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Attivisti durante le manifestazioni a New Delhi Attivisti durante le manifestazioni a New Delhi  

ll 6 marzo giornata di preghiera per la pace in India

Far cessare scontri e violenze che da giorni insanguinano l'India a causa della legge sulla cittadinanza relativa ai musulmani: questo nel comune desiderio delle Chiese non solo di New Delhi ma anche di Karachi. In questo quadro l'iniziativa lanciata dalla comunità cristiana pakistana

Lisa Zengarini - Città del Vaticano

Anche i leader cristiani pakistani condannano i recenti scontri settari in India tra sostenitori e oppositori della Citizenship Amendment Act (CCA), la nuova legge che esclude dalla cittadinanza indiana gli immigrati musulmani. I disordini sono iniziati a New Delhi il 23 febbraio durante manifestazioni pro e contro il provvedimento approvato lo scorso dicembre e sono dilagati nei giorni successivi a nord della capitale causando 42 morti, e 250 feriti, in maggioranza musulmani. La polizia indiana è stata chiamata in causa per non avere fermato le violenze scatenate da manifestanti indù.  

I recenti fatti di New Delhi sono stati al centro di un seminario organizzato il 1.mo marzo a Karachi dalla Commissione nazionale della Giustizia e della Pace della Conferenza episcopale pakistana al quale, insieme a leader religiosi cristiani, sono intervenuti anche diversi attivisti per i diritti umani. I partecipanti – riporta l’agenzia Ucanews - hanno espresso forte preoccupazione per quanto accaduto e hanno esortato il Governo di New Delhi a proteggere la minoranza musulmana indiana, una comunità che conta oggi 180 milioni di persone su oltre un miliardo di abitanti nell’80% indù.

“Il Governo indiano deve intraprendere misure immediate per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, quale che sia la loro fede”, ha affermato il cardinale Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, che in una dichiarazione nei giorni scorsi ha ringraziato cristiani e sikh di New Delhi per avere accolto e protetto diverse famiglie musulmane durante gli scontri.  

Padre Saleh Diego, direttore di Giustizia e pace per l’arcidiocesi di Karachi ha ringraziato, a nome dei cristiani pakistani, il Premier Imran Khan per la sua “ferma posizione” contro le nuove violenze settarie in India. Nei giorni scorsi il Primo Ministro pakistano ha infatti twittato “Attenzione. Le nostre minoranze sono cittadini uguali agli altri in questo Paese”. Questa affermazione, ha osservato padre Diego “ha dato forza non solo agli indù, ma a tutte le minoranze in Pakistan”. Il sacerdote ha quindi invitato tutti i cristiani pakistani a partecipare a il 6 marzo a una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in India.

L’ostilità e le violenze tra indù e musulmani nel subcontinente indiano sono una storia antica che risale all’invasione islamica nell’XI ed è all’origine della partizione tra India (a maggioranza indù) e Pakistan (a maggioranza musulmana) nel 1947 e dei periodici conflitti che ne sono seguiti tra i due Paesi. La virata nazionalista dell’attuale coalizione di Governo in India, guidata da Premier Narendra Modi del partito popolare indù Bjp, ha riacceso le tensioni intercomunitarie nel Paese e suscita forti preoccupazioni nella Chiesa indiana, da sempre sostenitrice della laicità dello Stato sancito dalla Costituzione indiana. I vescovi indiani lo hanno ribadito alla loro recente plenaria a Bangalore dedicata proprio al tema del dialogo quale fattore di unità nel Paese .

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03 marzo 2020, 12:34