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Beira subito dopo il passaggio del ciclone Idai Beira subito dopo il passaggio del ciclone Idai

Mozambico, ancora grave la situazione ad un anno da Idai

Un anno fa il Paese africano, assieme a Malawi e Zimbabwe, veniva devastato dal passaggio del ciclone. Centinaia furono i morti e migliaia i feriti e gli sfollati. L’oggi nelle parole del vescovo di Beira

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

La conta delle vittime in Mozambico, dopo il passaggio di Idai, fu drammatica, furono oltre 600 i morti, 1.500 feriti, un numero enorme di sfollati. Intere zone vennero distrutte, gli abitanti persero le loro case, le loro fattorie, i loro raccolti. Più volte il Paese, che poi il Papa ha visitato nel settembre scorso, fu in quei mesi nelle parole e nei pensieri di Francesco. Ad un anno da quel disastro, alcune organizzazioni non governative che lavorano nel Paese africano parlano di una situazione ancora molto grave e preoccupante. Anche questo2020, è la denuncia, sarà difficile per la popolazione.  Domenica 15, in occasione dell’anniversario, si terrà una celebrazione eucaristica, alla quale si prevede una grande partecipazione di fedeli, racconta il vescovo di Beira, città drammaticamente colpita da Idai, mons. Claudio Dalla Zuanna, che analizza il cammino fatto nell’ultimo anno:

Ascolta l'intervista con mons. Claudio Dalla Zuanna

R. – Il ciclone è passato un anno fa distruggendo moltissimo. Oggi, soprattutto qui in città, in centro città,  le cose sono state recuperate, o perlomeno si è fatta pulizia nelle strade, le infrastrutture elettriche, telefoniche, sono state recuperate,  quindi, in apparenza, sembra sia un ricordo lontano. Ma nelle zone di periferia, nei quartieri periferici, pochissimo è stato fatto, se si va nelle aree dove vivono gli sfollati che hanno perso tutti, lì si vive ancora in tenda. Da una parte ci ha l'impressione che si sia già trovata la soluzione, dall'altra l'impressione è che ci sia quasi tutto ancora da fare.

Secondo lei questi ritardi a cosa sono dovuti ?

R. – Forse ad una certa incapacità di coordinare le attività, probabilmente anche a ritardi nell'ottenere fondi che erano stati promessi, dall'altra parte c’è gente semplice, che non si aspetta più di tanto dall'amministrazione pubblica, gente abituata ad arrangiarsi, a fare quello che può, che non esercita pressione affinché le strutture pubbliche intervengano. Può darsi anche che l'uso di queste risorse sia rallentato da lentezze burocratiche interne all'amministrazione pubblica. Non esiste un ufficio, qualcuno,  che  sta accompagnando, che  dia informazioni, quindi il tempo passa e non si sa se ci sarà qualche cosa che si può fare, non si sa neppure se realmente le risorse ci sono ma non sono utilizzate.

Meno di un anno fa, a 2 mesi dal ciclone, proprio lei sottolineò ai nostri microfoni come a livello comunitario ci fosse una maggiore unità, una maggiore solidarietà, e anche una forte attenzione ai poveri attraverso una rete ecclesiale di cura dei fratelli in estrema necessità, ho citato le sue parole, oggi tutto questo esiste ancora?

R. – Sì, esiste ancora, direi che la diocesi un anno dopo si trova cresciuta, con risorse che erano  presenti ma che non erano emerse. Questa rete, questi gruppi che abbiamo chiamato “attivisti della carità” sono sorti per dare una risposta alla situazione creata del ciclone e ancora sono attivi. Sono stati  distribuiti aiuti per un valore intorno ai €170mila euro, attraverso la rete delle parrocchie, la rete di carità delle parrocchie. Un anno fa non esistevano nelle parrocchie reti organizzate,  persone preparate a fare una raccolta dati, a distribuire e ad identificare le situazioni di difficoltà, quindi è stato fatto un passo avanti molto grande, anche visibile. Tutto questo oltre all’unità, alla  partecipazione alla vita ecclesiale che si è rafforzata dopo il ciclone e che continua ancora. E' aumentata la sensibilità delle persone, il senso di solidarietà. Penso anche ad un una chiesa più attiva, più solidale, più unita. E penso anche alla solidarietà intra-ecclesiale:   varie diocesi , vari organismi ecclesiali, si sono fatti più presenti,  per esempio grazie alla Caritas italiana abbiamo  avuto un grandissimo aiuto per la ricostruzione delle scuole.  La diocesi ha molte scuole con circa 20.000 alunni,  solo per la ricostruzione delle scuole abbiamo speso oltre €250milal euro. La maggior parte di questi fondi sono arrivati attraverso la Caritas italiana, questo ci ha fatto bene ed è stato uno stimolante per tutti noi.

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13 marzo 2020, 15:46