Christus vivit, scegliere senza paura di sbagliare

A un anno dal Sinodo sui giovani, ragazzi e ragazze dal mondo si confrontano con la "Christus vivit", l'Esortazione apostolica di Papa Francesco. La giovinezza è il “tempo dei sogni” ma è anche il tempo delle “scelte”, scrive Francesco: rispetto agli adulti, che tengono i piedi “paralleli”, i ragazzi ne hanno “sempre uno davanti all’altro”, pronti a scattare. André, giovane del Senegal, confida: io scelgo affidandomi alla forza di Dio

“Christus vivit”

(par. 134-149)

Percorsi di gioventù

134. Come si vive la giovinezza quando ci lasciamo illuminare e trasformare dal grande annuncio del Vangelo? È importante porsi questa domanda, perché la giovinezza, più che un vanto, è un dono di Dio: «Essere giovani è una grazia, una fortuna».[71] È un dono che possiamo sprecare inutilmente, oppure possiamo riceverlo con gratitudine e viverlo in pienezza.

135. Dio è l’autore della giovinezza e opera in ogni giovane. La giovinezza è un tempo benedetto per il giovane e una benedizione per la Chiesa e per il mondo. È una gioia, un canto di speranza e una beatitudine. Apprezzare la giovinezza significa vedere questo periodo della vita come un momento prezioso e non come una fase di passaggio in cui i giovani si sentono spinti verso l’età adulta.

Tempo di sogni e di scelte

136. Al tempo di Gesù l’uscita dall’infanzia era un passaggio della vita quanto mai atteso, molto celebrato e festeggiato. Perciò, quando Gesù restituì la vita a una «bambina» (Mc 5,39), le fece fare un passo in più, la fece crescere e diventare «fanciulla» (Mc 5,41). Quando le disse: «Fanciulla, alzati!» (talitá kum), al tempo stesso la rese più responsabile della sua vita, aprendole le porte della giovinezza.

137. «La giovinezza, fase dello sviluppo della personalità, è marcata da sogni che vanno prendendo corpo, da relazioni che acquistano sempre più consistenza ed equilibrio, da tentativi e sperimentazioni, da scelte che costruiscono gradualmente un progetto di vita. In questa stagione della vita i giovani sono chiamati a proiettarsi in avanti senza tagliare le radici, a costruire autonomia, ma non in solitudine».[72]

138. L’amore di Dio e il nostro rapporto con Cristo vivo non ci impediscono di sognare, non ci chiedono di restringere i nostri orizzonti. Al contrario, questo amore ci sprona, ci stimola, ci proietta verso una vita migliore e più bella. La parola “inquietudine” riassume molte delle aspirazioni dei cuori dei giovani. Come diceva san Paolo VI, «proprio nell’insoddisfazione che vi tormenta [...] c’è un elemento di luce».[73] L’inquietudine insoddisfatta, insieme allo stupore per le novità che si presentano all’orizzonte, apre la strada all’audacia che li spinge a prendere la propria vita tra le mani e a diventare responsabili di una missione. Questa sana inquietudine, che si risveglia soprattutto nella giovinezza, rimane la caratteristica di ogni cuore che si mantiene giovane, disponibile, aperto. La vera pace interiore convive con questa insoddisfazione profonda. Sant’Agostino diceva: «Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».[74]

139. Qualche tempo fa un amico mi ha chiesto che cosa vedo io quando penso a un giovane. La mia risposta è stata: «Vedo un ragazzo o una ragazza che cerca la propria strada, che vuole volare con i piedi, che si affaccia sul mondo e guarda l’orizzonte con occhi colmi di speranza, pieni di futuro e anche di illusioni. Il giovane va con due piedi come gli adulti, ma a differenza degli adulti, che li tengono paralleli, ne ha sempre uno davanti all’altro, pronto per partire, per scattare. Sempre lanciato in avanti. Parlare dei giovani significa parlare di promesse, e significa parlare di gioia. Hanno tanta forza i giovani, sono capaci di guardare con speranza. Un giovane è una promessa di vita che ha insito un certo grado di tenacia; ha abbastanza follia per potersi illudere e la sufficiente capacità per poter guarire dalla delusione che ne può derivare».[75]

140. Alcuni giovani forse rifiutano questa tappa della vita perché vorrebbero rimanere bambini, o desiderano «un prolungamento indefinito dell’adolescenza e il rimando delle decisioni; la paura del definitivo genera così una sorta di paralisi decisionale. La giovinezza però non può restare un tempo sospeso: essa è l’età delle scelte e proprio in questo consiste il suo fascino e il suo compito più grande. I giovani prendono decisioni in ambito professionale, sociale, politico, e altre più radicali che daranno alla loro esistenza una configurazione determinante».[76] Prendono decisioni anche per quanto riguarda l’amore, la scelta del partner o quella di avere i primi figli. Approfondiremo questi temi negli ultimi capitoli, dedicati alla vocazione personale e al suo discernimento.

