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Papa e i giovani. Don Falabretti: una lezione di ascolto

Il bilancio di don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della Cei, all'indomani della conclusione dell'iniziativa della Conferenza episcopale che ha permesso ai giovani italiani di dialogare e confrontarsi con Papa Francesco

Luisa Urbani – Città del Vaticano

L’incontro tra i giovani italiani e il Papa si è concluso. I ragazzi sono tornati nelle loro Diocesi ed ora è tempo di bilanci per valutare l’iniziativa che don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della Cei, definisce “un momento di speranza e di gioia per la Chiesa italiana”.(Ascolta l'intervista di bilancio a don Michele Falabretti)

Le testimonianze dei giovani

Per fare un bilancio è opportuno partire dalle parole che i giovani hanno rivolto al Santo Padre. Si è parlato, in particolare, delle loro paure, del ruolo degli adulti spesso manchevole, della Chiesa e dell'incertezza sul loro futuro. I ragazzi hanno tracciato un quadro della società che non li rende molto felici. “Hanno posto le loro domande con molta passione - commenta don Michele Falabretti - sono stati sinceri e franchi. Il loro tono ha colpito Papa Francesco, come lui stesso ha sottolineato. Questo dimostra che se si concede ai ragazzi la possibilità di parlare, sanno dire cose molto importanti e sono capaci di esternare quello che hanno dentro”.

Un Papa attento ai modi

“La cosa più importante - prosegue don Falabretti - è che Francesco si è dimostrato un Papa attento al modo in cui gli vengono dette le cose e che di conseguenza, anche lui, decide di cambiare il modo di porsi. Questa è una lezione per tutti su cosa voglia dire 'ascoltare i giovani'". 

L’invito di Francesco

Il Papa li ha ascoltati, è stato felice di aver accolto la loro forza e fragilità. Francesco, rispondendo ai ragazzi, ha ripetuto più volte le parole "rischio" e "slancio", invitandoli ad avere coraggio. “Papa Francesco - dichiara il responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile - ha invitato i ragazzi a non avere paura. A cercare di affrontare la vita mordendola e non subendola. Anche questo è un messaggio del Vangelo che entra nella vita delle persone. C’è un nuovo modo di comunicare il Vangelo: prima era la spiegazione di un contenuto, adesso, e la veglia di sabato sera lo dimostra, il Vangelo deve essere un'esperienza che provoca”.

Una Chiesa in cammino

Quella appena vissuta è stata una tappa importante in vista del Sinodo: un significativo faccia a faccia tra Chiesa e giovani. “Questo appuntamento è stato in linea con quello che il Sinodo chiede: una Chiesa che cammina e che si interroga ponendosi grosse domande. I pellegrinaggi - prosegue don Falabretti - sono stati la realizzazione dell’idea del Sinodo, cioè stare sulla stessa strada, camminare insieme".

Il contributo al Sinodo

“Queste iniziative dimostrano che il Sinodo non è un 'esperimento da laboratorio' - conclude don Falabretti - ma concreta realtà. Il cammino ha dimostrato che non possiamo più solo chiamare i giovani per parlargli ma bisogna prima lasciare che loro parlino a noi. È un meccanismo nuovo. Con questa esperienza, noi l’abbiamo capito”.

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13 agosto 2018, 13:21