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Mons. José Domingo Ulloa Mendieta Mons. José Domingo Ulloa Mendieta 

Gmg Panama. Il Papa troverà una Chiesa viva al servizio di tutti

La Chiesa e la società hanno bisogno dei giovani. Lo ribadisce l’arcivescovo di Panama, mons. José Domingo Ulloa Mendieta: “Attendiamo Francesco nella Preghiera

Massimiliano Menichetti - Città del Vaticano

La Gmg di Panama sarà anche un'opportunità per rendere visibili le realtà giovanili, tra cui i migranti, gli indigeni e la comunità di origine africana. A pochi giorni dal grande incontro internazionale l'arcivescovo del piccolo istmo centroamericano, mons. José Domingo Ulloa Mendieta, in un'intervista ribadisce che la Chiesa panamense è una realtà viva che "dialoga con chi è 'diverso ma non distante', che sa sostenere un dialogo ecumenico e interreligioso, una Chiesa che è al servizio di tutti, senza escludere nessuno.

Come vi siete preparati a questo grande incontro con il Papa e con i giovani di tutto il mondo?

R. – Nuestra preparación estuvo sostenida…
La nostra preparazione è stata sostenuta per prima cosa dalla preghiera, e abbiamo messo questo progetto nelle mani del Signore, stabilendo la Giornata della preghiera per la Gmg il 22 di ogni mese, per circa due anni. Abbiamo scelto il giorno della festa di San Giovanni Paolo II, che ha creato la Gmg. Abbiamo anche avuto il supporto di una prestigiosa azienda che ha sviluppato le procedure in modo molto metodico, cosa che ci ha permesso di dare seguito ad ogni passo che abbiamo fatto nell'organizzazione nelle diverse direzioni del Comitato organizzatore locale della Gmg.

Quale Chiesa troverà Papa Francesco?

R. – Encontrará una Iglesia joven y alegre…
Troverà una Chiesa giovane e gioiosa, autentica, multietnica e pluriculturale, con una fede viva, con l'impegno di annunciare il Vangelo. Una Chiesa che non deluderà la fiducia che il Papa ha riposto in questo piccolo istmo per organizzare un evento unico e storico come la Gmg. Una Chiesa che riafferma il magistero di Papa Francesco, nell’annunciare quella Chiesa in uscita e alla ricerca di coloro che si trovano nelle periferie. Una Chiesa che dialoga con chi è "diverso ma non distante", che sa sostenere un dialogo ecumenico e interreligioso. Una Chiesa che è al servizio di tutti, senza escludere nessuno.

Lei ha detto che sarà una Gmg che metterà al centro i giovani in cerca di Cristo, senza dimenticare la questione dei nativi e delle migrazioni. Quanto sono importanti questi aspetti?

R. – La JMJ es la oportunidad…
La Gmg è l'opportunità di rendere visibili le realtà giovanili, tra cui i migranti, gli indigeni e la comunità di origine africana. Non possiamo ignorare queste realtà e nemmeno possiamo restare senza fare nulla. Credo che lo scenario della Giornata aiuterà a collocare queste realtà e anche come la Chiesa in Centro America le accompagni.

Cosa vi aspettate da questa Gmg?

R. – Esperamos que pueda ser…
Speriamo che possa essere sfruttata dal maggior numero di giovani della regione centroamericana e del continente americano. E per coloro che non possono essere fisicamente presenti, abbiamo lavorato per garantire che possano seguirla sulle diverse piattaforme di comunicazione. Ma alla fine che i giovani possano uscirne più inquieti e impegnati nella ricerca di risposte alle loro domande esistenziali e definiscano il loro progetto di vita.

Cosa augura ai ragazzi e alle ragazze della Gmg?

R. – Que se dejen acariciar…
Che si lascino accarezzare dall'amore misericordioso del Padre, che sfruttino al meglio le catechesi, le parole del Papa, che viene a confermarci nella fede, a dire, però, che la Chiesa e la società hanno bisogno di loro… che abbiano il coraggio di rispondere alla chiamata di Dio. Con la nostra preghiera.

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15 gennaio 2019, 07:00