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Nicaragua, padre Rivas: per il governo la Chiesa è un nemico

Padre Victor Rivas, segretario della Conferenza episcopale del Nicaragua: anche se il governo è sordo, non si deve perdere la speranza. "Dio ci salverà"

Patricia Ynestroza e Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

In Nicaragua le immagini delle suore che pregano davanti a dei militari sono l'emblematica testimonianza di un popolo che prega e spera nel dialogo nonostante il dramma delle violenze. La campagna di repressione condotta del governo, con l’intento di rimuovere le barricate innalzate dai manifestanti in varie regioni del Paese, è costata  la vita a molte persone. I morti sono almeno 360 e a questo tragico bilancio si aggiunge un numero imprecisato di scomparsi, di feriti e di persone arrestate. Su questo tragico scenario si sofferma a VaticanNews padre Victor Rivas, segretario della Conferenza episcopale del Nicaragua ricordando che la Chiesa ha cercato di mediare con l’esecutivo nicaraguense per risolvere la crisi. Se l’opposizione rispondesse con la stessa violenza - aggiunge - sarebbe un massacro dalle proporzioni ancora più gravi. 

Chiesa bersaglio di attacchi e minacce

La Chiesa, oltre a continuare a credere nel dialogo, cerca di soccorrere tutte le persone vittime di attacchi. Ma adesso - spiega padre Rivas - il governo nicaraguense considera la Chiesa un suo nemico. Anche la Chiesa sta subendo attacchi militari, andando incontro alle stesse conseguenze che subiscono quanti protestano: si registrano, da parte di forze governative, attacchi diretti contro luoghi di culto e chiese.

Il Nicaragua ha bisogno di preghiere

La speranza è che il dialogo non si spenga. Solo attraverso questa via “si può trovare un po’ di luce in questa oscurità”. Il dialogo – ribadisce padre Victor Rivas – è l’unica soluzione per porre fine al conflitto. Il segretario della Conferenza episcopale del Nicaragua ricorda poi che la comunità internazionale ha dato tutto il sostegno di cui c’era bisogno. In più di un’occasione - aggiunge - anche le Nazioni Unite hanno manifestato la loro solidarietà al popolo nicaraguense. Anche “se il governo è sordo” – sottolinea padre Rivas - non si deve perdere la speranza: “Dio ci salverà”. La nostra forza è la preghiera. Il Nicaragua - conclude padre Victor Rivas - ha bisogno di preghiere: “Abbiamo bisogno ancora di queste preghiere, perché ci daranno la forza e la pace nei nostri cuori”.

L’appello dell’arcivescovo di Managua

Il cardinale Leopoldo José Brenes Solorzano, arcivescovo di Managua, ha lanciato un nuovo, accorato appello attraverso “Aiuto alla Chiesa che soffre”: “Esercitate pressione sul governo, affinché abbia rispetto per i vescovi, per i sacerdoti e per la popolazione”. Il cardinale ricorda, in particolare, la difficile situazione a Masaya, località a 30 chilometri a sud di Managua divenuta simbolo della resistenza al governo del Presidente Daniel Ortega.

Chiesa in prima linea nel soccorrere i feriti

La fondazione di diritto pontificio ricorda anche che la Chiesa in Nicaragua è sotto attacco: “il 9 luglio il porporato è stato aggredito da paramilitari nella basilica di San Sebastián, a Diriamba, assieme al suo ausiliare, monsignor José Silvio Báez, e al nunzio apostolico Waldemar Stanisław Sommertag. Il 16 luglio vescovo di Estelí, Abelardo Mata, si è miracolosamente salvato da un agguato armato attribuito a forze paramilitari”. “Ascoltando l’invito di Papa Francesco ad essere un ospedale da campo - sottolinea poi l’arcivescovo di Managua - molte delle nostre parrocchie hanno dato rifugio a quanti cercavano sicurezza e prestato soccorso ai feriti”. “Questo - spiega il porporato - sicuramente non è piaciuto al governo”. Dal cardinale Brenes, infine, anche una speciale esortazione: quella di “lanciare una catena di preghiera e di sostenere concretamente i sacerdoti attraverso le intenzioni di Sante Messe”.

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Nicaragua: dolore, violenze e speranze
18 luglio 2018, 11:56