Cerca

1575764960507.jpg

Crisi in Paraguay. Lettera aperta del vescovo di Caacupé ai fedeli

In un periodo di gravi difficoltà socio-politiche ed economiche del Paese, il richiamo di monsignor Valenzuela affinché cessi la speculazione sulle necessità dei poveri, e l'invito a tutti i cristiani ad "annunciare" e a "testimoniare con la vita la presenza di Cristo tra gli uomini”

Isabella Piro - Città del Vaticano

“Con affetto di Padre, fratello e amico”: è firmata così la lettera aperta che monsignor Ricardo Valenzuela Rios, vescovo di Caacupé, in Paraguay, ha indirizzato ai tutti fedeli del Paese per trovare una soluzione alla crisi nazionale, in nome della giustizia e del bene comune. Il Paraguay, infatti, “vive un periodo di preoccupazioni, inquietudini, tensioni in ambito politico, economico e sociale”, scrive il presule, che invita “i fedeli e le persone di buona volontà” all’unità, alla solidarietà, alla comunione di fede e di speranza. “Il nostro impegno – afferma monsignor Valenzuela – è guardare, comprendere e interpretare le diverse situazioni con occhi cristiani, a partire dai valori evangelici, così da partecipare attivamente alla promozione del bene comune”.

Per il bene della polpolazione

Tra gli elementi scatenanti, l’autonomia energetica del Paese, soprattutto in vista del 2023, anno in cui verranno rinegoziati i trattati con il Brasile e l’Argentina riguardanti i bacini idrici di Itaipú e Yacyretà. Da qui a poco più di tre anni, dunque, l’esponente della Conferenza episcopale del Paraguay (Cep) auspica che le autorità operino “con chiarezza, capacità, spirito patriottico e trasparenza”, in nome del bene della popolazione. Altro punto essenziale richiamato nella missiva è la povertà dilagante che provoca condizioni “vergognose” di disuguaglianza. “Molto denaro in poche mani e poco lavoro per la gente”, scrive Monsignor Valenzuela, evidenziando come tanti giovani, a causa della disoccupazione, si vedano costretti ad emigrare o “a vendere la propria coscienza” per lavori sottopagati. “Basta con l’accumulo eccessivo di beni improduttivi nelle mani di pochi! Basta con la speculazione sui bisogni e le necessità dei poveri!” tuona il presule. L’auspicio è che l’economia cresca per garantire lo sviluppo delle persone, e non per alimentare il mercato del contrabbando, del narcotraffico, dell’evasione fiscale e della corruzione, tutti reati che – si legge ancora nel documento - sembrano restare impuniti.

Separare giustizia da interessi politici

Al centro della lettera aperta del vescovo di Caacupé anche la questione terriera, con la speranza che si trovi una soluzione concreta alle necessità degli agricoltori, senza cedere al degrado ambientale; forte pure l’appello ad un’amministrazione equa della giustizia per garantire la pace e la convivenza armoniosa nel Paese. “Abbiamo bisogno – afferma il vescovo della Cep – di separare definitivamente la giustizia dagli interessi politici e di affidare la risoluzione dei conflitti di interesse a giudici validi e onesti”, perché “senza giustizia imparziale non si può ottenere la pace”: “le armi, l’esercito, la repressione non riusciranno infatti a fermare la violenza” se mancano “leggi giuste in mano a persone oneste”.

Fermare la violenza contro i più deboli

L’esponente della Cep si sofferma, poi, sulle violenze perpetrate contro donne, bambini ed anziani e chiede di avviare “con più serietà programmi di difesa delle persone vulnerabili, affinché ci sia una maggiore attenzione alle loro necessità primarie”. Allo stesso tempo, si esorta alla “ricostruzione morale” della nazione, superando “la frammentazione dei partiti in nome di una collaborazione generosa per il bene della patria”. “L’abuso della politica e del potere creano un caos socio-politico”, afferma Monsignor Valenzuela. In quest’ottica, la formazione integrale di leader politici onesti, idonei ed efficaci nella gestione del bene collettivo “è una necessità urgente” per “generare la mentalità di una politica autentica, capace di trasformare la società”.

Il ruolo della Chiesa

Dal suo canto, la Chiesa – spiega il presule – è chiamata “a collaborare alla ricostruzione morale della società mediante l’evangelizzazione, la formazione delle coscienze, la promozione integrale dell’uomo, il superamento delle contraddizioni interne”. “In questo momento così importante per il futuro del nostro Paese – si legge ancora nella missiva – esortiamo tutti i cristiani a assumersi l’impegno di annunciare con la parola e testimoniare con la vita la presenza di Cristo, Signore della storia, tra gli uomini”. Rivolgendosi, infine, alle autorità nazionali, il presule le invita a guardare all’esempio della “Chiquitunga”, ovvero suor Maria Felicia di Gesù Sacramentato: originaria del Paraguay e beatificata nel giugno 2018, dedicò la sua vita “a Cristo, alla Chiesa, ai poveri ed ai bisognosi, dando loro una vita dignitosa e mettendo in pratica il rispetto, la giustizia, il lavoro operoso e la solidarietà”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

18 dicembre 2019, 07:08