Sri Lanka, Santuario di Sant'Antonio: dalla strage alla riapertura

Quasi due mesi dopo le stragi di Pasqua che hanno provocato complessivamente almeno 257 vittime, è stato riaperto in Sri Lanka il Santuario di Sant'Antonio. Intervista con il cardinale Malcom Ranjith. Alcune delle persone coinvolte direttamente o indirettamente negli attacchi, afferma l'arcivescovo di Colombo, sono ancora libere

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

Dopo il barbaro attacco terroristico dello scorso 21 aprile, il principale luogo di culto cattolico dello Sri Lanka è tornato ad accogliere i fedeli. Ieri, nel giorno in cui la Chiesa ha ricordato Sant'Antonio, l'arcivescovo di Colombo, cardinale Malcom Ranjith, ha presieduto la Santa Messa nel Santuario di Sant'Antonio. Alla celebrazione - sottolinea il porporato a Vatican News - hanno partecipato molte persone. 

Ascolta l'intervista al cardinale Ranjith

Santi moderni

Quello vissuto ieri, ha detto l'arcivescovo di Colombo, è stato un momento molto toccante. Sono state ricordate le persone, quasi 60, morte la domenica di Pasqua. Tra le vittime, ci sono ancora dei cadaveri non identificati. Coloro che sono morti negli attacchi dello scorso 21 aprile, aggiunge il cardinale Ranjith, sono dei santi. Sono un bell'esempio di fede. Hanno partecipato alla Messa di Pasqua per stare vicino al Signore e per questo hanno perso la loro vita. Per me, spiega il porporato, sono "santi moderni". A loro, ricorda, abbiamo dedicato una sala del Santuario in cui sono stati riportati tutti i nomi delle vittime. Sono morti perchè sono venuti in chiesa. "Speriamo che un giorno - osserva il cardinale Ranjith - possano essere elevati alla santità".

Ancora liberi coloro che hanno alimentato l'odio

L'arcivescovo di Colombo, ricordando che "alcune famiglie sono rimaste completamente distrutte", chiede inoltre ai politici che vengano promosse azioni nel solco della giustizia: "bisogna che il governo non trascuri questa richiesta di giustizia". Gli attentatori, ricorda il porporato, sono morti. Ma sono ancora liberi quelli che hanno alimentato l'odio nella comunità islamica. E non sono stati arrestati anche coloro che hanno aiutato in vari modi, direttamente o indirettamente, i terroristi. Alcune di queste persone da consegnare alla giustizia - riferisce il cardinale Ranjith - sono in Sri Lanka. Altri sono all'estero. Più di tutti devono essere puniti quelli che hanno alimentato l'odio.

Dio è amore

"Queste cose inumane - afferma l'arcivescovo di Colombo - non devono essere praticate in nome del Signore" perchè Dio è misericordia, amore, umiltà. Si devono seguire queste strade se si crede in Dio. È una gioia, conclude il porporato, vivere in armonia con gli altri, amare e sentirsi amati. Gli attacchi compiuti il giorno di Pasqua sono stati rivendicati dal sedicente stato islamico. Il Santuario di Sant'Antonio è stato il primo ad essere colpito. Il lavoro di restauro è stato finanziato dal governo e affidato ai militari della Marina srilankese.

 

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14 giugno 2019, 15:08