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Giornata Creato. La CEI: proseguire sulla via dell'ecumenismo

Si celebra oggi la quarta giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, istituita dal Papa. Dagli Stati Uniti alle Filippine, sono previste tante iniziative e celebrazioni che vedono uniti i cristiani di tutto il mondo. In Italia, la CEI lancia un appello contro la rassegnazione e invita a perseguire l’orizzonte ecumenico: il cambiamento può avvenire solo insieme

Cecilia Seppia  - Città del Vaticano

Cattolici, ortodossi e protestanti di tutto il mondo, insieme per l’ambiente. Si celebra oggi la quarta giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, istituita da Papa Francesco il 10 agosto del 2015. Tante le celebrazioni liturgiche, le veglie e gli eventi che la Chiesa ha pensato per sensibilizzare gli uomini e le donne di buona volontà al rispetto e alla salvaguardia del bene più prezioso che Dio ci ha dato: la nostra Casa Comune, dove vivere in pace e armonia come famiglia di popoli. Iniziative dal forte valore ecumenico ma anche simbolico, come la Messa per la Creazione che  il cardinale Louis Tagle, arcivescovo di Manila, celebra nelle Filippine o il servizio eucaristico anglicano presso un corso d’acqua inquinato in Svizzera, oppure la preghiera di alcune religiose statunitensi nelle vicinanze di una zona radioattiva.

La giornata in Italia

In Italia poi, la Giornata mondiale coincide con quella nazionale per la Custodia del Creato, giunta alla sua 13esima edizione e promossa dalla Conferenza episcopale italiana, che prevede numerosi momenti di preghiera in tutte le diocesi del Paese, ma particolarmente a Veroli in provincia di Frosinone, il comune con il più alto livello di PM10. Lo scorso giugno la CEI aveva divulgato per l’occasione un messaggio dal titolo “Coltivare l’alleanza con la terra”  in cui i vescovi ribadivano il no alla rassegnazione, manifestando piuttosto il desiderio di affrontare le gravi conseguenze dei cambiamenti climatici e la crisi socio-ambientale in atto, con forme di azione attive e lungimiranti e la giusta prospettiva pastorale, sempre sulla via, già tracciata dal Papa - dell’ecumenismo per recuperare l’alleanza tra Dio, l’ambiente e l’uomo.

Azioni politiche

Aspettando la COP24, la Conferenza sul clima, che si terrà a Katowicze in Polonia nel dicembre 2018, i vescovi sollecitano la responsabilità dell’Italia affinché in tale contesto possa svolgere un ruolo attivo e lungimirante per la costruzione di una società decarbonizzata.  “Ci sono azioni politiche ad alto livello già decise nella COP21 di Parigi e ci sono altre proposte che gli Stati porteranno a dicembre sul tavolo della COP24 - dice mons. Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro- . Noi puntiamo molto sullo stato italiano, perché abbiamo dei casi ambientali, come Taranto, la Terra dei Fuochi, Brescia, Marghera ecc, dove veramente c’è bisogno di un’azione puntuale da parte di tutti. Noi chiediamo di appoggiare chi vuole investire su forme di riciclo, che si allontanano da una carbonizzazione forzata, chi vuole investire sulla green economy, per dare lavoro ai nostri giovani”.  

Preghiera ed ecumenismo

Agire e pregare per il Creato – continua mons. Longoni – invitando tutti gli uomini di buona volontà e i credenti di altre fedi religiose ad unirsi a questa causa comune “perché anche la preghiera è un’occasione di cambiamento spirituale, aiuta la conversione del cuore e delle azioni, ci fa capire che noi siamo creature e non siamo i possessori, non siamo i dominatori di nulla, se non appunto a servizio e custodi del Creato: credo che questa bella occasione della giornata per il Creato, sia utile per ripartire”

La crisi migratoria

Mons. Longoni affronta anche la questione migratoria, strettamente legata ai cambiamenti climatici: “Quello che noi soffriamo oggi da un punto di vista puramente ideologico di far fatica ad accogliere il migrante - spiega - è il frutto di un atteggiamento poco previdente in passato nei confronti di queste crisi ambientali come quella vissuta dai territori del Sahel da cui migliaia di persone sono fuggite a causa di una gravissima siccità. Io credo che è bene che lì dove le popolazioni vivono, possano anche trovare lì il loro luogo di crescita e di vita. Però evidentemente tutto è connesso, anche queste crisi che oggi viviamo, le emergenze ambientali a diversi livelli, le bombe d’acqua, le frane, sono il frutto di una poca cura ambientale del passato. Noi dobbiamo farsene carico per le generazioni future perché la nostra responsabilità etica non è verso noi stessi ma verso i figli e i figli dei figli”.

La lettera dei 9 leader

“È sempre più urgente che la testimonianza della fede cristiana si traduca anche in azioni coraggiose per tutelare e difendere la natura dallo sfruttamento incontrollato e dalle conseguenze nefaste dei cambiamenti climatici”. Ribadiscono invece nove leader e rappresentanti di diverse tradizioni cristiane in una lettera diffusa in vista della giornata che apre il “Tempo del Creato” (1 settembre – 4 ottobre). Primo firmatario l’arcivescovo Job di Telmessos, rappresentante del patriarcato di Costantinopoli presso il Consiglio ecumenico delle Chiese (World Council of Churches - Wcc). Lo stesso patriarca ecumenico Bartolomeo è da lunghissimo tempo impegnato sul fronte della difesa del creato, tanto da meritare da parte dei media, come è noto, l’appellativo di “patriarca verde”. Tra gli altri firmatari del documento figurano il primate della Comunione anglicana, Justin Welby, il segretario generale del Wcc, Olav Fykse Tveit, il segretario generale della Federazione luterana mondiale, Martin Junge, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.

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01 settembre 2018, 08:00