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Usura: a Bari una Messa per le vittime

L’arcivescovo Cacucci ha celebrato una Messa per le vittime di usura e azzardo nel venticinquesimo della fondazione antiusura San Nicola e Santi Medici di Bari. Le famiglie finiscono oggi vittime degli usurai per una banalità e spesso hanno poco aiuto da banche e finanziarie e sono abbandonate dallo Stato

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

Una Messa celebrata per le vittime dell’usura e dell’azzardo. È successo domenica 30 giugno a Bari, nella Basilica di S. Nicola, dove l’arcivescovo Francesco Cacucci ha celebrato l’Eucaristia in occasione del 25mo della Fondazione antiusura San Nicola e Santi Medici. Una cerimonia cui hanno preso parte anche i volontari che assistono le persone sovraindebitate e le famiglie taglieggiate dai cosiddetti 'strozzini'. “La vicinanza del vescovo, che non manca mai, ci dà forza e ci aiuta ad andare avanti nel nostro cammino”, spiega Paolo Vitti, vicepresidente della Fondazione barese nata venticinque anni fa e presieduta da mons. Alberto D’Urso che guida anche la Consulta Nazionale Antiusura. “Questi sono i momenti in cui i nostri volontari fanno il pieno di quella energia che gli serve per portare avanti questa missione”.

La Fondazione San Nicola e Santi Medici viene promossa da mons. Mariano Magrassi, allora Arcivescovo di Bari, con il Messaggio Pasquale del 1994 intitolato ‘Strangolati dall’usura’. “Mons. D’Urso raccolse questo invito – spiega Paolo Vitti – e coordinandosi con p. Massimo Rastrelli a Napoli, chiamò a raccolta enti e persone di buona volontà che costituirono a Bari questa fondazione. Oggi abbiamo allargato di molto il nostro ambito di intervento e abbiamo una giurisdizione su base regionale”.

‘Sotto schiaffo’ per una banalità

“Di questi tempi purtroppo – racconta il vicepresidente della Fondazione – si finisce ‘sotto schiaffo’, cioè vittime degli usurai, per una banalità. Abbiamo sperimentato che molte famiglie si indebitano con gli strozzini per una festa di compleanno o una festa organizzata per la prima comunione dei figli. Ma sempre perché viene a scattare un meccanismo piscologico per cui ‘si fa il passo più lungo della gamba’: non si ha contezza cioè della propria capacità di sostenere gli impegni che si sono assunti. Trovando chiuse le porte del finanziamento legale si finisce nelle mani di persone indicate come disponibili, benevole, comprensive dei bisogni altrui, ma che in realtà sono criminali sfruttatori”.

Le giovani famiglie le più ‘sovraindebitate’

Secondo i dati del Bilancio 2018 la Fondazione è intervenuta, lo scorso anno, su sollecitazione di numerose famiglie, per impedire la vendita degli immobili all’asta. Ammontano a oltre 240 mila euro le spese per l’assistenza legale a carico della Fondazione. “Soprattutto le giovani famiglie – spiega il vicepresidente – sono quelle che hanno un mutuo per l’acquisto della casa da soddisfare. Naturalmente, basta che intervenga un imprevisto, una spesa non preventivata o la malattia di un parente, per squilibrare il ménage familiare, in una situazione economica già difficile di questi tempi. La famiglia si avvia così verso un processo di sovraindebitamento che in breve diventa insostenibile”. “È qui che noi cerchiamo di intervenire – spiega Vitti – per ristabilire l’equilibrio finanziario del nucleo familiare, consentendole di abbattere i propri debiti e farsi carico di un rimborso sostenibile”.

Finanziamenti ‘fuori legge’

“C’è un dato da sottolineare però – aggiunge il vicepresidente della Fondazione barese – nella legge bancaria italiana è previsto che determinati interventi da parte di banche e finanziarie debbano essere compiuti previa verifica della loro sostenibilità. Noi purtroppo invece notiamo come spesso la stessa finanziaria conceda, in un lasso di tempo molto limitato, due o tre finanziamenti alla stessa persona. Questo significa che il secondo finanziamento serve per pagare il primo, il terzo per pagare il secondo e così via. Naturalmente questo comporta che invece di essere educate ad un indebitamento responsabile le persone vengono avviate verso indebitamenti assolutamente insostenibili”.

Una legislazione che dimentica le famiglie

Nell’ambito dell’attività di educazione alla legalità perseguita dalla Fondazione San Nicola e Santi Medici di Bari, è continuata nel 2018 l’opera di incoraggiamento alla denuncia degli usurai. Sono otto le denunce presentate alle forze dell’ordine tramite la Fondazione nello scorso anno e sembrano poche rispetto al dilagante fenomeno dell’usura in Puglia. “Per chi fa prevenzione come noi – spiega Paolo Vitti – la denuncia è paradossalmente un’ammissione di sconfitta. Significa che non siamo intervenuti in tempo nella nostra azione di prevenzione. Però è ovvio che quando ci troviamo di fronte a questa situazione mettiamo a disposizione delle vittime innanzitutto i nostri legali, perché possano accompagnarle nella costituzione di parte civile nel processo a carico degli imputati del reato. Ma oltre al sostegno economico ci impegniamo anche nel conforto psicologico delle vittime degli usurai. Queste persone si sentono spesso sole e abbandonate e la stessa legislazione non viene loro incontro. La Legge 108 del 1996, infatti, prevede delle ‘provvidenze’ nei confronti di chi denuncia l’usura solo nel caso eserciti un’attività economica ma non per i lavoratori dipendenti o un nucleo familiare. Da tempo chiediamo una riforma della legge nazionale che tenga conto che anche la famiglia è un centro che produce ricchezza, un centro di welfare, che ha quindi la sua rilevanza economica. Quando cade vittima dell’usura deve avere perciò lo stesso trattamento degli esercenti attività economiche in senso classico”.

 

Ascolta l'intervista a Paolo Vitti

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03 luglio 2019, 14:17