Monsignor Diarmuid Martin (al centro) con Papa Francesco durante il viaggio a Dublino Monsignor Diarmuid Martin (al centro) con Papa Francesco durante il viaggio a Dublino 

Mons. Martin: Chiesa in Irlanda, non polemiche ma coerenza a Cristo

L’arcivescovo di Dublino nella Messa per i collaboratori della Conferenza episcopale irlandese a Maynooth ricorda che Papa Francesco nel viaggio di agosto ha chiesto di non ripetere “atteggiamenti di lontananza e clericalismo che hanno dato l’immagine di una Chiesa autoritaria e dura”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano   

“La Chiesa in Irlanda, che sta aprendo il suo cuore al rinnovamento”, deve resistere “a qualsiasi tentazione di essere arrogante e trionfalista”e se certamente deve  difendersi da attacchi ingiusti, non deve fare polemiche, perché le persone saranno attratte “non dalle polemiche ma dalla coerenza tra il nostro modo di vivere e il messaggio di Gesù Cristo”.  Sono le forti parole dell’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, vicepresidente della Conferenza episcopale irlandese, nell’omelia della messa per i collaboratori della Conferenza e del recente Incontro mondiale delle Famiglie che si è tenuto a Dublino.

La Messa nella festa degli Angeli custodi

Nella suggestiva cornice della cappella del Collegio di San Patrizio a Maynooth, cittadina ad ovest di Dublino, al secondo giorno della riunione autunnale dei vescovi irlandesi, nel pomeriggio della festa degli Angeli custodi, l’arcivescovo Martin ricorda che alcune delle parole più forti usate da Papa Francesco durante la sua visita di agosto in Irlanda per l’Incontro mondiale delle Famiglie sono state quelle rivolte ai vescovi irlandesi, per chiedere loro di non ripetere "atteggiamenti di lontananza e clericalismo che alcune volte, nella vostra storia, hanno dato l’immagine reale di una Chiesa autoritaria, dura e autocratica”.

Per Gesù il più grande è colui che si pente

Prendendo spunto dal  Vangelo di Matteo e dalla domanda dei discepoli a Gesù su “Chi è più grande nel Regno di Dio”, l’arcivescovo di Dublino sottolinea che “per Gesù il più grande è colui che si pente” e diventare come bambini significa “avere l'umiltà di essere pronto a prendere il posto del più insignificante all'interno della comunità della Chiesa. Nessuno – infatti -  ha il diritto di precedenza”.

Una Chiesa che ha i deboli come parte integrante

La Chiesa in Irlanda deve quindi, per l’arcivescovo Martin, testimoniare cosa significano “umiltà e servizio nel nostro mondo” e essere il luogo dove i deboli, dove coloro che stanno lottando non si sentono semplicemente benvenuti ma piuttosto "diventano parte integrante di una comunità amorevole che li sostiene e li porta".

No ad un linguaggio di polarizzazione che esclude e divide

Purtroppo, denuncia monsignor Martin, nella Chiesa di oggi non sempre il linguaggio e l’attività sono contrassegnati da uno stile “che riflette l’amore di Dio rivelato in Gesù Cristo”. Si trova anche un “linguaggio di polarizzazione” che “esclude e divide la gente e soffoca la vera profezia”. E invece, sottolinea l’arcivescovo di Dublino,  “la forza della Chiesa" si trova confidando nella protezione del Signore. Secondo il prelato la Chiesa trova consistenza non nella forza umana ma in un potere che "scaturisce totalmente dalla fiducia nella fedeltà di Dio”. Nella festa degli Angeli custodi, ricorda infine il forte appello di Papa Francesco per questo mese di ottobre, a recitare il Rosario e aggiungere due brevi preghiere. “Una in cui ci poniamo sotto la speciale protezione di Maria e l'altra, che una volta era recitata al termine di tutte le Messe, in cui poniamo la Chiesa sotto la speciale protezione di San Michele Arcangelo, nella battaglia contro il male”.

L'incoraggiamento della visita di Papa Francesco

L’arcivescovo di Dublino conclude ringraziando il Signore “per l'incoraggiamento ricevuto dalla visita di Papa Francesco e per l'effusione di  testimonianza nei vari eventi dell'Incontro Mondiale delle Famiglie”. Ringrazia poi anche tutti i collaboratori dell’evento, chiedendo al Signore “di guidare ciascuno nel percorso della chiamata cristiana”. E rivolge una preghiera finale per “le giovani famiglie” perché il Signore le rafforzi nel loro amore e “permetta di essere veri testimoni di Gesù Cristo nella nostra società”.

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02 ottobre 2018, 19:29