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Da secoli il Cammino di Santiago continua ad attrarre pellegrini

Molti partono da turisti per poi arrivare a Santiago di Compostela da pellegrini. Lo racconta nell’intervista a Vatican News don José Fernando Lago, decano sostituto della Cattedrale della cittadina spagnola. Una chiamata, quella del Cammino, che attraversa i secoli

Debora Donnini-Città del Vaticano

Sono diversi i cammini per arrivare a Santiago di Compostela: dal più noto Cammino Francese, circa 800 chilometri, al più antico Cammino del Nord. Percorsi di straordinaria bellezza e intensità spirituale tanto che il Cammino di Santiago è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Centinaia di chilometri percorsi dai pellegrini fin dal Medioevo per venerare la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore, il figlio di Zebedeo che assieme al fratello Giovanni accolse l’invito di Gesù a diventare “pescatore di uomini”. Secondo la Legenda Aurea, Giacomo evangelizzò la Spagna fino alla Galizia, per poi tornare in Palestina dove morirà decapitato. A Santiago di Compostela la tradizione vuole che si trovi la sua tomba: il suo corpo vi sarebbe stato portato dopo il martirio. Nell’831, dopo un prodigioso fenomeno luminoso in prossimità del monte Liberon, viene scoperto un sepolcro con la scritta: “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e di Salome”. Il luogo viene denominato campus stellae - “campo della stella”. Nel 1075 inizia la costruzione della Basilica a lui dedicata. Dopo Gerusalemme e Roma, era la tappa più importante per i cristiani e vi si recarono in pellegrinaggio persone di ogni estrazione sociale, regnanti, santi, penitenti.

Il Cammino di Santiago oggi

Oggi il Cammino di Santiago attira turisti e pellegrini da ogni parte del mondo. La sua fama trova ampio spazio nella letteratura. Viene percorso anche in bicicletta e perfino a cavallo e in carrozzella, con diverse tappe presso gli ostelli dove si trova accoglienza. Secondo i dati dell’Officina del Pellegrino, nel 2017 i pellegrini sono stati oltre 300mila. Una crescita importante: 10 anni fa erano stati 125mila.

“Tanti sono partiti da turisti e arrivati come pellegrini”

Ad attestarne l'importanza anche il certificato di distanza e il documento di credenziale. Si tratta, dunque, di un cammino durante il quale ci si interroga e spesso si ritrova la fede come ci racconta don José Fernando Lago, decano sostituto della Cattedrale di Santiago di Compostela, intervistato da Mireia Bonilla:

“Il pellegrino - spiega - cerca qualcosa che non trova nella vita ordinaria. Ci sono alcuni pellegrini che vogliono fare un pellegrinaggio ad un Santuario; alcuni vengono per incontrare sulla strada altri che fanno lo stesso cammino. E poi ce ne sono altri che vengono come turisti: persone che sono partite da turisti e poi sono arrivati a Santiago come pellegrini. È l’esperienza che dice che il Cammino di Santiago è sempre un cammino di soddisfazione umana e spirituale. E ci sono delle esperienze speciali, di persone che, appunto, hanno detto che erano partite da casa come turisti e poi sono diventati pellegrini. Questo si vede specialmente alle Veglie con i pellegrini perché spiegano quale è stata la ragione che li ha spinti a fare il Cammino di Santiago. E sono tutti contenti. Poi alcuni vogliono arrivare fino a Gibilterra”.

C’è infatti chi si spinge fino al promontorio di Finisterre per guardare l’Atlantico, un tempo considerato, come dice il nome, la fine delle terre conosciute. Qui c’era la tradizione di bruciare uno degli abiti del pellegrinaggio, immergersi nell’oceano e raccogliere sulla spiaggia una conchiglia simbolo dell’avvenuto pellegrinaggio e divenuta ormai logo del Cammino stesso.

San Giovanni Paolo II: l'Europa ritrovi se stessa

Giovanni Paolo II visiterà Compostela due volte: nel 1982 pronunciò l’importante discorso noto come Atto europeistico. Il Papa sottolineò la centralità del pellegrinaggio e di Santiago di Compostela per la formazione di una coscienza unitaria europea e mise in luce come l’identità europea fosse incomprensibile senza il Cristianesimo dal quale erano maturate le radici comuni della sua civiltà:

Io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: “Ritrova te stessa. Sii te stessa”. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto verso le altre religioni e le genuine libertà. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta che san Giacomo diede a Cristo: “Lo posso”.

Indimenticabile, poi, l’incontro dei giovani con Giovanni Paolo II – la Veglia e la Messa il giorno dopo -  sul monte Gozo, presso Santiago di Compostela, nella Gmg del 1989. Il Papa chiese con forza ai giovani di impegnarsi nella nuova evangelizzazione e scoprire la loro vocazione confermati nella fede dall’Apostolo Giacomo:

Vi siete messi in cammino da tutti i paesi d’Europa, da tutti i continenti. Alcuni di voi sono venuti a piedi come gli antichi pellegrini; altri in bicicletta, in nave, in autobus, in aereo . . . Siete venuti per riscoprire qui, a Santiago, le radici della nostra fede, per impegnarvi, con cuore generoso. nella “nuova evangelizzazione”, alle soglie, ormai, del terzo millennio.

Benedetto XVI: la Croce stella polare

Benedetto XVI visitò poi Santiago nel novembre del 2010 e, celebrando la Messa in occasione dell’Anno Santo Compostelano, esortò l’Europa a non cancellare Dio dal proprio orizzonte.

Questa croce, segno supremo dell’amore portato fino all’estremo, e perciò dono e perdono allo stesso tempo, dev’essere la nostra stella polare nella notte del tempo. Croce e amore, croce e luce sono stati sinonimi nella nostra storia, perché Cristo si lasciò inchiodare in essa per darci la suprema testimonianza del suo amore, per invitarci al perdono e alla riconciliazione, per insegnarci a vincere il male con il bene. Non smettete di imparare le lezioni di questo Cristo dei crocicchi dei cammini e della vita, in lui ci viene incontro Dio come amico, padre e guida. O Croce benedetta, brilla sempre nelle terre dell’Europa!

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25 luglio 2018, 08:00