141. Ma contro i sogni che ispirano le decisioni, sempre «c’è la minaccia del lamento, della rassegnazione. Questi li lasciamo a quelli che seguono la “dea lamentela”! […] è un inganno: ti fa prendere la strada sbagliata. Quando tutto sembra fermo e stagnante, quando i problemi personali ci inquietano, i disagi sociali non trovano le dovute risposte, non è buono darsi per vinti. La strada è Gesù: farlo salire sulla nostra “barca” e prendere il largo con Lui! Lui è il Signore! Lui cambia la prospettiva della vita. La fede in Gesù conduce a una speranza che va oltre, a una certezza fondata non soltanto sulle nostre qualità e abilità, ma sulla Parola di Dio, sull’invito che viene da Lui. Senza fare troppi calcoli umani e non preoccuparsi di verificare se la realtà che vi circonda coincide con le vostre sicurezze. Prendete il largo, uscite da voi stessi».[77]

142. Dobbiamo perseverare sulla strada dei sogni. Per questo, bisogna stare attenti a una tentazione che spesso ci fa brutti scherzi: l’ansia. Può diventare una grande nemica quando ci porta ad arrenderci perché scopriamo che i risultati non sono immediati. I sogni più belli si conquistano con speranza, pazienza e impegno, rinunciando alla fretta. Nello stesso tempo, non bisogna bloccarsi per insicurezza, non bisogna avere paura di rischiare e di commettere errori. Piuttosto dobbiamo avere paura di vivere paralizzati, come morti viventi, ridotti a soggetti che non vivono perché non vogliono rischiare, perché non portano avanti i loro impegni o hanno paura di sbagliare. Anche se sbagli, potrai sempre rialzare la testa e ricominciare, perché nessuno ha il diritto di rubarti la speranza.

143. Giovani, non rinunciate al meglio della vostra giovinezza, non osservate la vita dal balcone. Non confondete la felicità con un divano e non passate tutta la vostra vita davanti a uno schermo. Non riducetevi nemmeno al triste spettacolo di un veicolo abbandonato. Non siate auto parcheggiate, lasciate piuttosto sbocciare i sogni e prendete decisioni. Rischiate, anche se sbaglierete. Non sopravvivete con l’anima anestetizzata e non guardate il mondo come se foste turisti. Fatevi sentire! Scacciate le paure che vi paralizzano, per non diventare giovani mummificati. Vivete! Datevi al meglio della vita! Aprite le porte della gabbia e volate via! Per favore, non andate in pensione prima del tempo.

La voglia di vivere e di sperimentare

144. Questa proiezione verso il futuro che si sogna, non significa che i giovani siano completamente proiettati in avanti, perché allo stesso tempo c’è in loro un forte desiderio di vivere il presente, di sfruttare al massimo le possibilità che questa vita dona loro. Questo mondo è pieno di bellezza! Come possiamo disprezzare i doni di Dio?

145. Contrariamente a quanto molti pensano, il Signore non vuole indebolire questa voglia di vivere. Fa bene ricordare ciò che insegnava un sapiente dell’Antico Testamento: «Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene [...]. Non privarti di un giorno felice» (Sir 14,11.14). Il vero Dio, quello che ti ama, ti vuole felice. Ecco perché nella Bibbia troviamo anche questo consiglio rivolto ai giovani: «Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. [...] Caccia la malinconia dal tuo cuore» (Qo 11,9-10). Perché è Dio che «tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne» (1 Tm 6,17).

146. Come potrà essere grato a Dio chi non è capace di godere dei suoi piccoli regali di ogni giorno, chi non sa soffermarsi davanti alle cose semplici e piacevoli che incontra ad ogni passo? Perché «nessuno è peggiore di chi danneggia se stesso» (Sir 14,6). Non si tratta di essere insaziabili, sempre ossessionati da piaceri senza fine. Al contrario, perché questo ti impedirà di vivere il presente. Si tratta di saper aprire gli occhi e soffermarti per vivere pienamente e con gratitudine ogni piccolo dono della vita.

147. È chiaro che la Parola di Dio ti invita a vivere il presente, non solo a preparare il domani: «Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6,34). Questo però non significa lanciarsi in una dissolutezza irresponsabile che ci lascia vuoti e sempre insoddisfatti, bensì vivere pienamente il presente, usando le energie per cose buone, coltivando la fraternità, seguendo Gesù e apprezzando ogni piccola gioia della vita come un dono dell’amore di Dio.

148. A questo proposito, vorrei ricordare che il Cardinale Francesco Saverio Nguyên Van Thuân, quando fu imprigionato in un campo di concentramento, non volle che i suoi giorni consistessero soltanto nell’attendere e sperare un futuro. Scelse di «vivere il momento presente riempiendolo d’amore»; e il modo in cui lo realizzava era questo: «Afferro le occasioni che si presentano ogni giorno, per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario».[78] Mentre lotti per realizzare i tuoi sogni, vivi pienamente l’oggi, donalo interamente e riempi d’amore ogni momento. Perché è vero che questo giorno della tua giovinezza può essere l’ultimo, e allora vale la pena di viverlo con tutto il desiderio e con tutta la profondità possibili.

149. Questo vale anche per i momenti difficili, che devono essere vissuti a fondo per riuscire a imparare il loro messaggio. Come insegnano i Vescovi svizzeri: «Egli è lì dove noi pensavamo che ci avesse abbandonato e che non ci fosse più alcuna possibilità di salvezza. È un paradosso, ma la sofferenza, le tenebre, sono diventate, per molti cristiani [...] luoghi di incontro con Dio».[79] Inoltre, il desiderio di vivere e di fare esperienze nuove riguarda specialmente molti giovani in condizione di disabilità fisica, psichica e sensoriale. Essi, anche se non possono fare sempre le stesse esperienze dei coetanei, hanno risorse sorprendenti, inimmaginabili, che talvolta superano quelle comuni. Il Signore Gesù li ricolma di altri doni, che la comunità è chiamata a valorizzare, perché possano scoprire il suo progetto d’amore per ciascuno di loro.

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31 ottobre 2019, 12:00