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Filippine, padre D’Ambra: a Mindanao ancora presenti gruppi fondamentalisti

Padre Sebastiano D’Ambra, impegnato nelle Filippine nella promozione del dialogo interreligioso attraverso il movimento Silsilah, si sofferma sulla realtà della Chiesa nelle Filippine

“La Chiesa nelle Filippine vive oggi delle difficili relazioni con il governo, ma riesce a mantenere una posizione bilanciata, cercando punti di incontro senza tuttavia negare le criticità”. Così il missionario italiano del Pime, padre Sebastiano D’Ambra descrive ad Aiuto alla Chiesa che Soffre gli attuali rapporti tra la Chiesa locale e il governo di Manila. Durante una visita alla sede di Acs-Italia padre D'Ambra, da oltre quarant’anni impegnato nella promozione del dialogo interreligioso nell’isola a maggioranza islamica di Mindanao, ha parlato dell’attuale situazione nella Regione. E si è soffermato in particolare sulla realtà della città di Marawi, assediata per cinque mesi, nel 2017, da gruppi affiliati ad Isis quali il Maute e l’Abu Sayyaf.

A Mindanao presenti gruppi islamisti

Padre D’Ambra ha anche ricordato come, nonostante l’esercito abbia liberato l’area, permangano a Mindanao delle “cellule silenziose” di gruppi islamisti. “In molti non sanno della presenza di questi gruppi, perché si preferisce diffondere l’idea che nel Paese tutto vada bene, ma queste realtà esistono”. A favorire l’annessione alle fila dei gruppi jihadisti dei giovani filippini sono in primis motivazioni economiche. “Mi hanno raccontato che in alcuni casi sono perfino i genitori delle famiglie povere a spingere i figli ad unirsi a questi movimenti, giacché questi offrono molto denaro”. I gruppi – si legge infine nel comunicato della Fondazione di Diritto Pontificio - fanno leva anche sul sentimento religioso e sulla mancanza di istruzione.

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12 luglio 2018, 10:53