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Abusi: i vescovi italiani creano un Servizio nazionale per la tutela dei minori

La 72esima assemblea generale della CEI ha visto la nascita di un Servizio che “sosterrà percorsi diocesani di formazione e prevenzione” degli abusi, un problema, ha detto il cardinal Bassetti, “che la Chiesa italiana intende risolvere radicalmente”. Approvate le modifiche al Padre nostro e al Gloria

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Per combattere la “piaga gravissima” degli abusi sui minori nella Chiesa, i vescovi italiani, riuniti nella 72esima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, hanno approvato la creazione di un “Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili” e l’individuazione di referenti diocesani da formare con l’aiuto del Centro per la tutela dei minori dell’Università Gregoriana. Iniziative che danno concretezza al proposito della Chiesa italiana, ribadito in conferenza stampa dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, di “risolvere radicalmente” il problema degli abusi.

Se ci sono, gli scandali vanno denunciati

“E’ bene che gli abusi non ci siano, ma se ci sono vanno manifestati” sottolinea l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ai giornalisti convocati al termine dell’assemblea, nell’atrio dell’aula Paolo VI in Vaticano. “Nel passato abbiamo pensato troppo allo scandalo: gli scandali non dovrebbero esserci, ma se ci sono è bene che si manifestino, purché trionfi la verità”. Di qui la scelta di puntare “sulla trasparenza, sull’educazione, sul cambiamento degli stili di vita”. Laici e laiche, presbiteri e religiosi esperti del nuovo Servizio nazionale saranno a disposizione dei vescovi diocesani che intendono avviare percorsi di formazione e prevenzione. E potranno, si legge nel comunicato finale dell’assemblea “offrire consulenza alle diocesi, supportandole nei procedimenti processuali canonici e civili, secondo lo spirito delle norme e degli orientamenti che saranno contenuti nelle nuove Linee guida”.

Attenzione su collaboratori laici e seminaristi

Linee guida che la Commissione della Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, guidata da monsignor Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia, sta formulando e ha presentato ai vescovi, e che puntano alla sensibilizzazione del popolo di Dio, alla massima attenzione nella scelta dei collaboratori laici e nella selezione e formazione dei candidati al sacerdozio o alla vita consacrata.

L'educazione dei ragazzi dev'essere comunitaria

“Linee guida c’erano già – puntualizza il presidente della Cei – ma tutto ha bisogno di aggiornamento, soprattutto nel dramma della pedofilia, piaga che non dovrebbe albergare né nella società, né nella Chiesa, e in questo secondo caso è ancora più grave”. Per i vescovi italiani, soprattutto, è necessario “pensare a ciò che può influire negativamente su ragazzi che rimangono rovinati per tutta la vita e sulle loro famiglie”. Vogliamo rendere, chiarisce il card. Bassetti, “l’educazione dei ragazzi sempre più un fatto comunitario. E’ superata la figura del prete che educa da solo in oratorio, che è sempre rischioso, perché l’educazione deve essere fatta da tutta la comunità ecclesiale. Altrimenti, la formazione che un ragazzo riceve è incompleta”.

Salvare i minori, ma attenti alle ingiustizie

A chi chiede se il nuovo Servizio Cei avrà un ruolo nel valutare se le accuse siano verosimili o meno, il presidente dei vescovi italiani risponde che “adesso, rispetto al passato, c’è una pedagogia della verità”, da attuare attraverso “un’opera di discernimento”. “Non posso, per salvarne uno, mettere in croce un altro che non è colpevole”, precisa il cardinale: “Siamo disposti ad adottare questo apparato pur di salvare i minori, ma dobbiamo stare attenti anche alle ingiustizie, perché il potere del denaro è terribile”. Ora stiamo completando i nostri Orientamenti, chiarisce ancora Bassetti “vogliamo adeguarci a tutto quello che è stato fatto anche da altre Conferenze episcopali, tenendo presente che noi abbiamo strumenti pastorali che in altre nazioni non ci sono”. Interpellato sui dati degli abusi in Italia, il presidente della Cei risponde che “al momento attuale, la Cei non ha dati precisi a livello numerico, per ora il materiale è a disposizione della Congregazione per la dottrina della fede”.

Italia: manca il lavoro e il Pil è fermo

Tornando poi alle preoccupazioni sulla situazione italiana espresse nella relazione introduttiva di lunedì, il cardinal Bassetti precisa che “la gente ha bisogno di lavoro, e se non si lavora non aumenta il Pil, e il debito pubblico sale”. E invece, aggiunge “non mi sembra ci siano prospettive che fanno ben sperare per il Paese. Non vedo grandi politiche per incentivare il lavoro”. “La nostra preoccupazione più grande è che la nostra gente soffre, è infelice, e questa infelicità, causata dalla crisi e da altre situazioni, rischia di tradursi in rancori”. “L’Europa poi – prosegue l’arcivescovo di Perugia - non può essere solo l’Europa delle banche e degli interessi”.

Migrazioni, la strada maestra della solidarietà

Nel comunicato finale i vescovi italiani esprimono infatti preoccupazione per “un linguaggio corrente tante volte degradato e aggressivo; per un confronto umiliato dal ricorso a slogan che agitano le emozioni e impoveriscono la riflessione e l’approfondimento; per una polarizzazione che divide e schiera l’opinione pubblica, frenando la disponibilità a un autentico dialogo”. “Ne è un esempio eclatante – chiariscono - il modo con cui si affronta la realtà delle migrazioni, scivolando spesso in atteggiamenti di paura, chiusura e rifiuto”. Non si stigmatizzano le ragioni di chi coglie soprattutto le difficoltà dell’accoglienza, ma si ribasce che “la solidarietà rimane la strada maestra, fatta di accoglienza doverosa e di itinerari di integrazione”. Bisogna investire, scrivono i vescovi italiani, “con convinzione in proposte formative, che superino la tentazione di fermarsi a qualche presa di posizione occasionale”.

