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Giornata Mondiale dei Poveri. Smom: pronti a seguire l’appello del Papa

Si celebra oggi la seconda Giornata Mondiale dei Poveri, istituita dal Papa. Dall’Ordine di Malta l’impegno mettersi al servizio dei più bisognosi come sollecitato da Francesco

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Sono in migliaia pronti a seguire l’appello del Papa: “Questo povero grida e il Signore ascolta”. Sono i volontari, i membri e i dipendenti dell’Ordine di Malta che, ogni giorno, con i loro incarichi, rispondono al richiamo di Francesco per la  Giornata dei Poveri. Molte le iniziative nate a livello locale per dimostrare la “partecipazione piena d’amore alla condizione del povero” di cui il Papa parla nel suo Messaggio. Un Messaggio nel quale Francesco sottolinea anche come oggi i poveri non siano “considerati solo come persone indigenti, ma anche come gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e, pertanto, da respingere e tenere lontane”. Dominique de La Rochefoucauld-Montbel, Grande Ospedaliere dell’Ordine di Malta:

R. - La povertà estrema – dicono – è diminuita, ma la povertà si è diffusa e non solo quella dei beni, ma anche tutte le altre che porta con sé:  l’esclusione, la solitudine, la non accettazione dell’altro, il chiudere gli occhi, lo squilibrio tra coloro che hanno più mezzi e coloro che invece non vi hanno accesso. Tutto ciò ha creato una situazione di maggiore tensione tra le persone. C’è stato un distacco, forse dovuto all’egocentrismo. Viviamo ognuno nel proprio bozzolo, sempre più stretto; la nozione di famiglia comincia a scoppiare, la nozione di solidarietà diventa una parola vana. Penso che sia questo che il Santo Padre vuole mettere in rilievo.

Quando si è perso, secondo lei, il senso della solidarietà?

R. – Il grande problema, oggi, è che c’è stata una rottura tra la solidarietà individuale e familiare, e la solidarietà che è presa in carico dallo Stato. Il mondo si è spinto verso il consumo eccessivo, dunque verso un certo egocentrismo, poi lo Stato ha voluto farsi carico di tutto ciò che era sociale, sanitario, insomma tutto ciò che riguardava l’ambito dell’accoglienza in generale, per far sì che tutti potessero vivere meglio. 

Lei parla di accoglienza, ma la povertà colpisce anche sempre di più i cittadini dei vari Paesi, il Papa è sensibile, lo sappiamo, soprattutto alla questione della disoccupazione dei giovani…

R. – Da una parte  c'è la povertà che colpisce i giovani che non trovano un lavoro, spesso si tratta del 25 per cento dei senza lavoro, e in questo caso ci sono molti Paesi che compiono sforzi affinché questi giovani possano fare degli studi. Dall’altra parte, abbiamo tutti gli anziani le cui pensioni non hanno seguito il costo della vita, molte persone anziane che 30- 40- 50 anni fa non lavoravano, la metà delle donne non lavorava. Credo che si debba provare a guardare tutto ciò nella maniera più lucida possibile. Ogni volta che si riesce in un’operazione di accoglienza e si vede che in due o in tre riescono a tirarsi fuori dall’esclusione, a riprendere iniziativa, a tornare sul mercato del lavoro e ad una vita sociale, ebbene questa è una vittoria. Quindi io, nonostante le mie considerazioni un po’ negative, continuo a sentirmi positivo: è possibile uscire da questa situazione, può esserci una luce. Una luce come la gioia  che provano i soccorritori dell’Ordine di Malta e della Marina italiana quando salvano un rifugiato dal mare; come il sorriso di un volontario che serve dei pasti ed il sorriso di chi il pasto lo riceve, come il sorriso che riceviamo in Russia dove,  da 25 anni, serviamo dai 300 ai 350 pasti caldi tutti i giorni. Sono delle gocce d’acqua, ma più ce ne saranno e più si potrà uscire meglio da tutto questo.  

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18 novembre 2018, 11:17