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Il commento di don Fabio Rosini al Vangelo di Domenica 29 luglio 2018

Don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le Vocazioni della Diocesi di Roma, commenta il Vangelo della XVII Domenica del Tempo ordinario
Commento audio al Vangelo di domenica 29 luglio - Don Fabio Rosini

Nel Vangelo di questa domenica (Gv 6, 1-15) una grande folla segue Gesù. Il Signore si rivolge a Filippo, per metterlo alla prova: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Filippo gli risponde: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Interviene Andrea: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Gesù invita a farli sedere e compie il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Domandiamoci: quando abbiamo a che fare con il Signore Gesù, abbiamo a che fare con il possibile o con lo straordinario? La nostra mentalità di cristiani può accontentarsi di misurare le proprie scelte, i propri atteggiamenti, le proprie strategie sulla possibilità? O noi celebriamo nei sacramenti l’irruzione di Dio nella vita? Noi siamo quelli dello straordinario! Noi siamo quelli dell’impossibile! Noi siamo quelli della realtà della gloria di Dio che irrompe nella nostra vita, perché infatti è Pasqua il giorno in cui viene raccontato questo segno. La Pasqua è il momento in cui Dio si manifesta. Se la Chiesa è solo il luogo del possibile, ma perché parlare di un risorto? Purtroppo spesso riduciamo la fede cristiana a una serie di principi etici, morali che bisogna applicare. Invece, noi celebriamo e annunciamo molto di più, dove all’interno di una Messa il pane e il vino diventano Cristo, lì dove noi crediamo di poter aver accesso all’eternità di Dio: noi parliamo delle opere cristiane che non sono semplicemente le cose che possiamo fare con la nostra buona volontà, ma sono quelle cose che sulla scorta della grazia di Dio mostrano Dio al mondo. Ogni vita cristiana è un’esperienza alla chiamata a vedere la povertà che incontra la ricchezza, la potenza del Padre Celeste. Se tutto quello che facciamo, il servizio cristiano, la vita matrimoniale, la chiamata sacerdotale, la vita ecclesiale, sono solamente misurate sulle nostre forze, non possono che essere fallimentari. Perché? Perché non lasciano spazio alla potenza di Dio. Il racconto evangelico parla di un atto, l’atto di questo ragazzo di prendere quel che ha, che è poco, che non è tanto, che non è sufficiente, però darlo a Cristo, metterlo nelle sue mani. Se le cose le lasciamo finalmente nelle mani di Dio, compaiono soluzioni, compaiono sorprese, si apre il mare, si fa Pasqua, si vede la vita tirata fuori dalla morte, si vede il poco che diventa molto, si vede la scarsezza che diventa abbondanza.

 

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27 luglio 2018, 12:44