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Vescovi Uruguay contro il progetto di legge sulle persone transessuali

L’episcopato uruguaiano ribadisce che la legge Trans Person attualmente in discussione al Parlamento non ha nessun appiglio scientifico, porta alla “decostruzione” sociale e calpesta la dignità dei minorenni e i diritti dei genitori. Il sesso biologico prescinde da ogni legge

Alina Tufani - Città del Vaticano

La Commissione per la famiglia e la vita della Conferenza episcopale uruguaiana si è pronunciata di nuovo contro il cambio di sesso, anche dei minorenni, previsto nel progetto di legge sulle persone transessuali, all’esame dei parlamentari. Nel comunicato diffuso questa settimana, l’episcopato ha osservato che il presupposto di questo progetto di legge è che il sesso sia qualcosa di "assegnato convenzionalmente" al momento della nascita, quindi una donna - ragazza trans è quella persona che alla nascita è stata "convenzionalmente assegnata" al sesso maschile, ma che possiede un'identità “auto percepita di genere femminile”. A sua volta, l’uomo - ragazzo trans è quella persona che è stata "convenzionalmente assegnata" al sesso femminile al momento della nascita ma che ha un'identità “auto percepita di genere maschile”. "La Conferenza episcopale uruguaiana – si legge nella nota - vuole chiarire che la scienza e l'esperienza comune, in opposizione alle suddette affermazioni, insegnano che il sesso biologico è indipendente da ogni legge e da ogni convenzione umana".

Un bambino è abbastanza maturo per decidere il proprio sesso?

I vescovi condannano lo sviluppo "decostruttivo" della società di questo disegno di legge che propone perfino che i minori di 18 anni di età possano chiedere di cambiare nome e registrazione del sesso e che possano accedere a trattamenti medici che alterano il loro normale sviluppo. E aggiungono: "Ci chiediamo: è logico pensare che un bambino o un adolescente sia abbastanza maturo da prendere una decisione di tale portata da poter influire in modo irreversibile sulla sua vita?". Inoltre, l’episcopato rifiuta la norma che autorizza i rappresentanti legali dei minorenni a raggiungere questi obiettivi, nel caso in cui i genitori non supportino questa decisione. I vescovi affermano che in questo modo si pretende "sconfessare e svalutare" madri e padri calpestando i loro diritti genitoriali. "Sostituire i genitori con un rappresentante dello Stato per prendere una decisione così complessa non è un atteggiamento tipico degli stati totalitari?”, si chiedono i presuli.

Sfruttare la discriminazione per imporre l’ideologia di genere

Infine, essi avvertono sulla gravità della “filosofia individualista” alla quale s’ispira il progetto di legge, quindi esortano chi "ha la missione" di legiferare lo faccia "pensando al bene comune, attuale e futuro della società”. Il comunicato ricorda anche la dichiarazione dell’episcopato “No alla discriminazione, sì al rispetto” pubblicata nel 2014, per ribadire la posizione della Chiesa contro ogni tipo di discriminazione sociale delle persone di diverso orientamento sessuale, ma avvertono che questo impegno “non può essere sfigurato per imporre l’ideologia di genere”. In questo senso, la Conferenza episcopale sottolinea che le persone trans "meritano una totale considerazione e aiuto", che "troveranno sempre nella Chiesa", non per un relativismo culturale ma per "l’assoluto rispetto verso ogni coscienza libera".

 

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12 maggio 2018, 14:04