Cerca

AdobeStock_190211433.jpeg

La Compagnia di Gesù chiede perdono per gli abusi compiuti da un gesuita cileno

Il gesuita cileno Renato Poblete Barth, morto nel 2010, ha commesso abusi sessuali. Le vittime sono 22 donne, tra cui 4 minorenni. Questo l’esito di una indagine condotta dalla Compagnia di Gesù

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Si è conclusa l’indagine relativa al sacerdote Renato Poblete Barth, cappellano per più di 20 anni dell’istituzione caritativa “Hogar de Cristo”, fondata da padre Alberto Hurtado. Lo rende noto, con un comunicato, la Compagnia di Gesù precisando che è stata avviata un’inchiesta indipendente dopo la denuncia di una donna, la signora Marcela Aranda, risalente al mese di gennaio di quest'anno. Nel documento, diffuso dalla Provincia cilena della Compagnia di Gesù, si ricordano le varie fasi e le conclusioni dell’inchiesta. Al comunicato si aggiunge una dichiarazione pubblica del superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Cile, padre Cristián del Campo.

Accertati 22 casi di abusi

L’indagine è stata affidata all’avvocato penalista Waldo Bown, dell'Università del Cile, che ha raccolto “più di 100 testimonianze”. Sono ventuno le donne, oltre a Marcela Aranda, che hanno dichiarato di aver subito abusi sessuali compiuti da padre Poblete Barth. Questi gravi episodi si sono verificati tra il 1960 e il 2008. Due donne hanno riferito, in particolare, che sono state ripetutamente vittime di abusi. Tra i 22 segnalati, sono stati anche indicati quattro casi che si riferiscono ad abusi su ragazze minori di 18 anni.

Testimonianze credibili

Le testimonianze, ritenute credibili, in alcuni casi sono state corroborate da altri elementi che hanno confermato i fatti denunciati. Per quanto riguarda la responsabilità, sia individuale sia della Compagnia di Gesù, l’inchiesta ha anche raccolto testimonianze di un numero significativo di persone, gesuiti e laici, che hanno parlato di “comportamenti inappropriati” da parte del sacerdote Renato Poblete Barth. Non sono tuttavia state riscontrate prove di insabbiamento della vicenda. L’avvocato Waldo Bown sottolinea che, in alcuni casi, si è ravvisata una “responsabilità etica” per una non adeguata vigilanza.

Le responsabilità della Compagnia

La Compagnia di Gesù, non solo per questa vicenda ma anche per altri casi di abusi, riconosce di non aver reagito “con decisione, diligenza ed efficacia” a “notizie, informazioni o segnali preoccupanti”. Questa mancata risposta, si legge nel comunicato, ha permesso che si potessero verificare abusi. E non ha impedito che tali abusi continuassero.

La richiesta di perdono

La Compagnia di Gesù chiede perdono: “Non abbiamo agito con prontezza e serietà – si legge nel comunicato – e ci scusiamo con le vittime di abusi”. “Il danno arrecato – si sottolinea inoltre nel documento - è enorme e, in molti casi, è così grande che è difficile misurarlo con parole”. “Ci vergogniamo e ci spezza il cuore sapere che ci sono persone che abbiamo ferito”. “Questo è contrario alla ragione fondamentale della nostra missione, che è la trasmissione della Buona Novella di Gesù Cristo”. “Chiediamo perdono per gli abusi e per la nostra cecità e negligenza”.

Sostegno finanziario alle vittime

Nel comunicato si ricorda anche che la Compagnia di Gesù ha offerto sostegno finanziario per consentire alle vittime, che ne hanno fatto richiesta, di sottoporsi a trattamenti terapeutici. I gesuiti assicurano infine l’impegno ad approfondire, per la vicenda di padre Poblete Barth ed altri casi, spazi di dialogo tesi a definire misure riparatorie più appropriate.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

31 luglio 2019, 12:30