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Il commento di don Fabio Rosini al Vangelo di domenica 8 luglio 2018

Don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le Vocazioni della Diocesi di Roma, commenta il Vangelo della XIV Domenica del Tempo ordinario
Commento audio al Vangelo di domenica 8 luglio - Don Fabio Rosini

Il Vangelo di questa domenica (Mc 6, 1-6) ci presenta Gesù mentre insegna nella sinagoga di Nazaret. Molti suoi conterranei, ascoltandolo, rimangono stupiti e dicono: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù dice: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio e si meravigliava della loro incredulità. E' questo il punto. Gli abitanti di Nazaret dicono: tu sei solo quello che vediamo. E Gesù deve affrontare la natura dell’incredulità, cioè questo rifiutare che c’è di più di quello che la ragione conosce, di più di quello che gli occhi vedono, cioè l’invisibile, il nascosto, il misterioso, il più grande, il meraviglioso. Il problema è che noi tutti non siamo solo falegnami, artisti, professionisti, operai, artigiani … No, noi non siamo solamente questo. Se noi siamo solamente questo, la nostra vita è piccola e banale. Il Signore Gesù ci sta svelando chi siamo: siamo molto di più; la nostra è una vita profetica. Noi siamo chiamati a essere più che la mera fattualità della nostra vita. Ci sono falegnami che sono solamente falegnami, perché non hanno scoperto la loro identità. È il falegname, ma non solo; è più di questo: è essere, sul posto di lavoro, un figlio di Dio che mentre fa il lavoro, in tutto ciò che fa, trasuda un rapporto felice, gioioso, liberante, salvifico con il Padre celeste. È altra cosa vivere da falegnami e basta oppure vivere da falegnami che in realtà sono profeti, che in realtà sono gli inviati di Dio. Tutti noi, per il nostro Battesimo, siamo dei profeti, siamo dei re, siamo dei sacerdoti; tutti quanti possiamo essere un ponte per Dio. Possiamo essere gli scovatori del sacro, cioè coloro che trovano il sacro in tutto, che sanno che c’è qualcosa di sacro in ogni cosa, che sanno offrire a Dio ogni cosa che fanno entrando in relazione con Lui in ogni cosa che vivono. Ecco, Gesù è meravigliato – si dice alla fine di questo Vangelo – della loro incredulità. È curioso: loro sono scandalizzati, Lui è meravigliato, cioè loro rifiutano che Gesù sia più di quello che loro pensano e Gesù è meravigliato che loro non hanno capito chi sono, non hanno capito cosa c’è in ballo e non può fare prodigi. Perché? Perché i prodigi non sono calcolati da questa fede mediocre che non è fede. Noi entriamo nel sacramento dell’Eucarestia per mezzo di questa Parola per diventare una carne sola con Cristo, per avere la sua vita, per vivere la sua vita. Si tratta di aprirsi a questa nostra immensa dignità e non banalizzare tutto come fanno questi nazaretani.

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07 luglio 2018, 07:05