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Nicaragua: nuove repressioni contro la Chiesa

Nella festa dell’Immacolata, il vescovo di Esteli, mons. Mata denuncia “il dolore di un popolo”. Il presule intervenuto di persona per liberare un sacerdote arrestato dalla polizia. Intimiditi i fedeli intorno alle chiese

Nel giorno della festa mariana più sentita nel Paese centroamericano, l’Immacolata Concezione, la Chiesa cattolica ha nuovamente denunciato la dura repressione contro il popolo sofferente e la persecuzione contro la Chiesa stessa. Questa volta lo ha fatto monsignor Abelardo Mata, vescovo di Esteli, che alla fine della celebrazione della messa dell’Immacolata ha incontrato i giornalisti, per informare sugli ultimi eventi accaduti nella sua diocesi.

Liberato un sacerdote arrestato dalla polizia

Prima di tutto, il vescovo in persona è dovuto intervenire per liberare il sacerdote Ramón Alcides Peña Silva, parroco della chiesa di Jicaro, che era stato arrestato dalle forze dell'ordine sabato 7 dicembre, verso le 7 della sera, mentre rientrava da una celebrazione nella chiesa di Nueva Segovia. Il sacerdote, secondo fonti di Fides, è rimasto detenuto per 12 ore con l'accusa di "turbare l'ordine pubblico", mentre, secondo le parole scritte dallo stesso sacerdote sui social media, era andato solo a celebrare una messa.

Il dolore di un popolo che chiede la guarigione

Monsignor Mata ha fatto poi riferimento alla numerosa presenza di elementi della polizia intorno alla cattedrale di Esteli, con l’intenzione di intimidire i fedeli. A questo proposito il Vescovo di Esteli ha commentato: "Forse alcuni dimenticano che non tutto è finito al Calvario, perché dopo è arrivata la Resurrezione. La Chiesa ha sempre visto passare davanti la bara dei suoi persecutori. Inoltre, sappiamo che i sacerdoti sono ogni giorno a fianco del popolo sofferente del Nicaragua. Il governo ha paura che il popolo si esprima, perché sa che non è d’accordo con i programmi proposti. E ci sono tante testimonianze. Ho visto tanti sfilare con le bandiere, e proprio due giorni fa un giovane, alla sua laurea, portava una bandiera macchiata di sangue. Non sapevo che questo ragazzo avesse partecipato ad una delle marce e che un suo compagno fosse stato ucciso, colpito alla testa. E’ caduto tra le sue braccia e lui lo ha avvolto con la bandiera che portava. Non ha mai voluto lavarla, e nel giorno della laurea l'ha portata sull'altare, perché è il dolore di un popolo che chiede la guarigione". "La gioventù è il punto più debole della corda che poi si è rotta. Adesso, insieme ai contadini, i giovani stanno rivolgendo a tutti i cittadini nicaraguensi una forte chiamata alla propria coscienza, coscienza personale e sociale" ha concluso monsignor Mata. (Agenzia Fides)

 

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09 dicembre 2019, 11:52