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Terra Santa, Coordinamento dei vescovi: soluzione politica che rispetti tutte le parti

In una dichiarazione al termine del loro pellegrinaggio di solidarietà ai cristiani di Gaza, Ramallah e Gerusalemme i presuli chiedono, secondo gli orientamenti della Santa Sede, il riconoscimento dello Stato palestinese, il rispetto per la sicurezza di Israele e il diritto di tutti a vivere sicuri, opponendosi con determinazione agli atti di violenza o alle violazioni dei diritti umani

Tiziana Campisi  - Città del Vaticano

Esortano i governi a contribuire, in Terra Santa, “alla creazione di una nuova soluzione politica fondata sulla dignità umana di tutti” i vescovi del Coordinamento di Terra Santa che concludono oggi il pellegrinaggio di solidarietà ai cristiani di Gaza, Ramallah e Gerusalemme Est. In una dichiarazione diffusa al termine della loro visita, i presuli sottolineano che tale soluzione deve essere “in ultima analisi elaborata dai popoli in dialogo della Terra Santa”. Ma per i 15 firmatari della dichiarazione è necessario che gli altri Paesi facciano la loro parte “sollecitando l’applicazione del diritto internazionale; seguendo gli orientamenti della Santa Sede nel riconoscere lo Stato della Palestina; tenendo presente le esigenze di sicurezza di Israele e il diritto di tutti a vivere sicuri; rifiutando il sostegno politico o economico agli insediamenti; e opponendosi con determinazione agli atti di violenza o alle violazioni dei diritti umani da parte di chiunque”.

I vescovi chiedono il rispetto del diritto internazionale

Il Coordinamento di Terra Santa ricorda che già i vescovi cattolici locali, in un recente messaggio, avevano “denunciato l’incapacità della comunità internazionale di contribuire alla promozione della giustizia e della pace in questo luogo dove è nato Cristo” e invita i governi a “fare di più per adempiere alle loro responsabilità per far rispettare il diritto internazionale e per proteggere la dignità umana” osservando che “in alcuni casi essi si sono resi attivamente complici dei mali del conflitto e dell'occupazione”. Testimoni del fatto che la popolazione di Terra Santa “vede ulteriormente svanire la speranza di una soluzione duratura” e che la costruzione di nuovi insediamenti e del muro di separazione stanno distruggendo “ogni prospettiva di due Stati che vivano in pace”, i presuli del Coordinamento riconoscono che le condizioni di vita sono sempre più insostenibili in Terra Santa, in particolare in Cisgiordania dove “vengono negati anche i diritti fondamentali, tra cui la libertà di movimento”, mentre “a Gaza le decisioni politiche di tutte le parti coinvolte hanno portato alla creazione di una prigione a cielo aperto, a violazioni dei diritti umani e a una profonda crisi umanitaria”. “Siamo stati accolti da famiglie che oggi hanno come priorità la sopravvivenza quotidiana e le cui aspirazioni si riducono all'essenziale, come avere energia elettrica e acqua potabile” raccontano i vescovi, “toccati dal sacrificio delle religiose, dei laici e dei sacerdoti, impegnati attivamente in tutti i campi per cercare di costruire un futuro migliore per tutti, offrendo servizi fondamentali, specialmente istruzione, lavoro e assistenza alle persone più vulnerabili”.

Solidarietà a israeliani e palestinesi che si battono per la non violenza 

Di fronte a tale realtà il Coordinamento di Terra Santa invita tutti i fedeli “a pregare per questa missione e a sostenerla”, mentre può essere d’aiuto l’aumento dei pellegrini in Terra Santa e l’incontro con le comunità locali. I vescovi del Coordinamento auspicano infine che la comunità internazionale possa “esprimere la propria solidarietà a quegli israeliani e palestinesi che non vogliono rinunciare alla loro lotta non violenta per la giustizia, la pace e i diritti umani”.

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16 gennaio 2020, 12:19