Approvati i nuovi Padre nostro e Gloria

Infine l’assemblea della Cei ha approvato la traduzione della terza edizione italiana del Messale romano, ma, spiega il cardinal Bassetti, “ci vuole ancora un po’ di tempo” per la sua pubblicazione, e quindi anche per la nuova versione del Padre Nostro, in cui si pregherà “non abbandonarci alla tentazione” (invece che “non indurci in tentazione”, come nella versione attualmente in voga). Approvato anche il nuovo inizio del Gloria, che comincerà con "Pace in terra agli uomini, amati dal Signore". “Prima è necessario che otteniamo la Confirmatio della Santa Sede, poi si potrà utilizzare, con la pubblicazione della nuova traduzione del Messale romano”. Così, dopo un percorso durato 16 anni, la nuova edizione del Messale contribuirà, scrivono i vescovi nel comunicato finale "al rinnovamento della comunità ecclesiale nel solco della riforma liturgica". “Ci sono ancora alcune cose da correggere e da verificare, ma il grosso del lavoro è fatto”, aggiunge monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei. Per dare sostanza a questi temi, si è evidenziata l’opportunità di preparare una sorta di "riconsegna al popolo di Dio del Messale Romano" con un sussidio che rilanci l’impegno della pastorale liturgica. Quanto ai tempi della pubblicazione, Russo afferma: “Spero nel 2019”. “È un passo avanti sul Concilio - conclude Bassetti - ogni traduzione è anche un approfondimento spirituale. Renderà più agile la preghiera nelle comunità e sarà approvato da tutti”.

Al termine della conferenza, ecco quello che il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, chiarisce al microfono di Vatican News e di altre testate. (Ascolta l'intervista al cardinal Gualtiero Bassetti)

Vogliamo risolvere radicalmente il problema delicatissimo degli abusi, ma sappiamo che tanti casi si sono manifestati, per esempio, dai 39 anni in poi; quindi forse in quei casi era anche difficile una prevenzione. Dobbiamo fare tutto perché il fenomeno venga prevenuto nella formazione - qui stiamo parlando dei preti -, ci sia massima serietà quando un alunno che viene dimesso da un seminario deve essere accolto in un altro, perché queste sono le disposizioni della Cei, ma soprattutto della Congregazione e ci sia forse anche più collaborazione tra educatori dei seminari. Poi, non avere paura della scienza, dei mezzi umani, quindi la psicologia, la psichiatria, la pedagogia, in modo che tutte queste scienze collaterali possano contribuire alla formazione per far sì che la formazione della persona sia più possibilmente armonica.

Cosa fornirà questo nuovo Servizio nazionale?

R. - Il servizio nazionale agisce proprio in questo senso di prevenzione, di accompagnamento, di consigliare le famiglie a denunciare, perché il problema sta anche nel versante – purtroppo - delle famiglie. “Per carità!” “Non muovetevi!” “Ma si va sul giornale – hanno paura dei media – si va in televisione!“. Allora liberare le famiglie da questa paura, da questo timore, perché il nemico che ci sta di fronte è infinitamente più grande e potente. Quindi meglio che si sappia come stanno le cose piuttosto che rovinare per tutta la vita dei ragazzi che poi naturalmente quando sono stati devastati a quei livelli è difficilissimo – come dicono anche gli psicologi - il recupero.

Cosa ci si può aspettare dalla riunione di febbraio del Papa con tutti i presidenti della conferenze episcopali, sul dramma degli abusi?

R. - È una cosa bellissima, perché intanto verrà svolta – passando tre giorni con il Santo Padre – una disamina totale della situazione mondiale, cosa che sarebbe molto difficile da ottenere. Naturalmente ci comunicheremo i nostri metodi, i nostri accorgimenti e sicuramente ne usciremo arricchiti. Penso che avrò anche molto da prendere per la Conferenze episcopale italiana e cercherò di dare anche il mio contributo.

Lei lunedì è parso molto preoccupato per la situazione italiana. Ha detto: “Se si sbagliano i conti non ci sono banche di riserva non c’è un’altra Italia; i toni che si usano sono troppo forti, spesso volgari”.

R. - Quando ho detto che non c’è un’altra Italia di ricambio, un’altra Europa mi riferivo ad un discorso valoriale, cioè a tutti quei valori che la politica deve comprendere e non ne possono saltare nemmeno uno perché possa funzionare; quindi la persona, il bene comune, il lavoro, la salute … tutto quello che è necessario. Ci sono dei valori, delle realtà sul piano valoriale, che se sono disattese non esiste Italia di ricambio e non esiste Europa di ricambio.

Però la preoccupa la disoccupazione. Cosa la preoccupa dell’Italia?

R. - In questo momento, se devo partire da un discorso valoriale, il disfacimento della famiglia che poi è uno tsunami che provoca tante situazioni collaterali. La mancanza del lavoro, perché senza lavoro una persona non sente la dignità di essere persona, non che non ha dignità, ogni persona ha una dignità, ma la persona ti dice: “Io non sono nessuno” - l’ho già detto un’altra volta –. “Perché non sei nessuno? Perché non lavoro. Nessuno mi cerca e smetterò anch’io di cercare il lavoro e vivrò così come posso”. Quindi nessuno deve trovarsi in questa condizione, ma tutti devono essere aiutati ad avere quei diritti fondamentali che poi sono per noi anche i diritti evangelici.

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La conferenza stampa del card. Bassetti
15 novembre 2018, 16:01