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Civili in fuga dai bombardamenti Civili in fuga dai bombardamenti  

Wcc e Chiese cristiane del Medio Oriente: basta guerre in Siria

Il Consiglio ecumenico delle Chiese e il Consiglio delle Chiese cristiane del Medio Oriente si uniscono agli appelli per la fine dell’operazione militare turca nel nord-est della Siria, esprimendo profonda preoccupazione per il loro impatto umanitario sulle popolazioni della regione e invocando il diritto all’autodeterminazione dei popoli

Lisa Zengarini - Città del Vaticano

"Le Chiese del mondo chiedono la fine del conflitto, dei combattimenti, del caos della morte e delle sofferenze del popolo siriano”. Lo ha dichiarato il segretario generale del World council of Churches (Wcc) Olav Fykse Tveit, esprimendo profonda preoccupazione per le conseguenze umanitarie dell’offensiva militare guidata dalla Turchia nella regione governata dalla 'Self Administration of Northeast Syria' (Sanes). "Il popolo siriano ha già subito troppi conflitti, spargimenti di sangue, distruzione e sfollamenti", ha detto Tveit. “È tempo di pace, di tregua, dialogo e giustizia per le vittime delle atrocità perpetrate in questi anni catastrofici di violenza".

L’appello del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente

Un appello condiviso dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc), membro del Wcc che, in una nota ripresa dall’agenzia Fides, esprime dolore e apprensione per le operazioni militari lanciate da Ankara in territorio siriano, ma anche per gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine verificatisi di recente in Iraq. L’attacco, sottolinea il comunicato, avrà “gravi ripercussioni sull’integrità territoriale” di quel Paese e aggrava le emergenze umanitarie rappresentate da milioni di rifugiati e sfollati presenti nell’intera regione.

Fermare il ciclo della violenza nella regione benedetta dell'Oriente

I leader cristiani del Medio Oriente invocano quindi con la preghiera “la fine di ogni forma di violenza e che sia garantita la tutela della dignità umana di tutti", riaffermando nel contempo “il diritto dei popoli all'autodeterminazione, con i valori dell'amore, della giustizia, dei diritti umani e della responsabilità comune nella costruzione della pace”. Il comunicato conclude con un richiamo alle coscienze di tutti, affinché le parti coinvolte fermino “il ciclo della guerra e della violenza nella regione benedetta dell'Oriente”.
 

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16 ottobre 2019, 15:38