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Petrocchi: "Fare rete per superare il terremoto dell'anima"

Convegno nazionale promosso dall'arcidiocesi de L'Aquila a dieci anni dal terremoto che ha colpito il capoluogo abruzzese

Davide Dionisi - Città del Vaticano

“C’è un terremoto geologico che investe le case e le cose e un altro che si abbatte sulla mente, sul cuore, sulle relazioni che le persone stabiliscono con gli altri. E’ il terremoto dell’anima. Il terremoto geologico è visibile negli effetti che produce, mentre quello dell'anima no, perché è nascosto nell'interiorità delle persone e di una comunità.” Nella Sala ipogea del Consiglio Regionale d’Abruzzo l’arcivescovo de L’Aquila, cardinale Giuseppe Petrocchi, ha parlato dunque di "terremotI" (al plurale) per il decennale del sisma che ha colpito il capoluogo abruzzese. E “Il terremoto dell’anima” è stato proprio il titolo del convegno nazionale promosso dall’Arcidiocesi dell’Aquila e da Caritas Italiana, per riflettere sulle conseguenze spirituali e psicologiche causate dalle calamità naturali.

Il Sisma

Il 6 aprile 2009, alle 3:32, un sisma di magnitudo 6,3 della Scala Richter colpì L’Aquila causando  309 vittime, più di 1.600 feriti, 200 dei quali gravemente feriti e ricoverati in ospedale e 66.000 sfollati. Il 5% della popolazione rimase intrappolata sotto le macerie, il 15% perse almeno un conoscente. Molti edifici furono danneggiati altri, specialmente nel centro storico, completamente distrutti.

Appello per fare rete

“La nostra iniziativa” ha spiegato ai microfoni di Vatican News il cardinale Petrocchi "ha il fine di lanciare un segnale all'intera Chiesa italiana, e in particolare alle comunità ecclesiali che sono state ferite dalla stessa calamità, per potere insieme cercare di comprendere sempre di più in profondità ciò che è avvenuto nella mente e nel cuore delle persone e cercare di dare risposte significative e portatrici davvero di novità rispetto a ciò che finora abbiamo constatato”.

Terremoto geologico e terremoto dell'anima

L’arcivescovo de L’Aquila ha aggiunto inoltre che: “Il terremoto geologico e quello dell'anima conoscono durate diverse: quello geologico, in genere, è più breve; potrebbe essere descritto come una curva a campana: c'è un momento di inizio, uno zenit e poi conosce un declino. Invece il terremoto dell’anima, che si attiva in genere quando quello geologico è nella sua fase conclusiva, può essere descritto come una linea in ascesa, cioè ha tempi molto prolungati”.

Ascolta l'intervista al Cardinale Giuseppe Petrocchi

Compromesso il senso del futuro

Per il cardinale Petrocchi, infine il terremoto dell'anima ha la tendenza a potenziare la reattività delle persone e della comunità in senso positivo e negativo: compaiono fenomeni di solidarietà, di collaborazione, di mutuo soccorso nella condivisione di emozioni, prospettive e sofferenze. Ma può aumentare il tasso di irritabilità nelle persone, il senso di abbattimento di fronte alla constatazione che tante prospettive cadono in pochi minuti; si avverte una temporalità che si spezza, perché il terremoto segna uno scarto grande tra il prima e il dopo: il senso del futuro viene compromesso.

Il grido di dolore

Non sono mancate testimonianze toccanti che hanno fatto rivivere quei tragici momenti. Quella di Giustino Parisse su tutte"La mia paternità è stata piegata la notte del sei aprile 2009 alle 3.32. E lo è stata in maniera devastante: l'ultima parola sulla bocca di mio figlio Domenico, prima del silenzio carico di polvere e disperazione è stata Papà, ripetuta una, due, tre volte. Quel grido fiducioso, nella notte che non avrebbe visto alba, è la spada ancora infilzata in un cuore che da dieci anni non smette di sanguinare"

La ripresa a partire dai luoghi simbolo: l'università

All’indomani del sisma, il capoluogo abruzzese ha puntato immediatamente su uno dei suoi luoghi simbolo: l’università. “Vi è stata la tragedia, e come la città anche l’Università ha pagato in termini di danni materiali, immateriali e di vite umane, soprattutto a carico della popolazione studentesca” ha detto il Rettore magnifico dell’Ateneo aquilano, Edoardo Alesse.  “Subito dopo l’evento sismico ci si chiese da più parti quale fosse la migliore strategia di reazione, per evitare che la città ed il territorio soccombessero. Varie furono le interpretazioni riguardo alle migliori strategie di ripresa, ma tutte avevano come comune denominatore il ruolo dell’Università” ha aggiunto.

Mostra fotografica della Caritas

Unitamente al convegno è stata allestita una mostra fotografica dalla Caritas intitolata “Istantanee: persone, ricordi, emozioni”. Un omaggio ai tanti volontari che soccorsero la popolazione aquilana colpita dal sisma. “A dieci anni di distanza" ha sottolineato il direttore della Caritas aquilana don Dante Di Nardo  "quei ricordi fanno salire dal nostro cuore un grazie. Gratitudine per tutti coloro che facendosi prossimo, da vicino o da lontano, sono stati con noi per alleviare il pesante fardello che il terremoto ci aveva consegnato. Un fardello che l’umana solidarietà rese più leggero e la carità cristiana illuminò di speranza”. 

Al Convegno hanno preso parte, tra gli altri, monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e delegato per la Caritas della Conferenza episcopale abruzzese-molisana e fr. Luca Perletti del Camillian Disaster Service International.

"E ‘necessario ripartire dalla ricostruzione del tessuto sociale, incentivando così il sostegno reciproco e il desiderio di ritrovarsi insieme come comunità unita" si legge nel messaggio del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, inviato per l'occasione.

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Convegno nazionale "Il terremoto dell'anima"
27 ottobre 2019, 09:46