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Coronavirus, vescovo Martinelli: abbiamo bisogno di tenerezza

Dalla sua quarantena, il vescovo ausiliare di Milano, monsignor Paolo Martinelli, sottolinea il valore del conforto reciproco, anche grazie all’uso creativo dei social. La sua riflessione dopo le parole del Papa questa domenica all'Angelus

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Dopo la preghiera dell’Angelus, guidata da Papa Francesco, raggiungiamo telefonicamente a Milano, monsignor Paolo Martinelli, vescovo ausiliare, che si rallegra di aver sentito il pontefice ricordare l’arcivescovo Mario Delpini, nel giorno in cui ha celebrato la Santa Messa nella cappella del Policlinico del capoluogo lombardo. “E’ uno dei luoghi frontiera in questo momento, dove si stanno affrontando le grandi battaglie per arginare la pandemia”, dice Martinelli, che per nulla scoraggiato, sottolinea quanto questa sia una grande occasione per sentirsi in profonda comunione con tutti:

Il Papa, a braccio, ha ringraziato per la creatività dei sacerdoti, che stanno mostrando grande zelo apostolico…

R. - E’ vero, mi sembra una cosa molto bella vedere i sacerdoti che cercano di tenere vive tutte le possibilità che vengono date: dove si può tenere aperta la chiesa, con le dovute cautele, lo si fa; poi c’è la Messa in streaming, ci sono le catechesi quaresimali online… Ecco, soprattutto questo uso molto creativo dei social [‘mi fa piacere’, ndr]; si rivelano grandi possibilità per tenerci in relazione. Non siamo mai soli, apparteniamo gli uni agli altri. E’ una consapevolezza importantissima, questa, da rinnovare e approfondire. Ci accompagniamo e camminiamo insieme.

Siamo Corpo mistico di Cristo…

R. - In un momento come questo, in cui siamo chiamati a mortificare l’aspetto dell’incontro immediato, scopriamo l’importanza radicale dell’altro perché abita profondamente la coscienza che ciascuno ha di se stesso. E questo è il mistero della comunione. Siamo chiamati a fare un salto. Non apparteniamo più a noi stessi ma l’uno all’altro. E’ il momento in cui puoi dire: ‘Chi ci separerà dall’amore di Cristo?’. Non certo l’isolamento di questo periodo.

C’è qualche episodio che l’ha particolarmente aiutata in questa fase?

R. - L’hashtag “andrà tutto bene”. Anche a me l’hanno mandato. E’ una frase molto tenera, in fondo è la frase di una madre che si rivolge a un bambino che non sta bene. Credo sia una frase molto bella. Sentiamo il bisogno di persone che portano una consolazione.

Abbiamo bisogno di coccole…

R. - Sì, molto. Ce lo diciamo gli uni agli altri, come Chiesa, come corpo sociale. C’è qualcosa di divino in questo volerci confortare gli uni agli altri. Sentire una voce che da un altrove ci dice che siamo amati, siamo voluti... Il Signore non ci sta dimenticando. Mi ha colpito molto che alcuni amici mi abbiano mandato questa frase, verso un figlio che ha bisogno di essere assicurato nel bene.

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15 marzo 2020, 14:55