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La beatificazione un anno fa a Orano di mons. Pierre Claverie e dei 18 religiosi e religiose, uccisi negli anni novanta La beatificazione un anno fa a Orano di mons. Pierre Claverie e dei 18 religiosi e religiose, uccisi negli anni novanta 

Algeria: la Chiesa a un anno dalla beatificazione dei martiri del terrorismo

In una lettera ai fedeli algerini monsignor Desfarges, arcivescovo di Algeri, delinea gli orientamenti pastorali alla Chiesa algerina a un anno dalla beatificazione a Orano dei 19 martiri vittime del terrorismo. Dialogo con l’Islam nel segno del Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza umana

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

A circa un anno dalla beatificazione a Orano, in Algeria, di monsignor Pierre Claverie e dei 18 religiosi e religiose, uccisi negli anni novanta, nel periodo buio del terrorismo, l’arcivescovo di Algeri, monsignor Desfarges scrive una lettera pastorale per indicare alla Chiesa algerina la strada da percorrere nei prossimi anni. “Tutto è già stato donato! Servitori della comunione”: questo il titolo della lettera pensata per chiarire qual è la missione della Chiesa algerina oggi e per “entrare nella dinamica nuova apportata dalla grazia della beatificazione”. “Il dono fatto alla nostra Chiesa e al nostro Paese della beatificazione dei nostri diciannove fratelli e sorelle, unitamente al martirio di numerosi algerini e algerine, è una toccante conferma, oggi, della vocazione della nostra Chiesa d’Algeria – si legge nell’introduzione –. La vita di ciascuno dei nostri diciannove fratelli e sorelle è stata donata ‘a Dio e all’Algeria’, come ha affermato il beato Christian de Chergé nel suo testamento (…) La nostra Chiesa (…) è un segno della Presenza donata da Cristo al popolo algerino e per il popolo algerino. Gli orientamenti pastorali (…) – specifica monsignor Desfarges – ci invitano a vivere questo dono nella preghiera, nella relazione fraterna e nel servizio al Paese”.

Invito alla Chiesa algerina ad essere unita nella sua missione

Ricordando che, “come auspicava Papa Francesco, il grande segno di fratellanza tracciato nel cielo d’Algeria, l’8 dicembre 2018 a Orano, è un segno per l’Algeria, per tutto il popolo algerino e per il mondo intero”, il presule, invita i fedeli ad avere un’attenzione speciale all’accoglienza, all’accompagnamento, alla formazione e alla vita fraterna, perché la Chiesa algerina sia unita nella sua missione. “Non c’è che una Chiesa – rimarca – quella dei testimoni di Cristo che vivono di Lui nel quotidiano (…), donare la propria vita, per amore, nella quotidianità, è il cammino di tutti”. Un cammino che deve essere fatto di dialogo, preghiera e docilità allo Spirito, spiega la lettera. Ma il dialogo va anche incarnato, “non si può restare a un livello psicologico o sociologico. Si tratta del dialogo che coopera alla Salvezza, perché partecipa del dialogo di Dio con la sua creazione e le sue creature”. Centrale nella missione della Chiesa è poi il dialogo interreligioso, mentre primo luogo del dialogo - nel suo senso più profondo di dialogo della Salvezza - è la preghiera, dove ciascuno porta la propria famiglia, gli amici, il prossimo. “Certo, forse siete stati feriti da alcuni atteggiamenti religiosi di chi vi circonda (…) – prosegue l’arcivescovo di Algeri –. Ogni religione ha le sue malattie. Ma l’incontro con Cristo vi ha aperto gli occhi del cuore. Potete vedere oltre”.

Dialogo con l’Islam nel segno del Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza umana

Per il presule “bisogna imparare a vedere, nell’incontro con i musulmani ai quali ci avviciniamo, i raggi di luce cristiana che attraversano l'Islam”. Cosa non sempre facile, eppure, sottolinea, “alcuni fratelli e sorelle musulmani hanno donato la loro vita per gli altri. Rinunciando alla violenza, si sono esposti alla morte”. Occorre crescere nella fiducia reciproca, nell’accettazione fraterna, evidenzia monsignor Desfarges, che sulla fratellanza richiama anche il Documento firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam Ahmed El-Tayyeb. “Segno della vera fratellanza – precisa il presule – sarà il suo cercare di aprirsi per non lasciare fuori nessuno (…), siamo chiamati a fraternizzare con tutti”. Un modello è Charles de Foucauld. Ma la fratellanza bisogna anche “contemplarla, pregarla, nella lode e nell’intercessione – aggiunge l’arcivescovo di Algeri –. Poiché essa è donata (…) si compie in Cristo”. Concretizzandosi nella sollecitudine verso i malati, i carcerati, i migranti, i portatori di handicap, gli anziani, poi essa deve spingere a fare ancora di più per il prossimo. Nella lettera c’è inoltre spazio per i giovani per i quali si raccomanda una particolare attenzione. L’invito è ad aiutarli a cercare e trovare il senso e l’orientamento della loro vita.

Formazione improntata sul rispetto reciproco e il dialogo interreligioso

Infine, monsignor Desfarges indica come mettere in pratica gli orientamenti pastorali descritti nella sua lettera. Sottolineando l’importanza della formazione – sia teologica che spirituale – che va improntata sul rispetto reciproco e il dialogo interreligioso, l’arcivescovo di Algeri afferma che “l’incontro con i nostri fratelli e sorelle musulmani apre a un Cristo più grande di quello che crediamo di conoscere”, e che è importante formarsi a una buona conoscenza dell’islam, della sua teologia e della sua storia.

 

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27 novembre 2019, 15:07