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I vescovi siciliani preoccupati per la forte emigrazione giovanile

Al centro dei lavori della Sessione invernale della Conferenza episcopale siciliana, riunitasi a Palermo dal 7 al 9 gennaio, la realtà giovanile nell'isola. Per i terremotati dell’Etna, giornata di preghiera e solidarietà il 3 febbraio

Tiziana Campisi - Città del Vaticano

“I giovani guardano la nostra terra come luogo di non crescita, senza futuro: l’unica via è la fuga”: così scrivono i vescovi siciliani nel comunicato finale della loro Sessione invernale. Secondo i dati Istat, oggi nell’isola la disoccupazione raggiunge il 58%; i presuli specificano che “la situazione migratoria dei giovani colpisce soprattutto le aree interne, che si configurano con le zone montane che, nonostante il grande patrimonio culturale e artistico di cui sono ricche, non sono state valorizzate adeguatamente dalle istituzioni, mancando di capacità imprenditoriale e di cultura del lavoro”. I vescovi sottolineano inoltre che “quei giovani, che hanno scommesso sull’apertura di aziende, sono scappati in poco tempo non solo per la crisi economica, ma anche per la mancanza di vie di comunicazione adeguate allo sviluppo economico”. Inoltre c’è “sfiducia nelle istituzioni e nella politica in generale” e si guardano i “politici come insensibili alle situazioni sociali ed economiche in cui versano i giovani nel non potere realizzare i propri progetti nella loro terra”. Quanto alla fede, in Sicilia, “i giovani del millennio sono una ‘generazione di mezzo’, sospesi tra un modello tradizionale–istituzionale tipico del passato e un modello nuovo, de-istituzionalizzato, tipico della cultura del tempo presente”. A tal proposito i presuli esortano ad “avere il coraggio di porre fiducia nei giovani. Bisogna credere che i giovani, per quanto apparentemente lontani dai discorsi religiosi, sono aperti alle novità della vita e non escludono un eventuale riavvicinamento alla fede, secondo forme più adeguate alla loro età”. Per questo è stato auspicato l’incremento della pastorale oratoriana.

Solidarietà ai terremotati dell’Etna 

Nel corso dei lavori, vicinanza e solidarietà alle Chiese di Catania ed Acireale sono state espresse per le conseguenze del recente terremoto e dello sciame sismico, che sta interessando le aree intorno all’Etna. “Ci si addolora per il notevole disagio che i vari nuclei familiari patiscono nel vedere gravemente lesionate e inagibili le loro dimore, sostengono i vescovi siciliani. Dispiace, inoltre, che le scuole, gli edifici di culto, le canoniche e gli oratori siano gravemente danneggiati, aggravando lo sconforto della gente, ulteriormente disorientata per non poter usufruire di questi luoghi di aggregazione”. Una giornata di preghiera è stata indetta per il 3 febbraio 2019, oltre alla raccolta di offerte per contribuire alle necessità. Solidarietà poi anche agli agricoltori per i danni alle colture e per la perdita dei raccolti dovuti alle alluvioni e alle gelate delle settimane scorse. Tanti agricoltori hanno subito ingenti danni alle loro colture e, talvolta, hanno perduto l’intero raccolto. I vescovi auspicano “adeguati interventi pubblici per ripristinare le attività compromesse”.

Progetto Opifici di Pace

E’ stato annunciato infine che l’8 settembre, a Cefalù si svolgerà Giornata Nazionale per la Custodia del Creato. Per l’occasione sarà lanciato il progetto Opifici di Pace, già sottoscritto nella convenzione tra la Regione Siciliana e la Conferenza episcopale, per il coinvolgimento delle parrocchie siciliane nella raccolta differenziata, quali agenzie educative per la formazione di una “cittadinanza ecologica” (Laudato sì 211). Le parrocchie non avranno oneri economici per la realizzazione di “ecoisole”, ma sarà possibile aderire al progetto stipulando una convenzione con i comuni.

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13 gennaio 2019, 14:43