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Karl Barth Karl Barth 

Karl Barth, 50 anni dalla sua morte

Il teologo protestante che fece irruzione nel panorama europeo del pensiero filosofico e teologico con l'opera "L'epistola ai Romani"

Cinquant’anni fa, il 10 dicembre 1968, moriva a Basilea il grande teologo protestante svizzero Karl Barth. Nato a Basilea il 10 maggio 1886, Barth matura la convinzione che la fede è dono di grazia e non si può spiegare con nessun’altra categoria, nemmeno quella filosofica. A differenza di quanto sostenuto dalla teologia dell’epoca, Barth affermava che il contenuto della Bibbia è costituito non dai giusti pensieri dell’uomo su Dio ma, viceversa, dai giusti pensieri di Dio sugli uomini.

Il pensiero degli anni '30

A partire dagli anni ’30, il pensiero del teologo svizzero, si concentra sul cuore del messaggio evangelico: la Resurrezione, la salvezza, la grazia e non la condanna o l’ira di Dio. Infine, matura l’idea che per parlare di Dio bisogna essere coscienti dei limiti del pensiero umano mettendo ogni filosofia al servizio di una maggiore comprensione della fede.

L'opera più conosciuta

Insegna in Germania fino al 1935, quando viene espulso dal Paese dal regime nazista. Torna quindi in Svizzera. La sua opera più nota è “L’epistola ai Romani” del 1922 che ha dato l’inizio alla corrente della “teologia dialettica”.

Le parole del card. Ratzinger

Nel 1998, l’allora card. Ratzinger così scriveva di Karl Barth nel libro “La Chiesa, Israele e le religioni del mondo”:

“Karl Barth ha operato una distinzione nel cristianesimo tra religione e fede. Ha avuto torto a voler separare del tutto queste due realtà, considerando positivamente la fede e negativamente la religione. La fede senza la religione è irreale, essa implica la religione, e la fede cristiana deve, per sua natura, vivere come religione. Ma ha avuto ragione ad affermare che anche fra i cristiani la religione può corrompersi e trasformarsi in superstizione, ad affermare, cioè, che la religione concreta, in cui la fede viene vissuta, deve essere di continuo purificata a partire dalla verità che si manifesta nella fede e che, d’altra parte, nel dialogo fa nuovamente riconoscere il proprio mistero e la propria infinitezza”

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10 dicembre 2018, 13:59