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Il cardinale Juan José Omella y Omella  Il cardinale Juan José Omella y Omella  

Il cardinale Omella è il nuovo presidente dei vescovi della Spagna

Creato cardinale da Papa Francesco nel 2017, l’arcivescovo di Barcellona, Juan José Omella Omella, 74 anni, è stato eletto questa mattina a Madrid dalla plenaria dei presuli spagnoli

L’arcivescovo di Barcellona, cardinale Juan José Omella Omella, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale spagnola. A eleggerlo per un quadriennio (2020-2024) - come riporta l'Osservatore Romano - sono stati questa mattina i presuli riuniti a Madrid in assemblea plenaria. Prende il posto dell’arcivescovo di Valladolid, cardinale Ricardo Blázquez Pérez, giunto al termine del suo incarico. Nominati inoltre il vicepresidente nella persona dell’arcivescovo di Madrid, cardinale Carlos Osoro Sierra, i membri della Commissione esecutiva e i presidenti di commissioni e sottocommissioni. Resta segretario generale monsignor Luis Javier Argüello García, vescovo ausiliare di Valladolid, il cui mandato scade nel 2023.

Creato cardinale da Papa Francesco il 28 giugno 2017, Omella Omella, 74 anni il prossimo 21 aprile, in seno all’episcopato spagnolo ha svolto vari incarichi, in particolare nella Commissione per la pastorale sociale di cui è stato anche presidente. In Vaticano è membro della Congregazione per i vescovi.

Esame del Piano pastorale

Ieri Blázquez Pérez, inaugurando l’assemblea (che si concluderà venerdì 6), ha dedicato gran parte del suo discorso all’esame del piano pastorale 2016-2020, che sta per concludersi, e a una valutazione del nuovo da attuarsi nel periodo 2020-2024, nonché alla riforma degli statuti: «Con il rinnovamento degli statuti ci sintonizziamo più da vicino con la riforma della Curia romana e con le sue chiavi missionaria e sinodale. L’obiettivo è di rendere più agile il funzionamento» della Conferenza episcopale «in modo da non rimanere intrappolati in questioni secondarie; con le modifiche introdotte auspichiamo di guadagnare in efficienza e attenzione sulle cose più importanti». I cambiamenti non riguardano solo la durata dei mandati (passata per il presidente da tre a quattro anni) e la razionalizzazione degli incarichi nei singoli organismi ma anche la modalità del confronto: «L’assemblea plenaria — ha sottolineato il presidente uscente — è l’organo supremo della Conferenza episcopale ed è chiamata a decidere insieme quale sia la cosa più conveniente all’azione pastorale delle diocesi. Tutti i vescovi si incontrano come fratelli nel ministero per intervenire liberamente e ascoltare non solo con attenzione ma anche con ricettività. La sinodalità esige anche una comunicazione tra i partecipanti con franchezza e umiltà; il dialogo è inerente alla sinodalità. Quando le questioni importanti vengono sottoposte all’esame dell’assemblea, il dialogo si anima, gli interventi si moltiplicano e si apre l’opportunità di contribuire al chiarimento dei temi e alla loro maturazione al fine di adottare decisioni pertinenti. A tali questioni si deve dedicare il tempo disponibile senza prestarlo ad argomenti che, sebbene urgenti, possono essere adeguatamente chiariti in altri organismi della Conferenza episcopale». L’incorporazione della rappresentatività territoriale è stata un criterio decisivo della riforma: «Dobbiamo occuparci non solo dell’esercizio delle funzioni attraverso le commissioni episcopali e i presidenti che le rappresentano nella Commissione permanente ma anche della comunione ecclesiale delle province ecclesiastiche, rappresentate dai metropolitani. Finora è stata una presenza quasi residuale». Con la riforma, ha detto il cardinale Blázquez Pérez, «saranno più presenti le questioni pastorali che riguardano in particolare il gruppo di vescovi che formano una provincia, offrendo allo stesso tempo l’opportunità affinché la comunione e la comunicazione ecclesiali tra assemblea plenaria e province ecclesiastiche siano più fluide ed efficaci».

Il valore della sinodalità

Ieri è intervenuto anche il nunzio apostolico in Spagna, arcivescovo Bernardito C. Auza, il quale si è congratulato per il lavoro svolto nella preparazione dei nuovi statuti che «godono già del riconoscimento della Santa Sede con data 3 dicembre 2019» e, in linea con il magistero di Papa Francesco, per il successo del recente Congresso dei laici. «Questa sinodalità si prepara partendo dalle istanze della vostra collegialità. Essa deve essere vissuta da ciò che il Papa chiama la “mistica” di vivere insieme”», ha detto monsignor Auza citando Evangelii gaudium (n. 87), «da cui si può valutare l’esercizio congiunto del ministero episcopale in relazione a quei problemi che, concernendo tutte le comunità diocesane, devono essere affrontati con criteri e iniziative comuni».

Alla plenaria di Madrid un focus specifico sarà dedicato alla valutazione del sistema di prevenzione, attuazione e attenzione pastorale di fronte agli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili. Spazio anche all’«Istruzione pastorale sull’accompagnamento nella morte e nel lutto. Annuncio della vita eterna. La celebrazione di funerali e sepolture», documento redatto congiuntamente dalle commissioni episcopali per la Dottrina della fede e per la Liturgia. Una sessione dei lavori riguarderà inoltre il rinnovo delle norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti nelle diocesi locali. La Commissione episcopale per i laici, la famiglia e la vita riferirà sul Congresso dei laici tenutosi a Madrid dal 14 al 16 febbraio sul tema «Popolo di Dio in uscita». Blázquez Pérez al riguardo ha parlato di «un processo sinodale del quale è stato rilevante il dialogo in diocesi, movimenti e associazioni»

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03 marzo 2020, 16:17