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Messaggio finale dell'Amecea: rievangelizzare

Migranti, famiglie, giovani: sono alcuni fra i punti centrali del messaggio diffuso al termine della 19.ma Plenaria delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale (Amecea), che si è conclusa oggi ad Addis Abeba, in Etiopia. Espresso anche l'impegno a collaborare con il Dicastero per la Comunicazione

Debora Donnini-Città del Vaticano

Serve una “rievangelizzazione” nei Paesi dell’Africa orientale. Questo è uno dei passaggi forti del messaggio finale della 19.ma Plenaria delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale (Amecea). A leggere il messaggio finale, il nuovo presidente di Amecea, mons. Charles Kasonde, vescovo di Solwezi in Zambia. Nell’intervista con il nostro inviato Paul Samasumo, il presule ha ribadito, appunto, la necessità di una più profonda evangelizzazione in Africa, un Continente che vede il paradosso di una pratica cristiana crescente in mezzo a endemici conflitti etnici. Mons. Kasonde ha parlato della determinazione dei vescovi dell’Amecea a lavorare per la ricerca di soluzioni di alcune drammatiche questioni africane: le migrazioni e i rifugiati, il cambiamento climatico, le sfide della pace e della crescente insicurezza, nonché l'urgenza e la speranza di molti giovani africani, oggi sempre più delusi.

Difendere la dignità umana

Nei 21 punti del messaggio, prima di tutti i vescovi condannano le negative differenze etniche che dividono la società. La dignità umana è infatti il perno attorno a cui ruota lo sviluppo socio-economico, politico e culturale della società. In sostanza lo sviluppo umano integrale. La costruzione della pace si basa, dunque, su quattro pilastri: la difesa della pari dignità di tutti gli uomini, la promozione dello sviluppo umano integrale, il sostegno alle istituzioni internazionali e il perdono.

Etiopia-Eritrea e Sud Sudan

I vescovi poi esprimono apprezzamento per i nuovi passi compiuti , proprio in questo periodo, per la pace e il dialogo fra Etiopia ed Eritrea, dopo oltre vent’anni di conflitto. “La Chiesa cattolica - scrivono - esorta le parti interessate a garantire che la giustizia e la pace siano ripristinate e che i popoli di questi Paesi siano coinvolti nel processo, le loro voci ascoltate e i prigionieri ritornino alle loro famiglie”. Ci si rallegra anche per i progressi compiuti nei colloqui di pace in Sud Sudan e i vescovi pregano per una rapida risoluzione del conflitto.

Il Dicastero per la Comunicazione

Apprezzamento viene poi espresso per la formazione del Dicastero per la Comunicazione in Vaticano, assieme al loro impegno a collaborare per portare il Vangelo nella Regione. A inviare loro un messaggio per la Plenaria era stato nei giorni scorsi Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero vaticano, assicurando che la Chiesa in Africa può contare “sulla costante collaborazione del Dicastero per la Comunicazione” per diffondere “il messaggio del Vangelo e la voce del Santo Padre”, ma anche le notizie sulla “vivace” Chiesa del Continente, “tutti i suoi successi”, così come “le sue sfide e il suo dolore”. Nel messaggio i presuli apprezzano gli sforzi fatti per investire nella creazione di contenuti cattolici interattivi nei siti diocesani e parrocchiali, nonché le piattaforme di social media, radio cattoliche, televisioni e giornali come mezzo di evangelizzazione ed esortano i professionisti dei media a essere credibili e responsabili “riconoscendo il ruolo dei media nel processo di sviluppo umano integrale”.

Rievangelizzare

Centrale è il bisogno di rievangelizzare perché i presuli notano una dissonanza rispetto alla fede anche fra “i nostri cristiani”. “La rievangelizzazione – sottolineano - deve basarsi sulla comunione con Dio, deve purificare ed evangelizzare la cultura e quindi richiede nuovi metodi e mezzi digitali”.

La famiglia

Un'altra questione che sta a cuore ai vescovi è quella della famiglia, “sotto assedio a causa di varie sfide tra cui la povertà, gli alti tassi di disoccupazione e le diseguaglianze nella società”. I presuli, quindi, vogliono sostenere programmi per la formazione permanente  e la catechesi per le famiglie.

I giovani e il rischio del radicalismo

Per i giovani c’è l’impegno a continuare a sviluppare programmi di pastorale concentrati sulla fede e sulla vocazione e ad affrontare le sfide della disoccupazione. Si vuole collaborare con i governi per difendere i giovani dalla minaccia dell’estremismo religioso e del terrorismo. Alle università cattoliche e alle istituzioni di istruzione superiore si chiede, poi, di integrare l'insegnamento sociale della Chiesa nei loro programmi di studio con “argomenti sulla dignità umana, lo sviluppo umano integrale, l’ecologia integrale, l’unità in pace, giustizia, risoluzione dei conflitti e buon governo”.

Ambiente e sicurezza

L’attenzione è rivolta anche alla questione ambientale invitando a non cercare interessi egoistici ma a difendere la terra come “nostra casa comune”. C’è, poi, l’impegno a collaborare con le altre Agenzie che si occupano di sviluppo umano integrale e si auspicano misure per sostenere la sicurezza sociale del clero e dei religiosi.

Migranti e sfollati

 A preoccupare anche la situazione dei migranti e di sfollati e rifugiati interni: “Ci impegniamo - scrivono - a sostenere il patto globale su migranti e rifugiati come proposto dal Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale”.

Corruzione e abusi

Viene poi sottolineato come nei Paesi dell’Amecea la società continui ad essere segnata dalla “corruzione dilagante”. Si esortano, quindi, gli agenti pastorali a concentrarsi sulla formazione dei cristiani per prepararli a diventare leader dell’integrità nella società. Si condannano infine gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili ricordando l’importanza delle linee guida per la protezione dei minori e il punto di riferimento della Pontificia Commissione per la protezione dei minori.

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23 luglio 2018, 11:19