 15 marzo, per un’ordinanza regionale, dopo che all’interno del comune si è registrato un aumento di contagi. L’obiettivo è isolare il focolaio ed evitare che il virus si diffonda nei paesi limitrofi. Volontari, forze dell’ordine e parroci sono mobilitati in aiuto di chi è difficoltà. Anche il vescovo di Ariano Irpino - Lacedonia, monsignor Sergio Melillo, è in quarantena, dopo che un sacerdote ospitato nell’episcopio è stato ricoverato per Covid-19. “Viviamo in una situazione di attesa – ci dice al telefono-. Sia io che i parroci teniamo i contatti con i fedeli tramite telefono e internet. Molti fanno la catechesi in streaming”.

Ascolta l'intervista a monsignor Melillo

Monsignor Melillo celebra tutti i giorni in Cattedrale, da solo, con diretta facebook, e alle 19,00 le campane risuonano nelle chiese di Ariano, per far sentire la vicinanza della Chiesa ai fedeli. Ogni giorno, inoltre, invia messaggi tramite WhatsApp a tutti, quello di oggi è un’istantanea della città: “Nel silenzio ‘fragoroso’ che domina la piazza di Ariano e abbraccia con tristezza il profilo della città – scrive il vescovo - , i dolci declivi e gli ampi spazi che la circondano, una ‘folla’ di volti mi ritornano alla mente, nello sguardo del cuore. Volti d’incontri tra la gente, nelle parrocchie, nei paesi, con i sacerdoti … che ora possono apparire lontani ma, sono vicini, tutti stretti nella mia preghiera e nell’abbraccio di Dio!”.

R. - Per noi e per la nostra Chiesa non solo è una prova ma anche una grande opportunità per intraprendere, anche nella distanza, rapporti sempre costanti e continui con i fedeli; c’è una crescita di richiesta di preghiera e di ascolto. Sono molto edificato per quello che stanno facendo i nostri parroci, utilizzando mille risorse, mille possibilità, per tenere accesa questa luce della fede nel cuore della nostra gente.

C’è un’immagine che lei ha voluto sottolineare del profilo della cittadina…
R.- Sì, innanzitutto questa crescita di senso di comunità e questo legame sempre più forte tra di noi, nella difficoltà, che a volte edifica anche per il grande lavoro che stanno facendo i volontari insieme con i nostri parroci nel non far mancare il conforto alle persone e penso in questo momento anche al nostro ospedale e agli altri che sono, direi, veramente delle frontiere dove i medici in modo eroico affrontano questa grossa difficoltà.

Le chiese sono vuote ma piene di preghiera, lei ha scritto…
Si, perché la preghiera non smette mai di riempirle, perché tra le pareti vuote del tempio riecheggia anche se in modo distante, diverso, questo desiderio e questa lampada accesa della fede, questo bisogno di Dio che cresce sempre di più nel cuore di tanti. Ho avuto opportunità di sentire telefonicamente alcune persone che vivono questo momento in ospedale e in loro ho trovato emozionanti testimonianze di rapporto con il Signore nella preghiera che li ha sorretti e li guida in questo momento davvero difficile della loro vita.

La chiusura dei confini cittadini in questo momento serve anche ad evitare che il contagio si propaghi nei comuni limitrofi. Ci sono delle esperienze di solidarietà da parte dei paesi e delle diocesi vicine che ci vuole raccontare?
R. - I miei confratelli vescovi hanno fatto sentire tutti il loro affetto. E poi, essendo anch’io in quarantena, non posso uscire ma sento telefonicamente le persone, ci sono tanti volontari che stanno dando una mano, accompagnando chi deve andare in ospedale, se ha necessità di fare una visita, andando a fare la spesa a chi ne ha bisogno, dando una parola di confronto, quindi ci sono mille storie, tutte piccole, forse non particolarmente eclatanti, ma importanti, che ci fanno sentire l’amore della gente.

E’ un momento è per fermarsi, ma diventerà anche un momento per rafforzare il senso di comunità, dunque?
R. – Sì, è una Quaresima diversa, un deserto che stiamo tutti attraversando in compagnia di Gesù e credo che questa esperienza segnerà la storia della nostra gente e della nostra Chiesa. Voglio mandare, come faccio quotidianamente, l’invito ad ascoltare la Parola di Dio, a nutrirsi di quello che Gesù ci dice attraverso la pagina Sacra e a voler soprattutto non interrompere mai questo canale di grazia che è la preghiera perché ci aiuta ad essere vicini e a sentirci davvero amati dal Signore.
 

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17 marzo 2020, 15:00