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Giornata di preghiera per lo Yemen nel vicariato dell’Arabia del sud

Mons. Paul Hinder ha proclamato una speciale Giornata di preghiera per lo Yemen stremato da oltre 3 anni di guerra civile. Domenica scorsa l’appello del Papa. Nel Paese infuriano i combattimenti nella città portuale di Hodeida, scalo strategico e punto di arrivo degli aiuti umanitari

Marco Guerra – Città del Vaticano

Il vicario apostolico dell’Arabia del sud, mons. Paul Hinder, dopo l'appello del Papa di domenica scorsa all'Angelus, ha indetto per oggi, sabato 23, una speciale Giornata di preghiera nel Vicariato per la pace nello Yemen. Un’iniziativa, ha spiegato all'Agenzia AsiaNews mons. Hinder, “per non dimenticare le vittime di questo conflitto e i martiri che si contano anche all’interno della comunità cristiana, fra cui quattro suore di Madre Teresa”, uccise nel marzo 2016 nella città yemenita di Aden. 

Mons. Hinder ringrazia il Papa

La voce di pace di Papa Francesco – ha detto ancora il vicario per l’Arabia del Sud - “è l’unica che può avere ancora una certa influenza”, per questo il suo richiamo al dialogo e alla riconciliazione è “sempre importante”. La speranza è che alle sue parole vi sia un seguito “in quanti sono preposti a prendere delle decisioni”.

La battaglia per il porto di Hodeida

Intanto continua ad imperversare la battaglia per il porto di Hodeida, sul Mar Rosso, che potrebbe diventare uno snodo cruciale per la guerra nelle Yemen tra la coalizione sunnita a guida saudita, che appoggia il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, e i ribelli sciiti Houthi.

Il 13 giugno le forze sostenute da Arabia Saudita e Emirati Arabi hanno lanciato un’offensiva che, lo scorso mercoledì, ha portato alla riconquista dell'aeroporto di Hodeida, che era sotto il controllo dei ribelli sciiti Houthi, appoggiati dall'Iran, i quali però tengono ancora nelle loro mani il porto è il centro abitato della città.

Ispi: intensificati bombardamenti

“I sauditi hanno intensificato i bombardamenti sulla città per permettere alle forze della coalizione di portare avanti l’offensiva di terra”, riferisce a VaticanNews Eleonora Ardemagni ricercatrice associata dell’Ispi.  “Sul campo ci sono le forze speciali della Guardia presidenziale degli Emirati Arabi – ha aggiunto -, sono circa 1500, che sostengono le operazioni di forze yemenite, che sono circa 20-25mila. E se pensiamo che i combattenti Houthi sono stimati, nell’area di Hodeida, tra i 3 e i 5mila, capiamo che i numeri sono nettamente a favore della coalizione militare a guida saudita. Ma non per questo la battaglia di Hodeida sarà semplice e veloce”.

(Ascolta l'intervista a Eleonora Ardemagni)

Hodeida porto di arrivo dei beni di prima necessità

Lo scalo navale ha una grande importanza strategica, poiché è l’unico punto di attracco per gli aiuti umanitari, destinati a una popolazione provata da oltre tre anni di guerra, aspetto sul quale si è fermata ancora la riflessione della dott.ssa Ardemagni:

“La Yemen dipende, dal punto di vista alimentare, dalle importazioni. E il porto di Hodeida è il porto che permette allo Yemen di accedere a beni di prima necessità. Circa il 70 percento di tutto ciò che entra in Yemen – beni alimentari, medicine e aiuti umanitari – passa attraverso questo porto, che quindi è strategico”

L’allarme di Amnesty International

In un rapporto pubblicato giovedì Amnesty International ha denunciato ispezioni eccessive, restrizioni e interferenze operate sia dai ribelli Houthi sia dalle forze della coalizione sunnita, azioni che impediscono l'approvvigionamento di sostanze salvavita da parte delle popolazioni yemenite che ne hanno disperatamente bisogno.

8 milioni di persone soffrono la fame

La crisi umanitaria causata dal conflitto è stata definita dalle Nazioni Unite “la peggior a livello globale”. La guerra che dura dal marzo del 2015 ha provocato circa 10 mila vittime. Circa due terzi della popolazione di 27 milioni di abitanti necessitano di assistenza umanitaria e almeno 8 milioni di persone soffrono la carestia.

“Lo Yemen era già il Paese più povero del Medio Oriente e del Nord Africa, prima che questo conflitto cominciasse”, spiega infine la ricercatrice dell’Ispi. “Sul Paese gravano anche delle forti crisi a livello sanitario – afferma in conclusione Eleonora Ardemagni . Penso, per esempio, alla diffusione di malattie come il colera e la difterite che si sono diffuse con dati allarmanti, soprattutto in alcune zone della costa del Mar Rosso, proprio intorno alla città di Hodeida, dove adesso si combatte, e nel sud”.

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23 giugno 2018, 14:33