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Presentazione del Rapporto Immigrazione, con il direttore della Caritas don Soddu Presentazione del Rapporto Immigrazione, con il direttore della Caritas don Soddu 

Giornata Migranti. Soddu e Di Tora: prossimità con spirito di missione

Il direttore della Caritas Italiana don Soddu parla della necessità di un’ecologia umana integrale per l’accoglienza dei migranti. Monsignor Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes, sottolinea che i migranti sono persone, non numeri

Marco Guerra–Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

La Chiesa italiana si appresta a celebrare in comunione con il Papa la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, indetta per domani, domenica 29 settembre. La Cei rinnova quindi l’impegno profuso ogni giorno dell’anno tramite un’azione di prossimità, integrazione e cura pastorale. E proprio alla vigilia della Giornata, Caritas e Migrantes hanno presentato il 28.mo Rapporto immigrazione che riprende il tema del Messaggio di Francesco “Non si tratta solo di migranti”. Per sapere come il mondo del volontariato cattolico italiano vive questa iniziativa abbiamo intervistato, il direttore della Caritas italiana don Francesco Soddu:

Ascolta l'intervista a don Soddu

R. – Intanto con gioia. Questo è molto importante. Tutte le sollecitazioni che ci vengono date da Papa Francesco vengono accolte come occasioni favorevoli per essere confermati nella fede, da una parte, ed essere sollecitati a proseguire un cammino, dall’altra. Un cammino che è fatto di testimonianza. Proprio rifacendoci al Messaggio del Santo Padre “Non si tratta solo di migranti”, Caritas italiana e la fondazione Migrantes hanno  pubblicato proprio alla vigilia di questa giornata il 28.mo rapporto. “Non si tratta solo di migranti”, cosa vuol dire? Significa che si vuole accogliere l’intera famiglia umana, così come Papa Francesco già da tempo sta sempre sollecitando tutte le persone e tutte le persone di buona volontà, rispondendo alle necessità dell’ecologia integrale. Nella fattispecie si vuole sottolineare l’interconnessione non soltanto dei fenomeni ma soprattutto delle persone.

La Chiesa come risponde a questa sfida? Chiesa italiana che fra l’altro è in prima linea…

R. – Certo, non solo con una prossimità ma in modo particolare con un rapporto di reciprocità. Io dico così perché richiamando ancora “Non si tratta soltanto di migranti” non è soltanto un’azione benefica nei loro confronti. Ahimè, qui bisogna aprire una parentesi, una volta lo abbiamo rimarcato: non è semplicemente venire in aiuto ma addirittura riconoscere un diritto che viene negato. Ma nella misura in cui si presta questa attenzione si cresce anche come persone, da parte di chi in un certo qual modo dà questa specie di attenzione. Un rapporto di reciprocità, nella misura in cui io sto attento ai bisogni degli altri maturo in umanità oltre che naturalmente in fede cristiana in questo caso.

Quindi c’è anche una crescita nella fede sia nel migrante sia in colui che accoglie il migrante?

R. – Intanto si dà una testimonianza. Ciò che lei ha posto nella domanda è molto importante perché più di una volta viene sottolineato dal Pontefice e dai nostri vescovi: la povertà principale è la povertà spirituale e in questo bisogna dare innanzitutto un esempio affinché, senza proselitismo ma con un’opera di attrattiva, siamo anche in grado di portare avanti un discorso missionario.

Mons. Di Tora: i migranti sono persone, non numeri

La Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dal 1914. Per l’edizione del 2019 Papa Francesco ha scelto il tema “Non si tratta solo di migranti” per mostrarci i nostri punti deboli e assicurarci che nessuno rimanga escluso dalla società, che sia un cittadino residente da molto tempo, o un nuovo arrivato. Presentando la Giornata, monsignor Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione episcopale per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana, ha sottolineato che “le migrazioni non sono la fine del mondo, ma l’inizio di un mondo nuovo”.

Ascolta l'intervista a mons. Guerino Di Tora

R. – Ogni anno si vive questo momento per richiamare alla coscienza di tutti noi cristiani la realtà di coloro che hanno bisogno di essere accolti e sostenuti perché fuggono da situazioni evidentemente difficili della loro storia, del loro mondo. E vogliono costruire, insieme con quelle nazioni, con quei popoli che si trovano in situazioni meno disagiate o migliori, un mondo nuovo. Vogliono portare anche la loro cultura e prendere anche il bene dagli altri. È uno scambio che deve poter essere veramente orientato al bene di un mondo nuovo e diverso.

A proposito di scambio, il tema di questa giornata “Non si tratta solo di migranti”, interpella l’Occidente. Proprio per costruire questo mondo nuovo c’è bisogno di uno scambio il più possibile proficuo e sinergico…

R. – Richiede proprio questo entrare in una realtà di non chiusura, quindi di apertura verso gli altri, verso culture diverse. Oggi il mondo è globalizzato e vicino alla globalizzazione delle monete, delle merci, c’è questo movimento migratorio delle persone. Sono persone, non numeri! Tante volte immaginiamo una categoria che si riduce a numeri, a quanti muoiono in mare o cose del genere… Ogni migrante è una persona, è un essere umano!

A proposito di attenzione verso i migranti, quali sono le responsabilità e anche i compiti da parte dell’Europa?

R. – Penso che l’immigrazione deve potere essere innanzitutto vista, considerata e governata come altri fenomeni a livello europeo e non lasciata alle singole nazioni.

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28 settembre 2019, 13:41