Congresso Americano Missionario 2018 Congresso Americano Missionario 2018 

Mons. Dal Toso: dal CAM5 desiderio di essere Chiesa in uscita

Si conclude oggi a Santa Cruz, in Bolivia, il Quinto Congresso Missionario Americano. Nell'intervista l’arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso, segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente delle Pontificie Opere Missionarie, si sofferma sull'esperienza vissuta in questi giorni

Debora Donnini-Città del Vaticano

L'annuncio del Vangelo, i bambini attori della missione, i Paesi americani in difficoltà, la difficile situazione dei migranti. Questi alcuni dei temi sui quali si sono confrontati i più di 2.500 partecipanti al Quinto Congresso Missionario Americano, che si conclude oggi a Santa Cruz in Bolivia, Sei giornate intense, che hanno avuto come filo conduttore il tema “America in missione, il Vangelo è gioia”, cioè la missione in tutte le sue sfaccettature da declinare nell’attualità del Continente americano, dall’Alaska alla Terra del Fuoco. Con la Messa di invio missionario e una Giornata Missionaria nelle parrocchie si conclude, dunque, questo Congresso scandito da dibattiti, forum, testimonianze.

L'annuncio di Cristo e la testimonianza

Nella Messa di apertura, il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Inviato speciale del Papa, aveva ricordato che l’essere missionari si gioca su due campi fondamentali. Il primo è quello dell’annuncio di Gesù, che nasce dall’esperienza di incontro con Lui nella propria vita. Un aspetto necessario per la credibilità della testimonianza, che costituisce il secondo nucleo della missione. E che l’annuncio di Cristo, morto e risorto, “è il cuore della missione", lo aveva ribadito nel suo intervento anche l’arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso, segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente delle Pontificie Opere Missionarie, che ha preso parte a questo incontro in Bolivia. Nell’intervista a Vatican News, mons. Dal Toso sottolinea la condivione della fede, il clima di amicizia e il desiderio della Chiesa dell'America di essere in uscita, che si sono vissuti in questi giorni. (Ascolta l'intervista all'arcivescovo Dal Toso sul Congresso Missionario Americano)

R. – Prima di tutto, mi sembra importante sottolineare questo aspetto della condivisione, cioè è un grande Congresso che raccoglie più di 2500 persone da tutto il Continente americano, che “si incontra” su questo tema della missione, quindi anche della condivisione della fede. È un evento che segna un passo importante per le Chiese qui in America Latina, perché il convegno è stato preparato per cinque anni, prima a livello locale, poi diocesano e nazionale, e poi, adesso, a livello continentale con questo grande incontro. Un secondo aspetto che vorrei sottolineare è che ho trovato anche un clima di allegria, non solo nel lemma che hanno scelto – il Vangelo, appunto, “è gioia”, è allegria – ma ho trovato anche un bel clima di amicizia tra i partecipanti. E, il terzo, è che questo grande impegno denota anche il desiderio di questa Chiesa di essere una Chiesa - come direbbe Papa Francesco - “in uscita”: una Chiesa che desidera condividere il Vangelo, desidera uscire e guardare anche alle persone che ci stanno intorno per portare loro la fede.

Nel corso del Congresso non sono stati dimenticati i Paesi in cui si vivono situazioni socio-economico e politiche difficili come il Venezuela e il Nicaragua così come la condizione di quei migranti che negli Stati Uniti sono stati separati dalle loro famiglie. Ricordati anche l’Honduras e Haiti. In un comunicato il CAM5 chiede che a prevalere sia la pace e la riconciliazione. C’è preoccupazione, dunque, per queste situazioni?

R. – È una giusta preoccupazione. La Chiesa vive e condivide la vita delle persone: i cristiani non vivono in un altro pianeta rispetto alle difficoltà che vivono tanti loro concittadini, portando certamente un messaggio peculiare, quelle considerazioni che aiutano le persone a guardare piuttosto alla pace, a ciò che ci unisce invece che a ciò che ci divide, alla riconciliazione, all’attenzione anche al più debole e al più sofferente. Il Vangelo è indirizzato soprattutto alla conversione della persona, ma questa persona poi a sua volta vive in un contesto che ha bisogno di essere purificato dalla presenza del Vangelo.

Al termine di queste giornate, quali nuove strade seguire per portare, appunto, il Vangelo con gioia?

R. – Dovremo aspettare le Conclusioni. Certamente, sono usciti alcuni temi che sono rilevanti anche per la Chiesa universale: abbiamo un prossimo appuntamento che è il Sinodo dell’Amazzonia, dove il tema dell’annuncio del Vangelo, dell’evangelizzazione, avrà ugualmente anche un suo peso importante. Un altro appuntamento importante per la Chiesa universale è l’”Ottobre missionario 2019”, che vedrà il coinvolgimento anche delle Chiese dell’America Latina. E poi nel concreto si dovranno scegliere anche delle opzioni pastorali che aiuteranno a incarnare il Vangelo nelle singole situazioni. Devo sottolineare quello che anche personalmente il Papa ha indicato: qui in America Latina c’è un grande tesoro, che è la religiosità popolare. La religiosità popolare è un’ottima base di partenza per innestare, in questa apertura dell’uomo alla trascendenza, il messaggio del Vangelo. Quindi ci sono già degli elementi che sono presenti e che vanno valorizzati; così come anche la presenza, anche in America Latina, di tanti movimenti e realtà che sono sorti qui. Mi piace dire questo per sottolineare che ci sono già delle esperienze positive e su queste si può costruire anche per il futuro.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

14 luglio 2018, 13:52