Camerun, manifestazione a Bamenda per chiedere la pace Camerun, manifestazione a Bamenda per chiedere la pace 

Sacerdote cattolico ucciso in Camerun

L’omicidio di padre Cosmas Ombato Ondari è avvenuto nel villaggio Kembong, nella diocesi di Mamfe. E' il secondo sacerdote ucciso nel Paese africano, a distanza di quattro mesi dall’omicidio di un parroco a Buéa

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Un sacerdote cattolico, padre Cosmas Ombato Ondari, originario del Kenya, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco, ieri, nel sud-ovest del Camerun, la regione anglofona teatro di un conflitto armato tra l'esercito governativo e i separatisti del movimento Sud Camerun Ambazonia United Front.

Nel Paese, conflitto civile tra separatisti anglofoni e governo

L’omicidio del religioso, 30 anni, ordinato lo scorso anno, appartenente alla Società missionaria di San Giuseppe di Mill Hill, è avvenuto nel villaggio di Kembong, nelle vicinanze della città Mamfe, nella contea di Manyu. Non è ancora chiara la dinamica dell’agguato, ma alcune fonti locali sostengono che sia rimasto ucciso durante un'operazione condotta dalle forze di sicurezza camerunesi contro miliziani separatisti.

Agguato davanti la chiesa di San Martino di Tours

Alcuni soldati, a bordo di veicoli militari, avrebbero sparato al sacerdote, vicario della parrocchia di San Martino di Tours a Kembong, mentre si trovava nei pressi della sua chiesa, uccidendolo. Non si conoscono per ora altri particolari. Da ricordare che il 20 luglio era già stato ucciso un altro sacerdote, padre Alexander Sob Nougi, parroco a Bomako, quartiere della città di Buéa, e segretario per l’Educazione cattolica della diocesi.

La denuncia della Chiesa camerunense: violenze disumane

Il Camerun è dilaniato da un conflitto civile strisciante, che vede opposte le popolazioni francofona e anglofona, come denunciato nel maggio scorso dalla Conferenza episcopale del Paese africano in una lettera pubblica dove si condannano “le violenze disumane, cieche, mostruose e una radicalizzazione delle posizioni”, in corso nelle province anglofone. Per questo i vescovi camerunensi hanno chiesto “una mediazione per uscire dalla crisi e risparmiare” il Paese “da una guerra civile inutile e senza fondamento”. Da anni queste province, ex colonie britanniche, unite al Camerun dopo l’indipendenza conquistata nel 1960, rivendicano una maggiore autonomia e a partire dal 2016 le manifestazioni di malcontento si sono fatte più frequenti, fin quando le frange più estreme, il primo ottobre del 2017, hanno dichiarato l’indipendenza delle due province anglofone - nel sud ovest e nel nord ovest - dal Camerun e la nascita della Repubblica di Ambazonia. 

Oltre 400 mila gli sfollati e i rifugiati all’estero

Di fronte a questa situazione, il governo francofono di Yaoundé ha reagito inviando militari e forze dell’ordine per reprimere ogni forma di dissenso. Nell’intero Paese - secondo le ong locali - sarebbero già centinaia le vittime a causa di questa ribellione: oltre 200 tra i militari governativi e più di 500 tra i civili, mentre gli sfollati sarebbero quasi 450 mila, alcune decine di migliaia fuggiti all’estero in Nigeria.

 

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22 novembre 2018, 12:32