Verso il Sinodo Giovani: il “Rome Summer Campus”

Le testimonianze dei Giovani per un Mondo Unito che, anche quest’ anno, hanno scelto di dedicare una parte del proprio tempo alle realtà delle periferie del nostro Paese

Luisa Urbani – Città del Vaticano

Mentre oltre 30mila giovani da tutta Italia stanno intraprendendo il loro cammino verso Roma, ce ne sono altri che hanno deciso di restare fermi, facendo un pellegrinaggio diverso dal solito. Maria Chiara, Luca, Roberta e Abdullah. Sono i nomi di alcuni dei “Giovani per un Mondo Unito” che stanno partecipando al “Rome Summer Campus”. Si tratta di un campo estivo, organizzato dal movimento dei Focolari, che è in corso a Corviale, un quartiere periferico situato nella zona sud-ovest di Roma, noto per il “Serpentone”, una controversa opera architettonica di 958 metri in cui vivono più di 8 mila persone.

Il “Rome Summer Campus”

Si tratta di dieci giorni di azione-formazione, in cui, giovani tra i 18 e i 30 anni, si stanno cimentando in diverse attività: volontariato, laboratori artistici con i bambini del quartiere, azioni di riqualificazione, corsi formativi e workshop. Il tutto a poche ore dall’appuntamento dei giovani italiani con Papa Francesco.

Maria Chiara: “ Abbiamo scelto un cammino diverso”

“Quest’ anno abbiamo scelto di fare il campus a ridosso dell’incontro con Papa Francesco perché volevamo fare un cammino non fisico, ma di impegno con le persone”, spiega Maria Chiara, giovane romana appartenente ai Giovani per un Mondo Unito. “Ci sembrava – prosegue - un modo per rispondere all’appello del Papa di spenderci per le nostre città”. Per questo, Maria Chiara e i suoi amici, hanno deciso di andare là dove è urgente cambiare: nelle periferie del nostro Paese.

Lo scopo del Campus

“Non veniamo qui per dare le soluzioni – spiega Maria Chiara - ma per attivare processi nel territorio e stare con le persone che vivono qui. Alcuni di noi, infatti, stanno visitando famiglie del Serpentone per conoscerle meglio e stare insieme”. L’obiettivo, quindi, è quello di vivere un’esperienza che promuove e sviluppa relazioni interpersonali, tra associazioni e con le istituzioni, da cui emerge un Noi che diventa soggetto agente sul territorio. “Vogliamo dimostrare – spiega Luca, 26enne di Campomarino - che dietro il cemento del Serpentone ci sono persone e storie. Noi siamo qui per abbattere metaforicamente il muro di cemento e costruire nuovi rapporti tra chi ci abita”.

Le necessità delle persone

“La prima impressione che ho avuto quando sono arrivato a Corviale – racconta Abdullah, 19enne di origini pakistane - è stata quella di un trovarmi di fronte ad un alveare, fatto di tante finestrelle, di tante famiglie, che però non entrano in contatto tra di loro”. Ed è proprio il contatto umano che manca agli abitanti del Serpentone, loro, come sottolinea Chiara, 22enne di Rovigo“ paradossalmente hanno più bisogno di ascolto e di vicinanza umana, che di cose materiali.

Dare ma anche ricevere

Quella del campus è un’esperienza che permette ai ragazzi di crescere, come è capitato ad Abdullah: “ grazie a questa iniziativa sto scoprendo molte cose di me stesso, anche i miei difetti e riesco a colmarli tramite gli altri”.

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10 agosto 2018, 16:30