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Coronavirus, le paure e le speranze dei ragazzi di Nisida

Il cappellano dell’Istituto penale per i minorenni di Nisida, racconta a Vatican News come i ragazzi stanno vivendo la pandemia. “Oggi siamo tutti ai margini, non solo i ragazzi del carcere, pertanto – afferma – è più forte il desiderio di libertà che è speranza di una vita serena”

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Sono ragazzi sottoposti a misure penali restrittive quelli che si trovano nell’Istituto penale di Nisida, a Napoli. Don Gennaro Pagano, il giovane cappellano, li incontra almeno cinque giorni a settimana per trascorrere un po’ di tempo con loro, fare una chiacchierata e pregare insieme. Il sacerdote racconta che c’è grande attenzione da parte del direttore e del personale per aiutare i ragazzi a vivere con serenità questo momento, nonostante siano ovviamente sospese tutte le attività e i laboratori esterni. “In sinergia con loro, come cappellania – sottolinea - stiamo cercando di essere presenti per dare un conforto non solo spirituale ma anche pratico, con relazioni, attività, guardando film insieme, cerchiamo di essere presenti”.

Apprensione per le notizie sulla pandemia

 “Ovviamente - aggiunge don Gennaro - c’è un po’ apprensione per i parenti che sono fuori ma anche per la loro stessa salute. I ragazzi guardano la televisione, che dà notizie abbastanza allarmati, a volte in maniera bulimica, quindi c’è certamente tensione. Anche negli istituti penali per minorenni, come in tutte le carceri italiane, sono stati sospesi i colloqui con i parenti. L’Istituto si è però attrezzato per le videochiamate. Ovviamente questa mancanza, anche fisica, di genitori e familiari è risentita dai ragazzi, ma stiamo cercando di colmare questa lacuna come possiamo”.

Evitare il contagio della paura

Don Gennaro incontra i ragazzi di Nisida quasi tutti i giorni. “Anzitutto – precisa - cerchiamo di non avere il coronavirus come oggetto continuo di dialogo, altrimenti diventa un’ossessione da cui è difficile uscire. Bisogna stare attenti in questo periodo ad evitare anche il contagio della paura, dell’ansia che, soprattutto in un carcere, è molto problematico”. “Guardiamo un film, facciamo una chiacchierata, ho munito la cappella – aggiunge il sacerdote - di una macchinetta del caffè per dare loro la possibilità di vivere un momento conviviale. E ovviamente trascorriamo il tempo anche trovando la forza nella Parola di Dio, in quello che il Signore ci dice nelle sue promesse di bene, di amore e di vita. La preghiera per loro – sottolinea ancora don Gennaro - è sicuramente un grande conforto, un modo per essere vicini anche a chi è fuori”.

I ragazzi, voci in preghiera

Il cappellano ricorda che, per i ragazzi, è qualcosa di assolutamente importante sapere di poter affidare al Signore coloro che amano e che in questo momento non possono vedere. “E’ di conforto sapere che anche da fuori pregano per noi. La domenica, in un campo sportivo all’aperto dell’Istituto, viviamo sempre un momento di preghiera o un momento eucaristico, con tutte le precauzioni del caso. I ragazzi sono consapevoli, anche se all’aperto, di essere in questo privilegiati perché altri non possono accedere ad un tempio. In questo senso si sono fatti voce anche di tutta la città, dei bisogni di Napoli, di Pozzuoli, della diocesi, sono voce orante ed è molto bello”.

Nisida, luogo-simbolo

Non essere dimenticati da chi è fuori, sottolinea don Gennaro, è la cosa di cui, soprattutto adesso, hanno bisogno questi ragazzi. “C’è bisogno di attenzione a loro e a questo luogo, molto simbolico per Napoli e per tutta la Campania, perché è un luogo in cui si misura la temperatura del benessere giovanile del futuro. E’ importante in questo momento non dimenticarsi dei ristretti, di coloro che sono in carcere”.

L’importanza della speranza

La speranza per i ragazzi di Nisida assume un’importanza maggiore in questi giorni. “Credo sia la virtù fondamentale per loro – continua il parroco- e in questo senso ripeto insieme a loro continuamente quello che Papa Francesco ci ha detto fin dall’inizio del suo Pontificato, cioè ‘non lasciatevi rubare la speranza’. Speranza che in questo momento si allarga non solo alla speranza della libertà materiale, ma che diventa speranza di una libertà più grande, per vivere una vita serena, in cui l’amore e la solidarietà la facciano da attori principali e non da comparse”. “Credo – evidenzia don Gennaro Pagano – che questo sia l’insegnamento della pandemia per i ragazzi. C’è una fragilità comune, una difficoltà comune. Per la prima volta non sono solo loro ai margini, ma tutti siamo un po’ messi ai margini dal virus. E in questo senso di solidarietà c’è anche la consapevolezza che sperando insieme e attuando insieme la speranza se ne può uscire”.

Una Chiesa che allarga le porte

Don Gennaro è anche direttore della fondazione “Regina Pacis” che si occupa di due case di accoglienza: “una si chiama Casa Papa Francesco, dove accogliamo ragazzi provenienti dall’Istituto di Nisida; l’altra è Casa Donna Nuova, dove accogliamo le donne detenute di Pozzuoli. Anche in questi giorni l’accoglienza non si è fermata. Come diocesi di Pozzuoli - perché Nisida ricade ecclesialmente nella competenza di questa diocesi-, continuiamo a prestare la nostra accoglienza per quei minori che, secondo la legge e l’ultimo decreto, possono accedere a misure alternative. Proprio negli ultimi giorni ne abbiamo accolto uno, e contemporaneamente, grazie alla pastorale carceraria diocesana, abbiamo accolto anche delle detenute che vengono nel carcere di Pozzuoli. Come Chiesa stiamo allargando le porte”.

Ascolta l'intervista a don Gennaro Pagano

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28 marzo 2020, 12:12