Mons. Stefano Russo Mons. Stefano Russo 

Mons. Russo, neo Segretario Cei: “Vicini a chi è nel disagio”

Il nuovo Segretario generale della Conferenza episcopale italiana parla ai microfoni di Radio Vaticana Italia, all’indomani della sua nomina. La Chiesa - afferma - deve essere vicina ai poveri, alle persone in difficoltà e a chi vive in situazioni di disagio e di indigenza

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Nato ad Ascoli Piceno nel 1961, è vescovo di Fabriano-Matelica, vice presidente dei vescovi delle Marche e presidente del Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell’edilizia di culto. Come spiega ai nostri microfoni, la sinodalità è il tratto che sente di dover continuare a promuovere nelle attività della Chiesa italiana.

R. – Io penso che la Chiesa è chiamata ad essere esperta nel farsi prossima alle persone e quindi certamente tutto quello che riguarda la vita delle persone ci interessa, soprattutto laddove si rintracciano degli elementi di povertà, di difficoltà, di disagio, di indigenza. Quindi, in continuità con quello che la Chiesa anche in Italia ha sempre vissuto e cercato di fare, anche il mio ruolo sarà inserito all’interno di questo cammino della Chiesa che è in Italia.

Lei è un architetto e si è sempre interessato di arte sacra, di beni culturali, in particolare nella diocesi di Ascoli Piceno, sua città natale. Ieri il Papa - ricevendo in Vaticano i dirigenti dei Patrons of the Arts in the Vatican Museum - ha ribadito che contemplare la grande arte, espressione della fede, ci aiuta a ritrovare ciò che conta nella vita. Come commenta queste parole?

R. – Sì: credo che questo patrimonio, che anche la Chiesa ha creato e che continua a creare, e che quindi diventa anche patrimonio artistico, è segno anche di quella bellezza che il Signore ha messo nel nostro cuore, e che ci fa riscoprire. Mi sembra molto importante ciò che il Papa ha detto, nel segno di quella bellezza di cui il Signore ogni giorno ci fa essere anche artefici.

Ormai siamo quasi alla vigilia del Sinodo dei giovani: come guarda a questo appuntamento internazionale?

R. – Io penso che uno dei caratteri che la Chiesa mette in evidenza è proprio questo della sinodalità, della comunione, del chiamare le genti a vivere esperienze che diventano significative nel momento in cui insieme ci si mette a farsi prossimi gli uni agli altri. Quindi credo che sia molto importante questa dimensione, vivere una vita che è più grande delle nostre possibilità, delle nostre capacità. E’ un’esperienza di comunione che va al di là delle nostre appartenenze particolari.

Una parola da parte sua sulla credibilità che la Chiesa è chiamata a riproporre in un’epoca fortemente caratterizzata dalla messa in luce di abusi sessuali da parte del clero…

R. – Rimaniamo rattristati anche noi uomini di Chiesa perché anche alla luce di ciò che abbiamo detto – la scoperta della bellezza che il Signore ci fa fare – ci si domanda come sia possibile che accadano certe cose. Allo stesso tempo, è anche vero che noi sperimentiamo, nel momento in cui ci mettiamo onestamente davanti al Signore, davanti alle persone, che Lui ci attira, ci fa fare esperienze straordinarie per cui siamo chiamati ancora di più, nel momento in cui ci accorgiamo di queste cose, a cercare di essere testimoni autentici di questa bellezza. Dobbiamo cercare di far sì che ciò che facciamo e ciò che diciamo sia espressione di un vissuto che ci vede con il cuore appartenente a questa esperienza di Cristo: fare in modo che sempre più possiamo legare le parole al nostro cuore, i gesti al nostro cuore, un cuore che dobbiamo saper mostrare come innamorato di Cristo.

Lei è vescovo di Fabriano-Matelica, in una regione scossa dal terremoto che ha colpito l’Italia centrale. Come sta la sua gente e che appello si sente di fare?

R. – Tutto quello che è accaduto, il terremoto e anche le difficoltà economiche che il nostro territorio vive, non ha contribuito tanto a sollevare gli animi, tutt’altro. Però, devo dire anche che questa gente ha una forza interiore che la spinge a continuare a camminare, a guardare avanti con speranza. Io spero che si possano trovare per tutti quelle strade di semplificazione delle procedure delle azioni da fare per la ricostruzione, che permettano un effettivo ed efficace intervento in modo che nei tempi giusti questo territorio possa rinascere anche negli edifici, nelle chiese, nei luoghi significativi che lo caratterizzano e che lo rendono straordinario, sia dal punto di vista paesaggistico, storico, artistico e soprattutto umano.
 

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29 settembre 2018, 13:40