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Ultima cena, bassorilievo Cattedrale Colonia Ultima cena, bassorilievo Cattedrale Colonia 

Giovedì Santo, l'apertura del Triduo pasquale

Con il Giovedì Santo si conclude la Quaresima. In questa giornata si svolgono due celebrazioni: una al mattino e una al pomeriggio. La Messa vespertina è chiamata anche “Coena Domini” e segna l’inizio del Triduo Pasquale, cioè i tre giorni in cui si commemorano Passione, Morte e Resurrezione di Gesù.

Roberta Barbi - Città del Vaticano

Siamo all’inizio della Settimana Santa: il Giovedì Santo, infatti, anche detto Giovedì dei Misteri, segna l’inizio della celebrazione del Triduo Pasquale. Da un punto di vista liturgico, infatti, quella del Triduo è proprio un’unica celebrazione che culminerà nella Veglia, per poi concludersi con i secondi Vespri della Domenica di Pasqua. Dopo la “Coena Domini”, infatti, l’assemblea se ne va nel silenzio e così inizia e finisce anche la celebrazione del Venerdì Santo. Solo al termine della Veglia Pasquale si sciolgono le campane in segno di gioia e l’assemblea può ricevere la benedizione.

La benedizione del Crisma

Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni: la mattina la Messa crismale e in serata la celebrazione della Messa “in Coena Domini”. All’inizio del Triduo Pasquale, il vescovo benedice gli olii durante la Messa crismale; olii che vengono consegnati a tutte le Parrocchie come segno di unità e comunione. L’olio è sostanza terapeutica, aromatica e conviviale; medica le ferite, profuma le membra, allieta la mensa; richiama l’unzione di Spirito Santo, ricevuta da Gesù Cristo e oggi partecipata a tutti i battezzati. Gli olii benedetti per la potenza dello Spirito vengono consegnati per risanare, illuminare, confortare, consacrare e confermare i doni e carismi con i quali lo stesso Spirito adorna la sua Chiesa per l’edificazione del Regno. Con il santo Crisma sarà conferita l’unzione sacramentale a chi, a diverso titolo, verrà incorporato a Cristo sacerdote, re e profeta: i bimbi o giovani appena battezzati e i cresimandi; i presbiteri e i vescovi nel giorno dell’ordinazione. Come segno di consacrazione a Cristo, sono unti con il crisma i nuovi altari e le pareti delle nuove chiese.  L’olio dei catecumeni rafforzerà quanti lottano per vincere le seduzioni del male e si preparano a ricevere il Battesimo.  L’olio degli infermi conforterà coloro che, associati alla Passione di Cristo, affrontano la malattia e la fragilità del corpo.

La “Coena Domini”, il più grande si fa piccolo

“Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto”. (Gv 13, 3-5)

Il racconto del Vangelo si apre con Gesù e i discepoli che si preparano a celebrare la festa degli Azzimi, ossia la Pasqua, la più solenne delle festività ebraiche che prevede di riunirsi per una cena che segue un preciso rituale e la tradizione di consumare pane non lievitato, erbe amare e carne di agnello. Ma per Gesù e per i Dodici questa cena sarà molto di più: è l’ultima volta che saranno insieme. Tutti i simboli ebraici vengono rinnovati: l’agnello d’ora in poi è Gesù, il Figlio che Dio ha sacrificato per la salvezza del mondo e il pane spezzato a tavola e distribuito tra i commensali costituisce un semplice gesto che istituisce il più grande dei Sacramenti: l’Eucaristia, in cui il Signore addirittura si fa cibo salvifico per tutti noi. Durante questa cena, poi, Gesù compie un altro gesto particolare che lo connota sempre di più come il Signore che si fa uomo tra gli uomini, anzi, il più piccolo tra loro: la lavanda dei piedi. A tavola, infatti, si doveva arrivare puliti, perciò simbolicamente ci si lavava almeno i piedi, considerati la parte più sporca del corpo. Questo rito di ospitalità, perciò, era in qualche modo obbligatorio: lo faceva la moglie al marito, il figlio al padre, ma soprattutto il servo al padrone. Con questo gesto che vale più di mille parole, Gesù mostra agli apostoli quale sarà la loro missione: un dono totale e completo di sé al prossimo, da elargire a tutti i fratelli dell’umanità.  

Il tradimento e la salvezza

Ma c’è un altro elemento importantissimo nella Coena Domini: l’annuncio del tradimento di Giuda. Gesù lo fa pubblicamente, porgendo all’apostolo un boccone intinto, come si usava verso gli ospiti d’onore nei banchetti, e lo esorta a fare presto affinché tutto si compia. Gli apostoli, intanto, sono increduli di quanto sta per avvenire, tanto che Pietro, con la sua solita irruenza, all’annuncio del tradimento imminente, chiede al Maestro: “Sono forse io?”. Poi, come abbiamo detto, Gesù spezza il pane e offre il vino, caricandoli di simbolismo: in questo semplice passaggio viene istituita l’Eucaristia, intorno alla quale si raduna il popolo di Dio che dagli apostoli discende, cioè la Chiesa. Gesù accompagna questo gesto con la promessa di salvezza per chiunque sia disposto a seguirlo: gli apostoli e l’umanità intera; la salvezza è simboleggiata dalla “casa” che aspetta ognuno di noi, un concetto comune nel mondo antico per indicare l’aldilà e che, quindi, gli apostoli potevano comprendere.

“Fate questo in memoria di me”

C’è poi questa frase, attraverso la quale Gesù si congeda dagli Undici e attraverso la quale istituisce, di fatto, il ministero sacerdotale. Ecco perché il Giovedì Santo è anche la festa del sacerdozio cristiano. Al termine di questa ricchissima celebrazione, avviene poi la reposizione dell’Eucaristia nella cappella laterale delle chiese, dove il corpo di Cristo sarà meta di adorazione per tutto il giorno successivo.

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18 aprile 2019, 07:25