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Elezioni Congo. Vescovi: verità e giustizia sui risultati

Il popolo sappia chi ha vinto. Muove da qui l'appello dei vescovi della Repubblica Democratica del Congo alla luce della relazione della Missione di osservazione elettorale della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale del Paese ad una settimana circa dal voto

Marco Guerra – Città del Vaticano

La Conferenza episcopale congolese (Cenco) ha dichiarato di conoscere il nome del vincitore delle elezioni presidenziali nella Repubblica Democratica del Congo e ha chiesto alla Commissione elettorale (Ceni) di proclamare i risultati in "verità e giustizia".

Gli osservatori della Conferenza episcopale

L’appello dei vescovi arriva alla luce dei dati raccolti dalla missione di osservazione elettorale organizzata della Cenco (MOE JPC/CENCO). Per le elezioni legislative e presidenziali dello scorso 30 dicembre 2018, la missione ha inviato 1.026 osservatori a lungo termine in diverse città e territori e 40.000 osservatori a breve termine in tutti i centri di voto. Accreditati dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), tutti gli osservatori della JPC/CENCO EOM sono stati dispiegati e hanno tutti inviato relazioni sullo stato di avanzamento delle varie operazioni.

Padre Nshole: confermata scelta del candidato

Questo organismo tecnico "constata" che i dati a sua disposizione "confermano la scelta di un candidato alla presidenza della Repubblica", ha affermato in una nota il segretario generale della Cenco, padre Donatien Nshole. "È importante notare che le irregolarità osservate non possono aver influito in modo significativo sulla scelta che il popolo congolese ha chiaramente espresso nei sondaggi", ha aggiunto.  "A tal fine - ha continuato - la Ceni è chiamata, come istituzione di sostegno alla democrazia, a pubblicare i risultati delle elezioni in modo responsabile, nel rispetto della verità e della giustizia".

Rispettare volontà popolo

Nel messaggio diffuso ieri, Padre Nshole chiede di rispettare la volontà del popolo e di dissipare ogni sospetto. Per l'integrità dei risultati da pubblicare propone di prendere in considerazione solo i risultati del conteggio manuale pubblicato e affisso davanti ai seggi elettorali; di assicurarsi che la verifica sia effettuata in presenza di osservatori e di pubblicare i risultati relativi ad ogni singolo seggio elettorale.

“Confidando alla Santissima Vergine Maria, Nostra Signora del Congo, e a suo Figlio Gesù Cristo, per la continuazione del processo elettorale”, infine, i vescovi chiedono al popolo congolese di “rimanere vigile per la positiva conclusione del processo di voto”.

Domenica saranno diffusi i primi risultati

Intanto la Ceni ha annunciato che diffonderà i primi risultati provvisori "al più tardi" domenica, ma che un rinvio è possibile. Nel Paese le comunicazioni via internet ed sms sono sospese da oltre tre giorni, la decisione è stata presa dalla autorità a tempo indeterminato all’indomani delle elezioni del 30 dicembre. Dal canto loro alcuni media denunciano di essere vittime di boicottaggio da parte del governo che sarebbe interessato a non diffondere i risultati parziali dello scrutinio delle schede. Appelli al ripristino delle connessioni sono stati lanciati anche dalla Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) e sostenuti dalle delegazioni dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, oltre che dalle rappresentanze diplomatiche svizzera, canadese, francese, svedese, belga e da quelle dei Paesi Bassi e del Regno Unito.

Il contesto politico

Le elezioni, che si sarebbero dovute tenere nel 2016, non si sono più svolte. Ciò ha innescato una crisi socio-politica e ha alimentato la preoccupazione della Chiesa locale. L'Accordo politico globale e inclusivo, raggiunto con la mediazione della Cenco, firmato il 31 dicembre 2016, ha aperto la via d'uscita dalla crisi prevedendo legislative congiunte alle presidenziali e alle provinciali nel dicembre 2017. Dopo il rinvio di un anno la Ceni ha poi fissato la tornata per il 30 dicembre 2018. Queste elezioni si sono svolte in un contesto che la stessa nota dei vescovi definisce “caratterizzato da insicurezza, da innovazioni nella legge elettorale, da una lista elettorale contestata, da un clima politico teso e dall'introduzione di nuove tecnologie di voto”. Oltretutto il voto si è tenuto dopo una campagna elettorale segnata da numerosi incidenti, che hanno anche portato alla perdita di vite umane. Il confronto elettorale ha visto in corsa 21 candidati alle elezioni presidenziali, 15.355 candidati per il Parlamento nazionale e 19.640 per gli organismi provinciali.

L’incognita del dopo Kabila

Le elezioni per il nuovo parlamento e il nuovo presidente sono state rinviate più volte soprattutto per volere dell’attuale presidente uscente Joseph Kabila, che ha 47 anni ed è al potere dal 2001, quando subentrò al padre che venne assassinato. Per legge Kabila non ha potuto ricandidarsi, ma ha cercato in vari modi di posticipare la fine del suo mandato.

Unione africana chiede transizione democratica

Gli inviati dell'Unione africana hanno incontrato i politici congolesi e ricordato l'importanza del momento, col Paese che aspetta una transizione democratica dopo 17 anni di presidenza di Kabila. Dioncounda Traoré, capo degli osservatori dell'Unione africana, ha invitato i leader politici congolesi a "farsi carico delle loro responsabilità", "che facciano in modo di non deluderci", ha detto. Da ultimo è intervenuto anche il presidente della Commissione dell'Unione africana, Moussa Faki Mahamat, affermando che è "cruciale" che i risultati delle elezioni presidenziali tenutesi il 30 dicembre siano rispettati dalle autorità.

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04 gennaio 2019, 12:08