Papa Francesco abbraccia alcuni bambini a Bangui (novembre 2015) Papa Francesco abbraccia alcuni bambini a Bangui (novembre 2015) 

Gioia in Centrafrica per la preghiera in “sango” nella Messa del Papa

In San Pietro, durante la preghiera dei fedeli si sente anche la lingua parlata dai centrafricani, il “sango”. Don Mathieu Bondobo racconta la gioia vissuta a Bangui

Sergio Centofanti – Città del Vaticano

Grande gioia oggi nella Cattedrale di Bangui, in Centrafrica, all’annuncio che durante la Messa presieduta da Papa Francesco nella Basilica Vaticana si pregava anche in “sango”, la lingua del Paese.

Tanti applausi nella Cattedrale di Bangui

Un caloroso applauso spontaneo è partito dai tanti fedeli che stavano partecipando alla celebrazione eucaristica in occasione della Pentecoste. Il parroco della Cattedrale e vicario generale dell’arcidiocesi, don Mathieu Bondobo, ha raccontato a Vatican News questo momento particolare vissuto a Bangui. Don Mathieu, lo ricordiamo, è il sacerdote che è stato sempre accanto a Papa Francesco durante il suo viaggio in Centrafrica, nel novembre 2015, traducendo nella lingua locale le sue parole.  

“Non siamo soli”

Questa piccola notizia di una semplice preghiera - ha affermato don Bondobo - ha dato tanta gioia nel cuore: “Abbiamo sentito di non essere soli: Dio, la Chiesa, il Papa sono con noi. Ci sono fratelli e sorelle che pregano per noi, anche se sono lontani, e hanno sentito la nostra lingua e questo è meraviglioso”.

Una situazione terribile, ma lo Spirito asciuga le lacrime

In San Pietro, è stata pronunciata in "sango" questa preghiera per i sofferenti: “Dio Padre li raggiunga con lo Spirito Consolatore: nessuna lacrima sia versata inutilmente e nessun dolore sia sopraffatto dalla disperazione”. “Questa preghiera - sottolinea don Bondobo - dice la nostra situazione attuale. Ci sono tante sofferenze e lacrime e lo Spirito viene mandato per asciugarle. La situazione in Centrafrica è terribile. I ribelli vivono con le armi e sono sempre pronti a colpire. Vivono qui tra di noi, sappiamo dove si trovano, sanno come e quando colpire. Questo non si può sopportate, è una cosa tremenda, ci chiediamo fino a quando potrà durare questa situazione”.

C’è chi non vuole la pace

“Le violenze sono tornate - aggiunge il sacerdote - perché c’è chi non vuole la pace o ha altri progetti per il Centrafrica e usa le armi, la manipolazione, la confusione. C’è chi non vuole la democrazia che è arrivata con le elezioni. La pace purtroppo non è tornata come speravamo”.

Massacro in chiesa

Il primo maggio scorso, alcuni ribelli hanno attaccato la Chiesa di Nostra Signora di Fatima a Bangui, durante la Messa per la festa di San Giuseppe lavoratore, uccidendo 16 persone, tra cui un sacerdote. “E’ stato terribile - afferma don Mathieu – ma non è finita perché alcuni giorni dopo la violenza ha colpito anche la città di Bambari, dove tante persone sono state uccise e in migliaia sono scappati per trovare rifugio altrove”.

La paura non vince la fede

“Ora - prosegue - c’è paura. Ma questa paura non ci impedisce di vivere la nostra fede. Oggi nella Chiesa di Nostra Signora di Fatima tanti ragazzi hanno ricevuto la Cresima. E’ stato celebrato anche un matrimonio. E così nelle altre parrocchie di Bangui in tanti sono andati a Messa e molti hanno ricevuto la Cresima in questo giorno di Pentecoste. Questo è un segnale forte per dire che la paura non pone fine alla nostra fede. Al contrario ci dà forza, perché lo Spirito che abbiamo ricevuto dal Signore è uno Spirito di forza, di sapienza, di amore”.

Il viaggio del Papa in Centrafrica

Don Bondobo ricorda con commozione la visita del Papa che aveva riportato nel Paese la pace, anche grazie ai suoi incontri con la comunità musulmana: “E’ stato un momento unico per noi. Lo abbiamo vissuto come se Dio stesso fosse venuto a visitare questo popolo, il suo popolo. Il Papa ha aperto la Porta Santa a Bangui per l’Anno Santo della Misericordia, in anticipo rispetto a tutte le altre Chiese, anche prima di Roma. Ha proclamato Bangui capitale spirituale del mondo. Per noi non sono state semplici parole, ma una profezia e una missione perché, aprendo la Porta Santa qui da noi, il Papa ci ha indicato una via da seguire, ha chiesto alla nostra Chiesa di passare per la porta che è Cristo per arrivare a Dio. Per questo il diavolo ci combatte con violenza, ma noi combattiamo contro il diavolo in nome di Dio e vinceremo con le armi della fede contro le sue malizie e tentazioni”.

L’appello al Regina Coeli

Papa Francesco, il 6 maggio scorso, aveva lanciato un appello per il Centrafrica al Regina Coeli: “Invito a pregare per la popolazione della Repubblica Centrafricana, Paese che ho avuto la gioia di visitare e che porto nel cuore, e dove nei giorni scorsi sono avvenute gravi violenze con numerosi morti e feriti, tra cui un sacerdote”.

Restare uniti per ritrovare la pace

“Il Santo Padre - ricorda don Mathieu - ha detto che la pace è una cosa artigianale, ha bisogno del lavoro di tutti e noi tutti dobbiamo restare uniti, resistendo al diavolo che ci vuole dividere. Per avere la pace dobbiamo restare uniti e non perdere la speranza. Una speranza che ci dà la certezza che anche tutti quelli che sono stati uccisi nelle violenze ora sono presso Dio e intercedono per noi che siamo qui. Che Dio benedica il Centrafrica”.

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20 maggio 2018, 19:25